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informare su medici, centri di cura, avvocati e traduttori noti, cui rivolgersi in caso di necessità (le relative spese saranno a carico dei connazionali);
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informaresu medici, centri di cura, avvocati e traduttori noti, cui rivolgersi in caso di necessità (le relative spese saranno a carico dei connazionali); • rilasciare a titolo gratuito un documento di viaggio per il solo rientro in Italia, in caso di furto o smarrimento del passaporto o della carta di identità. Il cittadino deve sporgere denuncia alle locali Autorità di polizia e presentarne una copia all’Ufficio consolare, unitamente a due foto; • autenticare la traduzione in italiano della denuncia di furto o smarrimento, da allegare alla richiesta di un nuovo documento al Comune italiano; • in casi particolari, rilasciare o rinnovare il passaporto a cittadini non residenti, a titolo oneroso e previo nulla - osta della competente Questura italiana; • erogare, soltanto in situazioni di eccezionale necessità ed urgenza, qualora non siano praticabili in tempi brevi trasferimenti valutari
privati dall’Italia, prestiti di importolimitato, con obbligo di restituzione all’Erario, essenzialmente finalizzato ad agevolare il rientro in Italia; • garantire la piena informazione degli utenti circa le modalità di prestazione dei servizi, i tempi previsti ed il loro costo. La tabella delle tariffe consolari è a disposizione del pubblico. I Consolati non possono invece: • rilasciare o rinnovare carte di identità • usare i propri fondi a fini privati • concedere i propri uffici per effettuare telefonate, prenotazioni alberghiere o di viaggio, cambi di valuta in favore di privati, servizi di interpretariato • intervenire in giudizio per conto del connazionale, né sostenere direttamente spese sanitarie o di rimpatrio delle salme.
In base al trattato di Maastricht, i cittadini italiani, al pari degli altri cittadini dell’Unione Europea, beneficiano della tutela consolare presso qualsiasi Rappresentanza diplomatica o consolare di uno Stato membro, se nel territorio in cui si trovano non vi è una Rappresentanza italiana. La tutela riguarda i casi di decesso, di incidente o malattia grave, di arresto o detenzione, l’assistenza alle vittime di atti di violenza, l’aiuto ed il rimpatrio dei cittadini in difficoltà. Un apposito registro è a disposizione del pubblico, per annotarvi eventuali lamentele, rilievi, osservazioni e suggerimenti sulle modalità di prestazione dei servizi. Ovviamente i tempi di disbrigo delle pratiche sono calcolati dal momento in cui l’interessato presenta la documentazione completa e possono essere più lunghi nel caso in cui si debbano acquisire atti o pareri di altri Uffici italiani o locali.
SISTAN - Sistema statistico nazionale L’ufficio di Statistica del Ministero degli Affari Esteri è stato istituito ai sensi del D.Lgs. N.322 del 6 settembre 1989, con il quale si è delineato l’ordinamento del sistema statistico nazionale. Successivamente è stata prevista la partecipazione al sistema anche ai soggetti privati che svolgono funzioni o servizi d’interesse pubblico o che si configurano come essenziali per il raggiungimento degli obiettivi del sistema stesso. Il Sistan ha il compito di fornire l’informazione statistica ufficiale al Paese e agli organismi internazionali.
Gli enti ed organismi pubblici di informazione statistica (ispe,isco, inea,isfol) Gli uffici di statistica di amministrazioni ed enti pubblici individuati con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Gli uffici di statistica delle amministrazioni centrali dello Stato e delle aziende autonome Gli uffici di statistica delle regioni e delle provincie DEL SISTEMA FANNO PARTE: Istituto nazionale di statistica (ISTAT) Gli uffici di statistica delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura Gli uffici di statistica dei comuni singoli o associati e delle aziende sanitarie locali Gli uffici statistici delle prefetture
L’ufficio di statistica rappresenta il Ministero degli affari esteri in tutte le attività del SISTAN. Individua e definisce quali siano le pubblicazioni di rilevanza statistica del Ministero da presentare nell’ambito SISTAN. Elabora e controlla la qualità statistica dei dati forniti dalle Direzioni Generali e dai Servizi. E’ responsabile della redazione dell’Annuario Statistico del Ministero e individua e mantiene i contatti con i responsabili della raccolta dati all’interno delle Direzioni Generali e dei Servizi del MAE. Seleziona le banche dati statistiche nazionali e internazionali utili per l’attività del Ministero che possono essere liberamente consultate.
