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La sicurezza e la sovranità alimentare

La sicurezza e la sovranità alimentare. Consorzio delle Ong Piemontesi (COP) Meeting internazionale “Up to YOUth” 29-30 aprile - Circolo ricreativo Comune di Torino, c.so Sicilia 12, Torino.

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La sicurezza e la sovranità alimentare

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Presentation Transcript


  1. La sicurezza e la sovranità alimentare Consorzio delle Ong Piemontesi (COP) Meeting internazionale “Up to YOUth” 29-30 aprile - Circolo ricreativo Comune di Torino, c.so Sicilia 12, Torino

  2. “It is in the agricultural sector that the battle for long term economic development will be won or lost”. Gunnar Myrdal

  3. Qualche considerazione sul tema della sicurezza alimentare (1) • Che cosa si intende per sicurezza alimentare ? La sicurezza alimentare si realizza quando tutti gli esseri umani, in qualsiasi momento, hanno accesso fisico ed economico ad un’alimentazione sufficiente, sana e nutriente, che permetta di soddisfare i loro bisogni energetici e le loro preferenze alimentari, tali da garantire una vita sana e attiva (FAO). • Si parla d’insicurezza alimentare quando degli esseri umani non hanno accesso fisico, economico o sociale adeguato ai loro bisogni alimentari.

  4. Qualche considerazione sul tema della sicurezza alimentare (2) • Si parla invece di alimentazione insufficiente quando la quantità/qualità di cibo disponibile fornisce un apporto calorico inferiore ai bisogni energetici alimentari minimi. • Il tema della sicurezza alimentare è strettamente legato ad altre problematiche quali le politiche agricole, la gestione delle risorse idriche e naturali, i sistemi agricoli e commerciali, i modelli di distribuzione e consumo, la governance.

  5. Qualche considerazione sul tema della sovranità alimentare (1) • Il concetto di Sovranità alimentare è stato proposto a livello planetario la prima volta presso la FAO, a Roma, nel 1996. • Già oggi alcuni Stati, specialmente del Sud del mondo, hanno inserito il concetto di Sovranità alimentare nella loro costituzione e nelle loro politiche agricole (Nepal, Mali, Bolivia …).

  6. Qualche considerazione sul tema della sovranità alimentare (2) • la Sovranità alimentare è il diritto dei popoli a un cibo salubre, culturalmente appropriato, prodotto attraverso metodi sostenibili ed ecologici, in forza del loro diritto a definire i propri sistemi agricoli e alimentari (Forum di Nyeleni 2007 –Mali) • La sovranità alimentare è anche il diritto di ogni popolo a definire le proprie politiche agrarie in materia di alimentazione, proteggere e regolare la produzione agraria nazionale e il mercato locale al fine di ottenere risultati di sviluppo sostenibile.

  7. Sicurezza/sovranità alimentare/povertà I temi della sicurezza e della sovranità alimentare riguardano in primis i Paesi del Sud del mondo e sono strettamente connessi al problema della povertà, nel mondo agricolo in particolare. La povertà nel mondo, in termini assoluti, negli ultimi 10 anni è aumentata. Il numero di persone che non hanno accesso ad un’alimentazione adeguata è cresciuta in proporzione. In termini relativi (rispetto alla popolazione globale), questa percentuale dal biennio 2004-2006 ad oggi ha ripreso ad aumentare (FAO, 2010). I 3/4 delle persone classificate come povere e che non dispone di un’alimentazione adeguata vive in aree rurali. La povertà, dunque, è un fenomeno prevalentemente rurale (IFAD, Rural Poverty Report 2001).

  8. Qualche dato di riferimento • L’Aiuto pubblico allo sviluppo destinato all’agricoltura, a livello mondiale, è diminuito tra il 1979 e il 2009 del 75% (IFAD, 2010) • L’impatto della crisi economica mondiale del 2008/2009 sui Paesi più poveri è devastante (aumento dei prezzi dei generi alimentari, dipendenza dalle importazioni di beni di prima necessità, riduzione dell’invio di denaro da parte degli emigrati, nonché dell’aiuto pubblico allo sviluppo in generale).

