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La riabilitazione precoce in Unità di Terapia Intensiva

La riabilitazione precoce in Unità di Terapia Intensiva . Obiettivi . Scopo della riabilitazione in UTI è il recupero della massima autonomia del paziente, sia della funzione respiratoria che della funzione motoria. Un precoce intervento fisioterapico può:.

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La riabilitazione precoce in Unità di Terapia Intensiva

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Presentation Transcript


  1. La riabilitazione precoce in Unità di Terapia Intensiva

  2. Obiettivi Scopo della riabilitazione in UTI è il recupero della massima autonomia del paziente, sia della funzione respiratoria che della funzione motoria

  3. Un precoce intervento fisioterapico può: • Evitare Intubazione Oro Tracheale • Accelerare il Weaning • Prevenire il decondizionamento • Migliorare l’indipendenza funzionale • Migliorare lo stato di coscienza e il benessere psicologico del paziente • Ridurre l’incidenza delle complicanze polmonari • Ridurre la durata della Ventilazione Meccanica • Ridurre i tempi di degenza in UTI e in ospedale complessivamente

  4. La presa in carico da parte del fisioterapista deve: • Essere il più precoce possibile • Essere preceduta da un’attenta valutazione • Definire un piano di trattamento individualizzato • Consentire la scelta delle tecniche più appropriate • Applicare il monitoraggio di efficacia e sicurezza

  5. Bisogni dei pazienti Valutazione Obiettivi Tecniche Superamento del bisogno Rivalutazione Valutazione Un’accurata valutazione delle condizioni respiratorie, del decondizionamento e problemi correlati è molto importante per i fisioterapisti che devono essere in grado di: • stabilire delle priorità • identificare scopi e modalità di trattamento • assicurare che siano modalità efficaci e sicure attraverso il monitoraggio delle funzioni vitali e la rilevazione di alcuni parametri.

  6. Valutazione della funzione respiratoria Obiettivi principali della valutazione respiratoria in ambito intensivo: • La valutazione della risposta del paziente alla Ventilazione Meccanica cui è sottoposto • L’individuazione di problemi passibili di miglioramento con un intervento mirato • Monitoraggio e verifica del buon funzionamento dei presidi applicati al paziente

  7. Valutazione della funzione respiratoria . Ventilazione in uso: prescrizione medica,presenza di tubo endotracheale o cannula tracheostomica (tipo e taglia), modalità e setting della ventilazione in atto, allarmi impostati, presidi di umidificazione delle vie aeree, FiO2 impostata. . Uso e lettura del pulsossimetro e dell’EGA . Valutazione clinica respiratoria: Pattern respiratorio, segni di fatica muscolare respiratoria, livello di coscienza, capacità di tossire, n° di aspirazioni effettuate.

  8. Respiro paradosso Il diaframma, risucchiato verso il torace, causa un rientramento dell’addome Segno di Hoover Rientramento delle ultime costole durante l’inspirazione Utilizzo muscoli accessori Maggiore attività dei muscoli scaleni e sternocleidomastoidei Contrazione Teleespiratoria dei muscoli addominali Contrazione dei muscoli addominali durante espirazione a riposo Principali segni di fatica dei muscoli respiratori

  9. Valutazione della funzione respiratoria • Esecuzione ed interpretazione di alcune indagini strumentali: MIP e MEP per misurare la forza dei muscoli inspiratori ed espiratori, tramite manometri portatili applicabili anche alla cannula tracheostomica. • Monitoraggio dei parametri vitali prima durante e dopo il trattamento, per assicurarsi che gli interventi applicati siano efficaci e sicuri. Elementi che devono diventare bagaglio culturale del fisioterapista che si occupa del paziente critico. FORMAZIONE!!!

  10. Valutazione della funzionalità dell’apparato muscolo/scheletrico Fa parte dei compiti del fisioterapista in UTI: • Valutazione della motricità periferica • Valutazione del Range of motion (ROM)‏ articolare • Valutazione della disabilità possibilmente tramite scale validate.

