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IL SENSO DEL LAVORO IN APPRENDIMENTO COOPERATIVO

IL SENSO DEL LAVORO IN APPRENDIMENTO COOPERATIVO. Torino, venerdì 22 ottobre 2010 Relatrice : Chiara Riello. La “sfida” dell’ APPRENDIMENTO COOPERATIVO. Apprendimento significativo e profondo. Contenuti significativi e essenziali. Valutazione “per” e “di” un apprendimento autentico.

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IL SENSO DEL LAVORO IN APPRENDIMENTO COOPERATIVO

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  1. IL SENSO DEL LAVORO IN APPRENDIMENTO COOPERATIVO Torino, venerdì 22 ottobre 2010 Relatrice : Chiara Riello

  2. La “sfida” dell’ APPRENDIMENTO COOPERATIVO Apprendimento significativo e profondo Contenuti significativi e essenziali Valutazione “per” e “di” un apprendimento autentico Attenzione alle differenze individuali Abilità sociali Standard più elevati e apprendimento indipendente Senso di appartenenza ad una comunità Nuovo ruolo dell’insegnante LE SFIDE DELLA NUOVA SCUOLA DEL COOPERATIVE LEARNING

  3. LE INDICAZIONI NAZIONALI / DEL CURRICOLO E APPRENDIMENTO COOPERATIVO CAMPO DI ESPERIENZA “IL SE’ E L’ ALTRO” Traguardi di sviluppo della competenza: • Il bambino ha sviluppato il senso dell’identità personale, è consapevole delle proprie esigenze e dei propri sentimenti, sa controllarli ed esprimerli in modo adeguato. • Riflette, si confronta, discute con gli adulti e con gli altri bambini, si rende conto che esistono punti di vista diversi e sa tenerne conto. • È divenuto consapevole delle differenze e sa averne rispetto. • Ascolta gli altri e dà spiegazioni del proprio comportamento e del proprio punto di vista. • Dialoga, discute e progetta confrontando ipotesi e procedure, gioca e lavora in modo costruttivo e creativo con gli altri bambini. • Comprende chi è fonte di autorità e di responsabilità nei diversi contesti, sa seguire regole di comportamento e assumersi responsabilità.

  4. FINALITA’ • consolidamento dell’ identità; • conquista dell’autonomia; • riconoscimento e lo sviluppo della competenza; • l’acquisizione delle prime forme di educazione alla cittadinanza, a partire dalle prime esperienze di convivenza responsabile.

  5. La conquista dell’autonomia comporta l’acquisizione della capacità di: interpretare e governare il proprio corpo; partecipare alle attività di diversi contesti; avere fiducia in sé e fidarsi degli altri; realizzare le proprie attività senza scoraggiarsi; provare piacere nel fare da sé e saper chiedere aiuto; esprimere con diversi linguaggi i sentimenti e le emozioni; esplorare la realtà e comprendere le regole della vita quotidiana; partecipare alle negoziazioni e alle decisioni motivando le proprie opinioni, le proprie scelte e i propri comportamenti; assumere atteggiamenti sempre più responsabili.

  6. Educare alla cittadinanza significa scoprire gli altri, i loro bisogni e la necessità di gestire i contrasti attraverso regole condivise che si definiscono attraverso le relazioni, il dialogo, l’ espressione del proprio pensiero, l’attenzione al punto di vista dell’altro, il primo riconoscimento dei diritti e dei doveri.

  7. QUALI INDICAZIONI DALLA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO? • Lo sviluppodel bambino non avviene solo mediante l’ intreccio di processi evolutivi intra-individuali ma l’ intreccio tra sviluppo e apprendimento è guidato e sostenuto da processi inter-individuali. • Con l’ evoluzione della psicologia cognitivista è stata abbandonata una prospettiva cumulativa e riduttiva dell’ apprendimento per lasciare il posto ad una forma di autocostruzionedella conoscenza. • Il processo di insegnamento-apprendimento viene pertanto connotato da una duplice dimensione di organizzazione sistematica dei contenuti di conoscenza e dalla dimensione dell’ interazione sociale.