  9. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, in un articolo apparso su La Stampa il 19 giugno 2010, in vista dell’imminente vertice del G8 in Canada, ha dichiarato: “Ora più che mai dobbiamo essere responsabili di fronte ai più vulnerabili. L’argomento morale a sostegno di ciò è chiaro. Dopo tutto, coloro i quali sono tra tutti i meno responsabili della crisi economica globale ne hanno pagato il prezzo più alto: perdita di posti di lavoro, aumento del costo della vita, crescenti tensioni sociali, famiglie che lottano per far quadrare il bilancio.” “Ma la logica economica è altrettanto convincente. Come mai in precedenza, la ripresa economica globale dipende dalla crescita dei Paesi in Via di Sviluppo.(…) Oggi, concentrarsi sui bisogni dei più vulnerabili può spronare la crescita economica globale e porre le basi per la costruzione di un domani più sostenibile e prospero.”

  10. Le politiche agricole a livello globale • Gli attori: l’Organizzazione Mondiale del Commercio, la Banca Mondiale, l’Unione Europea, le grandi potenze (G8... Stati Uniti, Cina..), ma anche le istanze politico/economiche quali la CEDEAO in Africa Occidentale, il MERCOSUR in America Latina, ecc. • Gli orientamenti: libera circolazione dei prodotti, abbattimento dei dazi doganali (ma anche protezione dei mercati interni di UE, Stati Uniti...), riduzione delle tutele commerciali a favore dei PVS...

  11. Le politiche nazionali • Lo Stato (nei PVS) non ha le capacità di regolamentare i mercati e di coordinare gli investimenti privati richieste dalla nuova strategia di responsabilizzazione dei produttori. • La corruzione e il clientelismo sono diffusi nei centri di potere e non permettono la promozione di politiche e iniziative adeguate di sostegno all’agricoltura (es. l’appropriazione delle elite dei benefici delle politiche e dell’aiuto esterno). • La mancanza diffusa di volontà politica per “attaccare” la povertà, raggiungendo e sostenendo i più poveri.

  12. Le politiche locali • Il processo di decentramento in atto in molti Paesi del Sud non è accompagnato da un trasferimento adeguato di risorse da parte del potere centrale. • La trasposizione di dinamiche clientelari a livello locale è diffusa. • Il modesto livello d’istruzione/formazione nelle amministrazioni locali non favorisce l’adozione di politiche adeguate, lo sviluppo di servizi efficaci e una visione di lungo termine.

  13. Altri fattori legati alla sicurezza ed alla sovranità alimentare (1) • Le differenze di genere (penalizzazione culturale, sociale e giuridica delle donne nell’accesso alla terra, nell’ottenimento del credito, nei meccanismi di eredità...) • La difficoltà – o mancanza di volontà – di accesso alle zone remote (dove si concentra la percentuale più elevata di poveri... a questo proposito è interessante il fenomeno del rural development tourism – Robert Chambers, 2001)

  14. Altri fattori legati alla sicurezza ed alla sovranità alimentare (2) • La scarsa attenzione dei donatori ai linkages tra agricoltura e altri settori (lavoro, capitali, consumo, indotto...). • L’estrema vulnerabilità dei contadini di fronte ai rischi ambientali (siccità, inondazioni...), economici (fluttuazione dei prezzi dei prodotti agricoli...), finanziari (crisi internazionali che hanno conseguenze sui piccoli produttori).

  15. Per la rimozione dei principali ostacoli alla sicurezza ed alla sovranità alimentare... (1) • Politiche globali che tutelino i piccoli produttori, che favoriscano la stabilizzazione dei prezzi, che limitino la posizione dominante dell’agrobusiness sui mercati, che proteggano i piccoli produttori e i mercati più deboli (come quello africano). • Politiche nazionali adeguate, che abbiano come target i più poveri (più attenzione della ricerca agricola per i prodotti alimentari di base, migliore accesso al credito per i meno abbienti, diffusione di strumenti di protezione sociale per il mondo rurale, riforma fondiaria, ecc.)

  16. Per la rimozione dei principali ostacoli alla sicurezza ed alla sovranità alimentare... (2) • Evoluzione degli investimenti sulle infrastrutture rurali, sui servizi rurali (istruzione, sanità, acqua potabile...). • Evoluzione delle istituzioni (organizzazioni, leggi, norme, pratiche...) dal locale al globale, che devono seguire nella loro evoluzione i bisogni dei più poveri, in primis dei piccoli produttori.