Secondo il diritto... L’articolo della Costituzione italiana che afferma che la Repubblica riconosce la libertà di emigrazione salvo gli obblighi stabiliti dalle leggi nell’interesse generale e tutela il lavoro italiano all’estero è: La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero. ART. 35
L’emigrazione in passato veniva temuta per ragioni etiche: l’additavano sia come occasione di alcolismo, di dissolutezza, di adulterio e quindi di dissoluzione dell’istituzione familiare. L’emigrante era considerato come un soggetto “pericoloso” e il controllo dei suoi movimenti rientrava in una normativa poliziesca di controllo dell’ordine pubblico. Solo la legge del 1888 riconobbe per la prima volta la libertà di emigrare. Fino alla sua emanazione a prevalere fu un atteggiamento di diffidenza, puntualmente rispecchiato dall’ordinamento legislativo e dai provvedimenti amministrativi. Varie circolari, emanate nel corso degli anni Settanta, testimoniano appieno un’ostilità basata su considerazioni economiche ed etico-morali, vale a dire, oltre all’elevazione dei salari, anche la dissoluzione della famiglia e dei valori cristiani. La legge non prevedeva però un intervento diretto delle forze governative per tutelare gli emigranti stessi, con provvedimenti e istituzioni di assistenza. L'EMIGRAZIONE
Date per una storia: Politica e società Anno Primo censimento degli italiani all’estero. Leone Carpi pubblica “Saggio sull’emigrazione italiana” 1871 Fondazione della Società per il Patronato degli emigranti italiani 1875 Pubblicazione della prima statistica dell’emigrazione da parte della Direzione Generale di Statistica. Presentazione ad opera del Ministro Finali di una proposta di legge, non approvata, per la disciplina e la tutela dell’emigrazione 1876 Presentazione di due progetti di legge Del Giudice, Minghetti, Luzzati per frenare l’emigrazione 1878
1882 Progetto di legge di Pubblica Sicurezza sull’emigrazione Scalabrini fonda la Congregazione di Missionari per gli emigranti 1887 Decreto presidenziale francese relativo all’obbligo della dichiarazione di residenza in Francia per tutti gli stranieri. Legge Crispi sull’emigrazione n.5877 del 30 dicembre 1888 Legge francese sulla Cassa autonoma delle pensioni degli operai dell’edilizia che equipara i lavoratori italiani a quelli francesi. 1894 Il vescovo di Cremona Geremia Bonomelli istituisce l’Opera di assistenza degli emigranti in Europa e nel Levante, detta “Bonomelliana” 1900 Legge Luzzati sull’emigrazione n.23 del 31 gennaio e istituzione del Commissariato Generale sull’Emigrazione 1901
Convenzione di Parigi sugli infortuni di lavoro. Gli stranieri vengono equiparati ai francesi 1906 1908 Primo Congresso degli italiani all’estero Legge n.538 del 17 luglio per la riorganizzazione del Commissariato Generale dell’Emigrazione, che diventa parte integrante del Ministero degli Affari Esteri 1910 1911 Secondo Congresso degli italiani all’estero Literacy Test. Provvedimento legislativo per limitare l’accesso negli Stati Uniti agli analfabeti 1917 Quota Act. Dopo un precedente provvedimento del 1921, che fissava un massimale annuo di 41.721 immigrati italiani negli Stati Uniti, pari al 3% degli italiani presenti negli Stati Uniti nel 1910, la quota annua viene ridotta al 2% sulla base del numero di italiani presenti negli Stati Uniti nel 1890 1924 I provvedimenti di sicurezza del regime fascista decidono la revisione di tutti i passaporti per l’estero e l’annullamento di quelli rilasciati di recente 1926
