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I modelli contestualisti dello sviluppo

I modelli contestualisti dello sviluppo . Definizione. Per sviluppo è possibile intendere, in modo generale, i processi che sottostanno i complessi cambiamenti che si verificano nel corso della vita.

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I modelli contestualisti dello sviluppo

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Presentation Transcript


  1. I modelli contestualisti dello sviluppo

  2. Definizione Per sviluppo è possibile intendere, in modo generale, i processi che sottostanno i complessi cambiamenti che si verificano nel corso della vita. Dal punto di vista psicologico lo sviluppo viene definito nei termini delle interazioni con l’ambiente. Inizialmente tali interazioni sono finalizzate essenzialmente alla sopravvivenza, poi diventano sempre più complesse e consentono l’acquisizione di abilità via via sempre più complesse. Lo sviluppo psicologico si può definire quindi in relazione alla storia di interazioni tra l'individuo e il suo ambiente.

  3. Approccio dinamico Non vengono solo considerati i cambiamenti che l’ambiente produce sull’individuo, ma si assume che tali cambiamenti siano reciproci: durante l'interazione, anche l’ambiente si modifica. L’interazione si riferisce anche al rapporto costante e continuo tra fattori biologici ed ambientali nel determinare i cambiamenti evolutivi, sin dal momento del concepimento. L’analisi del comportamento viene quindi realizzata in questa prospettiva.

  4. Il contestualismo Nella specifica visione del mondo sostenuta dal CONTESTUALISMO l’organismo non è, ma diviene, si sviluppa e si trasforma nel tempo attraverso l’interazione con altri organismi e/o oggetti presenti nell’ambiente. Il contesto svolge una funzione coagulante: senza di esso non sarebbe possibile comprendere i significati degli stimoli specifici dell’ambiente (siano essi oggetti, persone, comportamenti od eventi) e neanche dare un senso per sé e per gli altri alle proprie azioni, emozioni, idee e rappresentazioni.

  5. Il contestualismo, è una prospettiva molto attraente per lo studio dello sviluppo umano almeno per tre motivi: • affronta il tema del cambiamento e della trasformazione nell’individuo e nell’ambiente concepite nelle reciproche interdipendenze; • si costruisce attorno al concetto di “tempo”, considerandolo una variabile fondamentale per analizzare l’evolversi dei fenomeni; • assume la variabilità: gli eventi sono regolati da processi diversi in specifici setting e possono assumere significati differenti se individuati in contesti diversi (Valsiner e Winegar 1992).

  6. Definizioni di contesto (Cohen e Siegel, 1991) I contesti sono dei sistemi sociali: ambienti della vita quotidiana che tramite scambi comunicativi e interazioni riproducono l’ordine simbolico, definiscono i valori di riferimento e i significati condivisi di una determinata cultura o subcultura. • I contesti sono deiluoghi fisici, con caratteristiche fisiche proprie che delimitano e pongono dei vincoli alla gamma di azioni che gli individui vi possono intraprendere.

  7. Aspetti del contesto L’individuo nel contesto: i soggetti stessi, sulla base delle proprie caratteristiche fisiche e psicologiche (aspettative, motivazioni, personalità, valori), contribuiscono a definire i particolari che caratterizzano i contesti da loro vissuti; La dimensione temporale del contesto: le precedenti componenti non sono entità fisse e immutabili, ma possono cambiare nel tempo a seguito di trasformazioni individuabili all’interno delle storia di vita di ogni persona. Allo scorrere del tempo sono legati, infatti, specifici eventi , che producono alterazioni nei contesti vissuti da ogni soggetto.

  8. Teoria ecologica (U. Bronfenbrenner, 1979). Lo sviluppo viene definito come una modificazione permanente del modo in cui un individuo percepisce e affronta il suo ambiente. • Modello PPCT "processo-persona-contesto-tempo” È basato sull’analisi dei processi che regolano l’interazione tra l’individuo e il suo contesto, e che tiene conto sia delle componenti individuali (biologiche, temperamentali), sia contestuali.