  8. IL RUOLO DEL CONTESTO SOCIALE: VALORIZZAZIONE DEL B. SOCIALE SECONDO LA PROSPETTIVA VIGOTSKIJANA • Notevole “sensibilità sociale” del bambino di 4 anni ad “assumere il punto di vista” dell’ altro (Light 1979). • La “disponibilità sociale” del bambino consente che si costituiscano le successive competenze sociali all’ interno di contesti strutturati di interazione.

  9. La direzione dello sviluppo è dall’ esterno all’ interno non solo per l’ acquisizione delle competenze sociali ma anche per quelle cognitive, linguistiche e manipolative. • Il sostegno sociale che l’ adulto o il compagno più competente possono dare al bambino in un “compito” in cui egli non riesce da solo, gli fa fare quello che non sarebbe in grado di fare individualmente perché non dispone del processo interno (zona potenziale o prossimale dello sviluppo). • Rilievo metodologico dell’ interazione sociale come interazione tra pari, più o meno guidata dall’ adulto per l’ acquisizione di funzioni psichiche superiori.

  10. LA DIMENSIONE SOCIALE COME METODO DI LAVORO • Utilizzo dell’ interazione sociale come strumento per la costruzione della conoscenza. • Valorizzazione del “clima sociale” e della sistematicità “naturale” delle attività didattiche, senza che ci siano continui richiami all’ ordine. • Organizzazione dello spazio e del tempo al fine di favorire l’ autonomia e la sicurezza dei bambini. • Atteggiamento di disponibilità e di ascolto dell’ insegnante che aumenta la libertà e la creatività dei bambini.

  11. PRINCIPIO METODOLOGICO DELL’ INTERAZIONE SOCIALE • L’ interiorizzazione delle funzioni psichiche superiori avviene grazie ad uno scambio sociale o “facilitazione sociale” tra adulto e bambino e tra bambini. • L’ interazione in “piccolo gruppo”, in attività più o meno strutturate, è sede privilegiata di costruzione, elaborazione e trasformazione di conoscenze.

  12. L’ INSEGNAMENTO – APPRENDIEMENTO SECONDO L’APPROCCIO COSTRUTTIVISTA(Graham ed Harris, 1995) 1.  I bambini costruiscono la loro conoscenza attraverso l’interazione con un adulto competente e con il confronto di gruppo 2. I docenti incoraggiano i bambini ad applicare le conoscenze acquisite a compiti nuovi (competenza) 3. Il docente valuta la competenza degli alunni e in base a questa struttura il suo intervento

  13. 4. I bambini e gli insegnanti discutono in modo libero sul loro lavoro 5. Gli alunni si scambiano aiuti e feedback 7. Viene posta molta attenzione all’apprendimento attraverso la comprensione, alla “scoperta guidata” e alla costruzione individuale della conoscenza. 6.  I docenti rilevano i diversi ritmi di apprendimento degli studenti Sia i docenti, sia gli alunni in questa prospettiva cambiano ruoli e funzioni

  14. MOVIMENTO EDUCATIVO DELL’ APPRENDIMENTO COOPERATIVO Quando si parla di A.C. ci si riferisce, prima ancora che a uno specifico metodo di insegnamento/apprendimento, a un vasto movimento educativo che, pur partendo da prospettive teoriche diverse, applica particolari tecniche di cooperazione nell’ apprendimento.

  15. PICCOLO GRUPPO COOPERATIVO «L’uso didattico di piccoli gruppi nei quali gli studenti lavorano insieme per massimizzare il proprio apprendimento e quello degli altri. (Johnson, Johnson & Holubec, 1994)

  16. UNA SEZIONE COOPERATIVA E’ … … un insieme di piccoli gruppi di bambini, relativamente permanenti, composto in modo eterogeneo, unito per portare a termine un’ attività e produrre una serie di progetti o prodotti, che richiedono una responsabilità individuale nell’acquisizione di competenze utili al raggiungimento dello scopo. (Baloche, 1998)

  17. Cooperative Learning: elementi caratteristici Interdipendenza positiva Equa partecipazione Eterogeneità e controllo status Apprendimento Cooperativo Revisione e valutazione autentica Interazione promozionale faccia a faccia Interazione simultanea Prodotto complesso Insegnamento diretto abilità sociale Responsabilità individuale Contesto