  17. Il circuito dell’agrobusiness • Produzione per i mercati esteri (nessun interesse per la sicurezza/sovranità alimentare dei Paesi ospitanti). • Scarsa attenzione per gli aspetti ambientali. • Scarsa tutela della manodopera impiegata. • Utilizzo di tecnologie non trasferibili in loco. • Aleatorietà degli investimenti (oggi sì perché conveniente, ma domani??). • Fuga di capitali (ricchezza prodotta) all’estero. • Concorrenza ai prodotti locali attraverso i sottoprodotti inadatti per l’esportazione.

  18. Il ruolo dei piccoli produttori nel processo di crescita del mondo rurale nei PVS • Rivalutazione della small farm: razionalità (minimizzazione dei rischi vs massimizzazione del profitto in assenza di sicurezza economica; sussitenza vs orientamento al mercato in assenza di servizi all’agricoltura), efficienza nell’utilizzo di risorse scarse (capitale, terra), lotta diretta alla povertà attraverso l’aumento della produttività economica dei poveri (fallimento del modello del trikle down). Schultz, 1964, Transforming Traditional Agriculture.  

  19. Perché credere nella capacità dei PVS di raggiungere la sicurezza e la sovranità alimentare? • Cambiamenti nel contesto internazionale, che contribuiscono a riorientare l’agenda dei paesi africani e le politiche di aiuto allo sviluppo: aumento della domanda di cibo in Asia in seguito allo sviluppo economico, sviluppo dei bio-carburanti, industrializzazione asiatica e riconversione delle risorse dall’agricoltura all’industria. • Nel 2008 la Banca Mondiale dedica il suo World Development Report all’agricultura dopo 25 anni di oblio.

  20. Perché credere nella capacità dei PVS di raggiungere la sicurezza e la sovranità alimentare? • Aumento della domanda e riduzione dell’offerta di cibo = aumento dei prezzi a partire dal 2008. • La nuova priorità per i finanziatori e per i PVS (che non possono più contare su importazioni asiatiche a basso costo), è la produzione di cibo nelle campagne per nutrire le proprie città. • Rilancio della produzione agricola attraverso la modernizzazione della small farm, crescita economica grazie alle growth linkages, riequilibrio socio-politico campagna-città e inclusione dei contadini nel progetto di società.

  21. Opportunità • Il rilancio della produzione agricola attraverso la modernizzazione della small farm, crescita economica grazie alle growth linkages, riequilibrio socio-politico campagna-città e inclusione dei contadini nel progetto di società. • Il mercato interno dei prodotti agricoli di base (cereali, tuberi, carne, latte) è stimato a 50 miliardi di US $ (Hazell, 2005). Un ammontare destinato a crescere nel tempo e già superiore alle rimesse degli africani sub sahariani nel mondo (stimate a 5,6 miliardi di US $) o all’aiuto allo sviluppo (22,5 miliardi di US $).

  22. Rischi • Mancanza di una volontà politica reale, da parte dei governanti dei Paesi del Nord e del Sud, che si possa concretizzare in azioni mirate allo sviluppo agricolo e che abbiano come target i piccoli produttori. • Degrado ambientale, vendita delle terre alle multinazionali o ai paesi stranieri - land grabbing - (nel qual caso gli effetti della crescita agricola sulla crescita economica attraverso i growth linkages e gli effetti sulla riduzione della povertà sarebbero molto limitati).

  23. «  …nous paysans de l’Afrique de l’Ouest, avons défini ensemble au sein du ROPPA, notre vision de l’agriculture dans un développement à long terme: une agriculture moderne et durable, à même d’assurer les fonctions économiques, sociales et écologiques nécessaires pour la préservation de la solidarité familiale et nationale; une agriculture qui assure la gestion équitable et durable des ressources naturelles et qui soit capable d’assurer des revenus suffisants, stables et un niveau de vie décent aux exploitation familiales, aux producteurs, une agriculture capable de dégager des surplus pour l’exportation, de contribuer de manière significative à la création de la richesse nationale et de fournir une alimentation saine à la population nationale et sous-régionale». • M. Cissokho (Presidente ROPPA), « Dieu n’est pas un paysan », ed. Présence Africaine – GRAD, 2009

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