  9. Assunti di base della teoria ecologica • Reciprocità nel rapporto individuo-ambiente • Influenze indirette anche dei contesti più remoti • Persona come entità dinamica, ossia come un soggetto attivo che reagisce alle pressioni ambientali, capace cioè di modificare e ristrutturare il proprio spazio di vita.

  10. Ambiente ecologico L’uomo è al centro di una serie di anelli concentrici, ovverosia, di situazioni che esercitano un’influenza bidirezionale su di esso. • Macrosistema. Cerchio concentrico più esterno costituito da idee, sistemi culturali, valori della società, rappresentazioni sociali, leggi, ideologie, credenze • Microsistema Cerchio più interno delle interazioni dirette • Mesosistema : interazioni tra i diversi microsistemi • Ecosistema: influenze indirette • Transizioni ecologiche. Processi dinamici tra l’individuo in costante interazione con i quattro sistemi ambientali.

  11. Nel modello ecologico ritroviamo le tesi fondamentali della teoria sistemica • I sistemi sono costituiti da parti che sono in relazione tra loro; • Il cambiamento di una parte implica necessariamente un cambiamento in tutte le altre; • I sistemi tendono all’equilibrio (omeostasi); • I sistemi mantengono un equilibrio tra periodi di stabilità e periodi di cambiamento

  12. Il modello ecologico amplia la prospettiva sistemica attraverso le seguenti istanze: • Il riconoscimento dell’influenza di pensieri ed emozioni sugli elementi del sistema o sui sistemi stessi; • Il recupero della dimensione storico-temporale, che si manifesta nella considerazione evolutiva della persona e nell’attenzione al costituirsi ed evolversi nel tempo dell’esperienza; • l’introduzione delle variabili sociali, culturali ed educative; • la riscoperta dell’individuo con i suoi pensieri, sentimenti, scopi, intenzioni e bisogni. 

  13. Il modello ecologico si differenzia dalla teoria sistemica per la rilevanza data alla multidirezionalità delle influenze interattive • Gli individui influenzano i sistemi e a loro volta ne sono influenzati. •  In un’ottica evolutiva ne deriva che “le caratteristiche di una persona oltre ad essere il prodotto dello sviluppo ne sono anche indirettamente i produttori” • I vari sistemi sono anche interdipendenti tra loro in quanto si influenzano a vicenda. • Lo sviluppo non è qualcosa che “accade” semplicemente all’individuo, ma è un processo dinamico, interattivo che coinvolge tutti i livelli dei sistemi di una società.

  14. Il modello evolutivo “persona-contesto”(Magnusson e Stattin,1998) È finalizzato a comprendere i processi di interazione tra persona e contesto centrato in maniera specifica su ciò che si evolve nell’individuo: • L’interazionismo olistico, una moderna prospettiva interattiva afferma che gli eventi psicologici risultano da due processi interattivi:  • a) il processo bidirezionale continuo di interazione tra l’individuo e il suo ambiente; • b) il processo continuo d’interazione reciproca tra fattori mentali, biologici e comportamentali all’interno dell’individuo

  15. Nella stessa direzione Valsiner (1997), adottando la teoria del sistema dinamico, considera lo sviluppo come Un processo dinamico-interattivo tra i sistemi biologico/psicologico e sociale, che sono in grado di svilupparsi in un rapporto di reciproca dipendenza con l’ambiente a cui l’individuo appartiene.

  16. Dal confronto tra le prospettive di Valsiner e di Bronfenbrenner si possono identificare quattro tipologie principali di cambiamenti ambientali che interagiscono con il processo di sviluppo: • 1) quelli prodotti dall’azione dell’individuo, • 2) quelli creati dalle persone che circondano l’individuo, 3) quelli provocati dai gruppi sociali ad un livello sociale più alto, • 4) quelli causati da eventi incontrollabili (per esempio calamità naturali, guerre).  • Di conseguenza, dal momento che passa attraverso continui cambiamenti, l’ambiente è dinamico, e altrettanto dinamico è il processo di sviluppo dell’individuo che con esso interagisce costantemente.