  18. PRINCIPI DELL’ APPRENDIMENTO COOPERATIVO • L’interdipendenza positiva (la percezione da parte dei membri del gruppo di galleggiare o sprofondare insieme). • La responsabilità individuale (lo sforzo e l’impegno dei singoli membri per il conseguimento dell’obiettivo individuale e di gruppo). • L’interazione promozionale faccia a faccia facilita il contributo, l’ascolto, la collaborazione, la fiducia reciproca, l’ accettazione e l’aiuto. • Le abilità sociali (comunicazione, leadership distribuita, risoluzione di conflitti) insegnate e apprese. • Controlloda parte dell’insegnante dei comportamenti richiesti da eseguire in gruppo (monitoring)e valutazione del lavoro svolto (processing).

  19. LE ABILITA’ SOCIALI

  20. LE COMPETENZE SOCIALI Le COMPETENZE SOCIALI sono un insieme di abilità consolidate e utilizzate spontaneamente per avviare, sostenere e gestire un’ interazione in coppia o in gruppo. Esse non sono innate ma devono essere insegnate. È necessario motivare gli allievi a metterle in pratica dando loro l’ opportunità di usarle in contesti autentici di apprendimento.

  21. QUALI SONO LE COMPETENZE SOCIALI ? Abilità comunicative – interpersonali Competenze di leadership Abilità di problem solving Abilità di gestione dei conflitti Competenze decisionali

  22. LE ABILITA’ SOCIALI • ASCOLTARE • CHIEDERE AIUTO • PORTARE A TERMINE UN COMPITO • PARTECIPARE ALLE CONVERSAZIONI • RIVOLGERE DOMANDE • IGNORARE LE DISTRAZIONI • DECIDERE COSA FARE • AIUTARE UN COMPAGNO • CONDIVIDERE • CHIEDERE SCUSA • NON LASCIARSI COINVOLGERE NEI LITIGI • INCORAGGIARE ….

  23. Quali metodi di insegnamento delle abilità sociali? • METODO DIRETTO : descrizione di passi comportamentali con l’ uso della Carta a T, uso del modeling, esercitazioni con role-play e simulate, feedback e uso del rinforzo, generalizzazione. • METODO INDIRETTO : uso di attività cooperative come il lavoro a coppie, a piccolo gruppo o utilizzando le “strutture di S. Kagan”.

  24. METODO DIRETTO • Capire (carta a T) : “Scopriamo che cosa devi saper fare”; • Mostrare (modeling) : “Prima ti farò vedere come si fa”; • Provare (role playing) : “Ora proverai tu”; • Discutere (feedback) : “Ora vediamo di commentare la tua prestazione”; • Esercitare (generalizzazione) : “Ora proverai da solo in varie situazioni”.

  25. CARTA A T Può essere utilizzata sia per la valutazione del comportamento degli alunni sia per individuare i passi o micro-comportamenti dell’ abilità che si vuole far acquisire. I comportamenti verbali e non verbali dell’ abilità devono essere espressi in modo specifico, oggettivo e osservabile.

  26. CARTA A TASCOLTARE

  27. PASSI COMPORTAMENTALI DELL’ ASCOLTO Guardo la persona negli occhi Tengo mani e piedi fermi Tengo la bocca chiusa Faccio sì con la testa

  28. OSSERVAZIONE DELLE ABILITA’ SOCIALI REGOLE PER L’ OSSERVAZIONE: sistematicità; documentazione; descrizione oggettiva. CHE COSA OSSERVARE: quali abilità possiedono o non possiedono gli alunni; quali passi comportamentali mettono o non mettono in atto gli alunni per ciascuna abilità sociale; difficoltà incontrate dal gruppo. STRUMENTI PER L’ OSSERVAZIONE: appunti; videoregistrazione; griglia di osservazione; giornale di bordo; Carta a T.