  11. Conseguenze fisiologiche allettamento prolungato

  12. Apparato muscolo-scheletrico La contrazione dei muscoli necessari alla stazione eretta e alla deambulazione permette il mantenimento della massa e della forza muscolare. In soggetti sani e senza carenze nutrizionali sono sufficienti 72 ore di immobilizzazione per assistere ad una perdita di massa e forza muscolare a partire da arti inferiori e dorso. In una settimana 40%. Stesso n° di fibre, ma perdita di miofilamenti e proteine contrattili dei muscoli antigravitari (fibre I), che sono i muscoli dei cambi di postura e deambulazione. Fibre II più conservate Si assiste ad una clinicamente significativa demineralizzazione ossea, una diminuzione del peso corporeo e un aumento della percentuale di massa grassa. “

  13. Funzioni cardiovascolari e composizione del sangue • Atrofia del muscolo cardiaco • Intolleranza ortostatica nell passaggio alla stazione eretta dopo ¾ gg di allettamento • Incremento della FC durante esercizi submassimali. • Rischio di trombosi venosa profonda ed embolia polmonare anche per aumento della viscosità ematica

  14. Sistema nervoso Il deterioramento delle funzioni del SNC può causare: disorientamento, diminuzione delle performance intellettuali e una diminuita capacità di mantenere la stazione eretta e il cammino. Sviluppo di Polineuropatie I disordini neuromuscolari sono tra le cause maggiori di difficile svezzamento.

  15. Funzionalità respiratoria La debolezza dei muscoli respiratori è associata con una estubazione ritardata ed una ventilazione prolungata con difficoltà di svezzamento. • Diminuzione della capacità funzionale • Diminuzione della compliance polmonare • Ritenzione di secrezioni • Atelettasie

  16. Come prevenire/ridurre? • Passaggio prima possibile a modalità di ventilazione parzialmente controllate dal paziente. • Riduzione sedazione • Mobilizzazione precoce Training di forza durante allettamento possono prevenire l’atrofia muscolare e la perdita di proteine contrattili.

  17. Mobilizzazione precoce “Early activity is feasible and safe in respiratory failure patients” P. Bailey et al. Crit. Care Med. 2007 “Early physiotherapy in the respiratory intensive care unit” E. Clini, N. Ambrosino et al. Respiratory Medicine 2005 Si evidenzia come il processo di svezzamento e la fisioterapia precoce siano i due maggiori, e collegati fra loro, interventi volti ad accellerare il recupero del paziente critico. Si conclude affermando che più la fisioterapia è precoce, più grandi saranno i suoi effetti.

  18. Trattamento riabilitativo del decondizionamento fisico e complicanze correlate Spesso il paziente critico è considerato “troppo malato” per tollerare attività fisica in una fase precoce della malattia e l’immobilità può prolungarsi con le conseguenze che abbiamo visto. Il rischio della mobilizzazione deve essere bilanciato con il rischio derivante dall’immobilità. In ambiente intensivo l’inizio della mobilizzazione si basa principalmente sulle condizioni cliniche del paziente e sulla sua risposta al trattamento.

  19. • SCEGLIERE MODALITA’ E INTENSITA’ APPROPRIATE DI MOBILIZZAZIONE • APPLICARE IL MONITORAGGIO Funzioni vitali • PROCEDERE

  20. Posizionamento e Mobilizzazione E’ un’attività fisica in grado di incrementare la ventilazione, la circolazione, il metabolismo muscolare e lo stato di veglia. Previene l’insorgenza di stasi venosa e trombosi venosa profonda. La mobilizzazione include (in intensità progressiva) : movimenti passivi, attivi/assistiti, attivi e contro resistenza dei 4 arti, spostamenti attivi dentro il letto, seduti bordo letto, posizionamento prima possibile in carrozzina con l’uso del sollevatore, mantenimento della stazione eretta, posizionamento in carrozzina sfruttando la stazione eretta, il cammino. Il lavoro deve sempre avere un carico allenante

  21. Mobilizzazione Alcuni studi hanno evidenziato un aumento del tempo libero dal ventilatore in quei pazienti cui erano stati applicati programmi di allenamento allo sforzo ed esercizi di rinforzo dei muscoli degli arti superiori ed inferiori. Elettrostimolazioni possono essere utili in quei pazienti che non sono in grado di eseguire attivamente gli esercizi, per prevenire l’atrofia muscolare, soprattutto del quadricipite. Stretching.