Con gli stessi provvedimenti ai fuoriusciti vengono confiscati i beni e gli esuli perdono la nazionalità. Istituzione del Comitato permanente per le migrazioni interne presso il Ministero dei Lavori Pubblici 1926 Soppressione del Commissariato Generale dell’Emigrazione che viene sostituito dalla Direzione generale degli italiani all’estero 1927 Pubblicazione, il 10 agosto, sulla Gazzetta Ufficiale delle norme relative all’attuazione della legge sull’immigrazione sollecitata più volte dal governo democristiano per risolvere il problema della disoccupazione con l’espatrio di lavoratori. 1950 Accordo italo-svizzero che subordina l’emigrazione italiana nella Confederazione alla concessione di un permesso 1965 1975 Prima Conferenza Nazionale dell’Emigrazione, a Roma. 1988 Seconda Conferenza Nazionale dell’Emigrazione, a Roma. 1993 Discussione in Parlamento sul disegno di legge relativo al voto degli italiani all’estero. La proposta viene respinta
L’opera per gli emigranti nell’Europa e nel Levante, fondata da Monsignor Bonomelli nel 1900, rivolse la sua attenzione soprattutto all’emigrazione continentale e temporanea. Nell’opera Bonomelli si legge un intento di mantenere la fedeltà alla chiesa, arginando i pericoli di laicizzazione e di adesione ai principi della lotta di classe che potevano aggredire i lavoratori italiani all’estero. 1900 Nell’immagine: Monsignor Bonomelli fra gli operai italiani di Goppenstein in Svizzera, nel primo decennio del nostro secolo. Geremia Bonomelli, vescovo di Piacenza, aveva creato nel 1900 l’”Opera di assistenza agli operai italiani emigranti in Europa e nel Levante” (più nota col nome del prelato).
Con la legge del 1901 lo stato mostrò un reale interesse verso l’autoregolamentazione dei flussi. Infatti la legge vietò l’attività degli agenti sostituiti dai vettori, ossia gli armatori o i noleggiatori e tutelò cosi i momenti iniziali della partenza e del viaggio. 1901 Venne istituito un Commissariato dell’emigrazione (organismo tecnico con una sua autonomia finanziaria) dipendente dal Ministero degli Esteri e dotato del potere di varare una propria legislazione e normativa. Il Commissariato curò, attraverso l’attività dei consoli, inchieste e rilevazioni sulle comunità degli italiani all’estero, che si andarono ad affiancare a quelle effettuate dalla Direzione Generale della Statistica. Rimaneva però il problema dell’assoluta mancanza di interventi di tutela nei paesi di arrivo: la legge non era riuscita a realizzare infatti nessuna forma di negoziazione e nessun accordo che agevolasse l’inserimento della manodopera immigrata nei mercati del lavoro esteri.
Dopo la seconda guerra mondiale Fase di liberismo della politica italiana Espatrio manodopera in eccesso Garantisce il raggiungimento di un equilibrio fra sviluppo economico e dimensioni della forza lavoro Contenimento dei disagi sociali dovuti alla dilagante occupazione Contribuirono a favorire l’espatrio partecipando alle diverse negoziazioni internazionali che l’Italia intrattenne con i paesi di immigrazione. I sindacati
Nell’evoluzione della legislazione italiana nei confronti dell’emigrazione, sono riconosciute cinque fasi: 1861 - 1900 Prevale un indirizzo liberistico Volontà di più deciso intervento dello stato e all’aspirazione di una politica di potenza 1901 - 1922 Controllo operato dal regime fascista sulla mobilità della popolazione 1923 - 1943 Si coniugò il tentativo di dirigere i flussi in uscita con quello di operare accordi bilaterali con i paesi di arrivo. Dopo la guerra Questa fase può essere definita della partecipazionedisattesa, si è inaugurata nel 1975, anno della prima conferenza internazionale dell’emigrazione e si è conclusa nel 1993, con la bocciatura da parte del parlamento italiano della legge sul voto degli italiani all’estero. 1975 - 1993
Interviste ad emigranti: Per avere una migliore visione di come avveniva lo spostamento in un paese diverso da quello di origine, ho pensato di inserire delle interviste ad alcuni miei parenti che hanno avuto questa esperienza. Qui di seguito elenco le domande che ho posto loro: • In che paese sei emigrato? • In che anno? • Per quale motivo? • Con chi sei emigrato? • Con che mezzo sei emigrato? • Cosa ti sei portato via da casa? • Come è stato il viaggio? • Arrivato a destinazione avevi già un alloggio (magari da parenti lì presenti) o l’hai dovuto cercare?