  17. Novità di questi approcci La visione ecologica che accomuna questi orientamenti, focalizzandosi sulla molteplicità delle interdipendenze e dell’interazione individuo/contesto nel corso della vita, modifica radicalmente le tradizionali teorie evolutive focalizzate su individuo concentrato, perlopiù nella prima parte della sua vita, ad affrontare alcuni importanti compiti di sviluppo all’interno di un’interazione impostata su basi individuali.

  18. Modello di sfida nel ciclo di vita (Hendry e Cloep, 2003) L’espressione più articolata del dinamismo individuo/ambiente è rintracciabile attualmente nel modello di sfida dello sviluppo nel ciclo di vita elaborato da Hendry e Kloep (2003). Il concetto di Sfida richiama il concetto di “momenti di svolta dello sviluppo” di Elder (1974) e di “turning point” di Bruner, anche se, rispetto a questi ultimi, sottende una dimensione processuale (molteplici sfide) e non un singolo evento/momento. In questo senso, estendendo le intuizioni ecologiche sul funzionamento evolutivo dei primi anni di vita all’intero ciclo di vita dell’individuo, la dinamica del cambiamento viene identificata nei progressivi processi di adattamento che l’individuo mette in atto nel risolvere le continue sfide incontrate nelle sue molteplici interazioni con l’ambiente.

  19. Modello di sfida nel ciclo di vita (Hendry e Cloep, 2003) LO SVILUPPO È IL RISULTATO DI UN ACCUMULO DI ABILITÀ E RISORSE DERIVANTI DAL SUCCESSOOTTENUTO NELL’AFFRONTARE LE SFIDE NEL CORSO DEL CICLO DI VITA. Focus: • Empowerment individuale • Processi protettivi nei momenti/condizioni di rischio.

  20. PROCESSI PROTETTIVI(SUB CATEGORIE) • RIDUCENTI IMPATTO CONDIZIONI RISCHIO  • LIMITANTI CATENE REAZIONI NEGATIVE  • PROMOVENTI AUTOSTIMA/SELF-EFFICACY • IN GRADO DI APRIRE NUOVE OPPORTUNITÀ

  21. Favorire i processi protettivi significa sostenere l’acquisizione da parte dell’individuo di “abilità superiori”(meta-skills) . •  Abilità generali che possono essere usate per gestire con successo sia la molteplicità e la varietà di situazioni che si incontrano, sia l’incertezza che le caratterizza.

  22. La Psicopatologia evolutivaStern, 1985; Sameroff e Emde 1989; Rolf J, Masten A.S., Cicchetti D., Nuechterlein K., Weintraub S. 1990) Adotta una prospettiva ecologica per comprendere le dinamiche intercorrenti tra individuo e contesto di vita con lo scopo di identificare e analizzare i processi di rischio e/o di protezione che sottostanno agli esiti evolutivi sia normali sia patologici delle persone nell’intero arco della loro vita.

  23. Modello transazionale(Sameroff ed Emde, 1989) Applicazione del modello evolutivo in chiave transazionale allo studio dei processi di sviluppo di soggetti/popolazioni a rischio psico-sociale per comprendere l’interdipendenza individuo/contesto nella direzione della protezione o, viceversa, del rischio/vulnerabilità. Gli individui sono governati fin dalla nascita da specifici sistemi di regolazione che agiscono su più livelli di organizzazione

  24. Genotipo: organizzazione genetica e biologica che regola la dimensione fisica e corporea della persona Ecotipo: organizzazione sociale che regola il modo in cui il soggetto si inserisce nel contesto sociale, operando secondo precisi pattern di socializzazione Fenotipo: sistema di autoregolazione rappresentato dall’individuo, così come si presenta a un momento dato, potenzialmente in grado di dare ordine e direzione alle proprie azioni

  25. Il comportamento dell’individuo è il prodotto delle transizioni tra fenotipo con l’ecotipo e con il genotipo

  26. Rischio evolutivo L’insieme delle condizioni a carico dell’individuo e/o dell’ambiente che possono comportare un danno evolutivo. Tre prospettive: 1)La prospettiva della causalità diretta (De Ajuriaguerra e Marcelli, 1982), 2) La prospettiva della causalità multifattoriale (Anthony, Chiland e Koupernik, 1980) 3) Per meccanismi e processi (Rutter, 1989).