  29. APPROCCIO STRUTTURALE :MODELLO DI APPRENDIMENTO COOPERATIVO • partecipazione equa; • interazione simultanea.

  30. Approccio strutturale • STRUTTURE: sequenze di interazioni tra gli individui del gruppo. • L’ Interazione simultanea e l’ equa partecipazione tra i membri del gruppo sono le caratteristiche principali del metodo strutturale; • Le Strutture attivano l’ interdipendenza positiva tra i componenti del gruppo e la responsabilità individuale di ciascun membro; • I compiti sono strutturati in modo che gli individui non possano assolutamente agire da soli; • I ruoli ruotano all’ interno del gruppo affinchè tutti li padroneggino ( leadership distribuita ); • I gruppi possono essere formati da 2, 3, 4 componenti e sono eterogenei; • Le abilità sociali vengono insegnate; • La ricompensa viene usata per migliorare il clima di gruppo e di classe; • La valutazione individuale è distinta da quella di gruppo (somma delle prestazioni individuali);

  31. PERCHE’ sono state definite strutture: • Sono modi di dar forma all’ interazione degli studenti a prescindere dal contenuto; • Sono modi per strutturare l’interazione per ottenere esiti desiderati; • Sono come i giochi, facili da imparare e ricordare.

  32. Perché alle strutture si sono assegnati nomi propri: • Sono più facili da ricordare • Si possono distinguere diverse procedure e i bambini sanno esattamente come fare; • Permette di essere descrittivi e ciò facilita la comunicazione tra insegnanti; • La struttura diventa un curricolo quantificabile.

  33. Scopi delle strutture • Ci sono strutture funzionali a diversi obiettivi; • Kagan ha classificato le strutture in 6 categorie a seconda della loro funzione: • Costruzione della classe • Costruzione del gruppo • Costruzione di competenze comunicative • Scambio di informazioni • Padronanza di conoscenze • Competenze cognitive;

  34. SCOPERTA • In ogni momento dell’ attività con i bambini c’è sempre una struttura. • Occorre RIDEFINIRE le attività e le lezioni così che: CONTENUTO + STRUTTURA = ATTIVITA’

  35. …. “UNO A CASA E TRE IN VIAGGIO” … • TRE COMPAGNI RUOTANO NEI VARI GRUPPI ( IL PRIMO NEL GRUPPO N. 1, IL SECONDO NEL GRUPPO N. 2 …) MENTRE IL PRESENTATORE ESPONE IL PERCORSO AGLI OSPITI CHE ARRIVANO. • I COMPAGNI CHE VIAGGIANO PRENDONO APPUNTI E QUANDO RITORNANO A CASA AGGIORNANO IL PRESENTATORE. • SE NECESSARIO IL GRUPPO MODIFICA IL PROPRIO PERCORSO DIDATTICO CON LE INFORMAZIONI DEGLI ALTRI GRUPPI.

  36. E’ POSSIBILE APPLICARE NELLA SCUOLA DELL’ INFANZIAANCHE ALTRI MODELLI DI A.C. • Learning together • Jig-Saw ATTRAVERSO UN ADATTAMENTO DELLE FASI DI LAVORO E DELLE ATTIVITA’.

  37. DOMANDE GUIDA PER LA PROGETTAZIONE • Quali obiettivi di apprendimento desidero raggiungere? • Quali abilità sociali decido di insegnare e come le insegno? • Quali domande formulo per suscitare la curiosità degli alunni? • Quale modello di apprendimento cooperativo applico ( fasi di lavoro )? • Come strutturo l’ interdipendenza positiva ( ruoli, compiti, materiali …)? • Quali prodotti dovranno realizzare gli alunni per dimostrare la comprensione? • Come suddivido i gruppi? • Come strutturo la classe dal punto di vista spaziale ( banchi, materiali, strumenti …) • Quali criteri di valutazione del lavoro utilizzo e come organizzo la revisione?

  38. Punti Forzadell’Apprendimento Cooperativo Agisce su : • motivazione. • apprendimento e risultato scolastico. • relazioni e clima in classe. • integrazione. • autostima.

  39. SCUOLA: Ambiente di crescita professionale e comunità di pratica. La costruzione di una comunità di pratica richiede: • attività di ricerca-azione, • il dibattito con i colleghi sulle convinzioni, sui presupposti che guidano l’agire, sulle pratiche educative. • la documentazione delle riflessioni, delle scelte, delle migliori attività. • diffusione di buone pratiche.

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