Nel caso lo avessi dovuto cercare, chi te l’ha procurato? Oppure te lo sei procurato da solo? In che modo? • Hai trovato quello che ti aspettavi di trovare o sei rimasto deluso? • Che lavoro facevi? • Il lavoro ti soddisfaceva o hai dovuto farlo perché non avevi altre possibilità di scelta? • Quante ore lavoravi al giorno? • Il pranzo lo consumavi a casa o nel luogo di lavoro? (durata della pausa, igiene nel luogo dove pranzava, e cibo che veniva consumato) • Come era il luogo di lavoro? C’erano adeguate norme di sicurezza ed igiene? • Ci sono stati incidenti sul lavoro? • Quel lavoro ti ha causato problemi fisici che magari sussistono tuttora? • La tua è stata un’emigrazione temporanea o definitiva? (cioè vivi tuttora nel paese in cui sei emigrato o sei tornato a vivere in Italia?) • Se potessi tornare indietro rifaresti questa scelta di emigrare oppure cercheresti un’altra soluzione per risolvere i problemi che avevi?
Interviste: Tutte le persone che ho intervistato non sono miei parenti di primo grado, ma sono zii dei miei genitori. Il primo intervistato è stato lo “zio Martino” , emigrato 53 anni fa (quindi nel 1949) in Francia. In Italia aveva sette fratelli e la madre non riuscendo a mantenerlo lo affida ad una famiglia a Tezze (luogo in cui conoscerà la moglie) e in cambio di questa “adozione” la madre dava alla famiglia alcuni prodotti del raccolto. Però questo non bastava per vivere quindi quando riceve la richiesta dalla Francia di arruolarsi come minatore accetta e con il treno arriverà a destinazione. Parte con una valigia di legno al cui interno ha pochi indumenti e del cibo (pane, uova sode, formaggio e acqua) che doveva bastare per tutto il viaggio che durava più di un giorno. Abitavano su una specie di baracche (simili ai container di oggi), disposte in lunghe file che rappresentavano le abitazioni di tutti i minatori italiani. In cambio del loro aiuto nel lavoro della miniera percepivano un salario e in più veniva dato del carbone che veniva utilizzato in parte per scaldarsi e in parte per rivenderlo e quindi per guadagnare altri soldi.
Inoltre coloro che avevano più di tre figli avevano un’agevolazione maggiore in quanto questi figli venivano completamente mantenuti dalla stato francese, che in quel periodo godeva di una bassa natalità. In Francia fece il lavoro di minatore. Si svegliava alla mattina presto (verso le sei) e lavorava per nove ore di seguito, tutti i giorni tranne la Domenica. Alle 10 c’era la pausa in cui mangiavano un panino e del latte (in modo da far scendere la polvere presente nella gola). Ovviamente l’igiene era l’ultimo dei loro problemi, infatti mangiavano con le mani sporche di carbone ed erano tutti neri dalla testa ai piedi, l’unica cosa che si distingueva erano i denti bianchi. Inoltre dovevano stare molto attenti a dove mettevano il panino perché c’era il rischio che qualche ratto potesse mangiarlo al loro posto. Finito il loro turno di lavoro tornavano a casa ma dopo essersi fatti una doccia che li ripuliva da tutta la polvere scura del carbone. La miniera era situata a 3-4 km dall’abitazione e al suo esterno erano presenti alte cataste di carbone pronte per essere vendute. All’interno della miniera i minatori lavoravano a circa 400 metri di profondità e i primi anni c’erano anche i cavalli. In seguito i cavalli furono sostituiti sempre più da carretti. Un grande problema era costituito dalla presenza
di gas all’interno della miniera che era difficile da avvertire. Tornava in patria una volta all’anno finché dopo due anni che lavorava in Francia si è prima sposato in Italia e poi è andato ad abitare stabilmente in Francia dove un po’ alla volta è riuscito a comprarsi una casetta. La sua quindi è stata un’emigrazione definitiva ma se potesse tornare indietro cercherebbe un’altra soluzione invece che emigrare perché il lavoro di minatore purtroppo gli ha causato molti problemi fisici. Ora infatti soffre di silicosi e quindi non riesce a stare in luoghi poco arieggiati perché nei polmoni è presente poco ossigeno. Immagine di minatori in cui si nota la loro pelle coperta dalla polvere del carbone