  27. La prospettiva della causalità diretta • Modello medico tradizionale • eziopatogenesi a causalità diretta che individua una relazione di tipo lineare e deterministica, tra la causa (il fattore di rischio) e l’effetto (il disturbo). • presuppone l'identificazione di una determinata noxa patogena responsabile di uno specifico quadro sintomatologico. • Questa prospettiva di studi è definita " main effect approach" poiché prefigura e ricerca la relazione lineare fra causa e effetto e costituisce tuttora l'orientamento dominante nella ricerca biomedica.

  28. Tre principi di questo modello hanno caratterizzato gli studi sul rischio: • La stessa entità o noxa patogena o evento di vita rischioso causerà lo stesso disturbo in tutti gli individui, bambini o adulti che ne sono colpiti. • Gli stessi sintomi, anche in età diverse, saranno causati dalla stessa entità morbosa.  • Disturbi specifici che colpiscono nell'infanzia avranno come conseguenza sintomatologie simili nell'età adulta.

  29. Approccio cumulativo e multifattoriale • Logica sommatoria: più fattori piuttosto di uno • Causalità quantitativa : raggiungimento soglia. • Interazione dinamica fra fattori distali e prossimali di rischio (Baldwin e Cole (1990)  • Fattori prossimali esercitano la loro influenza direttamente sugli individui e funzionano quali regolatori o mediatori rispetto ai fattori distali  • Un esempio classico:interazione tracondizioni di povertà economica/ cure parentali • un bambino in una famiglia a grave disagio socio-economico, può essere protetto da un buon parenting o, al contrario, il rischio di danno può aggravarsi in seguito al sommarsi dei due fattori: disagio socioeconomico e cure parentali inadeguate.

  30. Entrambe le prospettive sono state criticate dagli autori della Psicopatologia evolutiva perché in ogni caso si adottano modelli eziologici troppo riduttivi e basati su una logica di tipo meccanicistico ed incapace di rendere conto della complessità dei processi sottesi alla psicopatologia. La prospettiva della causalità diretta, infatti, individua nell’eziopatogenesi una relazione di tipo lineare e deterministica, tra la causa (il fattore di rischio) e l’effetto (il disturbo). La seconda, la multifattoriale, non da meno, si basa sulla sommatoria di fattori di rischio e non rende conto del perché e del come essi interagiscono fra loro.

  31. Prospettiva “per meccanismi e processi” La focalizzazione sui processi è, invece, l'obiettivo prioritario della terza prospettiva che ribadisce la necessità di considerare le condizioni di rischio non come una semplice sommatoria di singoli fattori, ma come processi determinati dalle forze sinergiche che si attivano dalla costante interazione tra gli elementi attivi in gioco (Rutter, 1990). Assumono così importanza i rapporti e le dinamiche che si vengono ad instaurare fra i fattori biologici, genetici e temperamentali dell'individuo, le caratteristiche dell'ambiente in cui le persone vivono e la qualità delle relazioni che sperimentano.

  32. Il coping Sviluppo di sforzi cognitivi e comportamentali per far fronte a richieste specifiche interne e/o esterne che sembrano mettere a dura prova o eccedere le risorse di una persona”) identifica la parte di variabilità presente nei processi protettivi che va maggiormente attribuita alla persona.

  33. La resilience Il concetto di resilience non è unidimensionale, in quanto non è una caratteristica psicologica generale capace di prevenire un qualsiasi esito negativo (Luthar, Doernberger, e Ziegler 1993), ma rappresenta piuttosto una caratteristica anche temporaneamente attiva nell’individuo che gli consente di mostrare delle competenze in alcune situazioni “a rischio”. La resilienceè una qualità dinamica che si costruisce attraverso l’esperienza e si modifica nel diverso intrecciarsi degli avvenimenti di vita.

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