Un altro intervistato è stato lo “zio Giovanni” che è emigrato in Svizzera nel 1950. Anche lui è dovuto emigrare per esigenze economiche, in quanto in Italia non riusciva a trovare un lavoro che sfamasse lui e i suoi fratelli. Parte allora per la Svizzera, anche lui in treno. Lì ha lavorato per tre anni come minatore per la costruzione di una galleria. Lì il problema maggiore non era tanto l’igiene ma la paura di morire a causa del gas che poteva sprigionarsi all’interno della galleria.Un fatto rilevante si è verificato durante il traforo della galleria. C’erano due squadre che lavoravano per la sua costruzione, una da un lato della montagna e una dall’altro. Una delle due compagnie ha aperto quella che veniva chiamata “porta stagna” e ciò ha provocato lo sprigionamento del gas che ha ucciso molti minatori. Infatti per traforare la montagna venivano sparate delle mine che hanno provocato l’accumularsi del gas che poi è esploso. Molti minatori stavano tornando indietro all’interno di un trenino che li conduceva all’uscita (infatti la galleria era lunga molti chilometri) e quelli che si trovavano in fondo al convoglio sono morti. Quelli seduti nei posti più avanti invece sono riusciti invece a salvarsi. All’uscita diedero la notizia e l’ingegnere assieme ad un minatore (questo zio Giovanni appunto) dovettero entrare nella galleria per vedere la situazione. Però all’interno c’era ancora del gas ed entrambi caddero a terra svenuti. Per l’ingegnere non ci fu nulla da fare, invece lo zio ebbe la fortuna di cadere con il naso
all’interno di una canaletta d’acqua, ciò gli permise di raggiungere l’uscita strisciando per terra e con il naso sempre all’interno di questa scia d’acqua che gli permetteva di non respirare il gas e di rimanere vivo. Dopo questo incidente la galleria fu sequestrata per due o tre anni e lui dovette cambiare lavoro. Assieme ad un amico che era un altro minatore della galleria va a lavorare presso una ditta che asfaltava strade, dove lavora tuttora come capo cantiere. Se potesse non rifarebbe l’esperienza di lavorare in galleria, però di sicuro è contento di aver trovato il lavoro che ha tuttora. Anche lui viveva in una specie di container ma poi si è preso una casa che sta pagando un po’ alla volta. Anche la sua è stata un’emigrazione definitiva, visto che tuttora risiede in Svizzera, ma torna in Italia una volta all’anno per venire a trovare i parenti.
Il terzo intervistato è stato lo “zio Antonio”, emigrato nell’agosto del 1955 in Australia (precisamente a Sidney). Il motivo è sempre lo stesso: mancanza di fondi per vivere. Partì in nave e il suo viaggio durò ben 37 giorni. Arrivato si trovò un lavoro che consisteva nel tagliare la canna da zucchero e caricarla nei carri sotto un caldo cocente. Con altri italiani lì presenti formano un club nel quale si ritrovavano il Venerdì, Sabato e Domenica in modo da farli sentire più vicini alla loro patria, ballando e suonando la fisarmonica. Era riuscito a comprarsi una casetta dove successivamente arriverà ad abitare anche la fidanzata (che diventerà poi sua moglie). In quel periodo però lui soffre dell’ernia al disco quindi è costretto a cambiare lavoro. Riesce a trovare una sistemazione in una ditta che faceva pilastri per la costruzione di ponti. In questo lavoro venivano calati all’interno del buco su cui sarebbe stato costruito il pilastro che poi avrebbe retto il ponte. Un giorno, però, il cavo che permetteva la salita e la discesa di una specie di ascensore si sgancia e cade con lo zio al suo interno. Ciò gli provoca 4 anni di ingessatura dal collo alle gambe. La moglie allora deve trovarsi un impiego per mantenere i figli e il marito e trova lavoro come cameriera nelle famiglie più agiate. La sue è stata un’emigrazione temporanea perché è rimasto per dieci anni in Australia e poi è dovuto ritornare in Italia a causa di una malattia del figlio causata dall’aria australiana che gli provocava 39° di febbre.