  22. Obiettivi del trattamento delle condizioni respiratorie • Incrementare la ventilazione globale o regionale e la compliance polmonare • Ridurre le resistenze delle vie aeree e il lavoro respiratorio • Drenare le secrezioni.

  23. Pazienti in ventilazione invasiva:problemi d’interesse riabilitativo • Alterato rapporto ventilazione/perfusione • Alterazioni del sistema cardio/circolatorio • Assenza della tosse • Riduzione della compliance polmonare • Perdita elasticità gabbia toracica • Riduzione forza e resistenza della muscolatura respiratoria

  24. Strategie riabilitative • Posizionamento e mobilizzazione • Fase inspiratoria: Manovre di reclutamento alveolare con insufflazioni manuali (ambu) o meccaniche (ventilatore, in-exsufflator), indicate per atelettasie e ARDS, non routinarie e da praticare con estrema attenzione. • Fase espiratoria: disostruzione FET = aumento del flusso espiratorio con pressione dell’operatore su torace ed addome. ELT = aumento del volume espirato con pressione modulata su torace e addome. TRACHEOASPIRAZIONE

  25. Posizionamento e mobilizzazione Effetti sull'apparato respiratorio: Resistenze regionali Ventilazione regionale Perfusione polmonare Utilizzo muscolatura respiratoria (diaframma)‏ “Il cambiamento di postura è la tecnica primaria di riespansione del polmone. Il paziente deve essere posturato ogni due ore durante la veglia.” Fink JB Respiratory Care 2002; 47(7):769-777 I parametri respiratori migliorano: Grado di evidenza scientifica A

  26. Posizionamento e mobilizzazione • Posizione di base a 45°: a FRC le zone declivi del polmone tendono a collassare agevolando la formazione di atelettasie. • Posizione prona: si è rivelata efficace a migliorare l’ossigenazione nei casi di ARDS e nei pazienti obesi. • Good lung down: la posizione in decubito laterale con il polmone malato sopra si è dimostrata efficace nel trattamento delle atelettasie lobari acute. • Stazione eretta: incrementa i volumi polmonari e riduce il lavoro respiratorio

  27. Fase inspiratoria: Insufflazioni

  28. Insufflazioni Rischi: Ipoventilazione Barotrauma ATTENZIONE E CONDIVISIONE

  29. In-Exsufflator È una macchina studiata per assistere la tosse applicando una pressione positiva alle vie aeree di +30 +50 cmH2O (insufflazione), seguita da una pressione negativa di -30 -50cmH2O (essufflazione)

  30. Umidificazione e Aerosolterapia E’ molto importante che i gas inalati dal paziente siano ben umidificati. Spesso è importante iniziare il trattamento con un aerosol medicato.

  31. Aspirazione delle vie aeree Definizione: Procedura attuata allo scopo di rimuovere secrezioni bronchiali, saliva, sangue, vomito o altri corpi estranei nel soggetto con tosse inefficace e quando altre procedure meno invasive abbiano fallito o non siano attuabili AARC Clinical Practice Guidelines 2004

  32. Pazienti in respiro spontaneo

  33. Metodi convenzionali Chest Physical Therapy (CPT)‏ Golden standard per molti anni - Drenaggio Posturale - Percussioni, vibrazioni - Esercizi respiratori - Tosse E’ ormai assodato che non è la forza di gravità il motore principale delle secrezioni, ma la presenza di flusso aereo espiratorio. P e V i dati raccolti non ne giustificano l’uso routinario.

  34. Principali tecniche di disostruzione Tecniche dirette: • Tosse • FET (Forced Expiration Technique) • ACBT (Active Cycle of Breathing Technique) • Drenaggio Autogeno • ELTGOL (Expiration Lente Total Glotte Ouverte infraLateral) • In-Exsufflator • Tracheoaspirazione Facilitano la disostruzione aumentando I flussi espiratori e contemplano l’effettiva rimozione delle secrezioni Tecniche indirette: • Cambiamenti posturali • Iperinflazione manuale/meccanica • PEP,CPAP • EPAP Oscillante (Acapella, Bottiglia)‏ • Esercizio Aumento della ventilazione. Devono essere completate con le tecniche dirette

  35. PEP

  36. PEP Come la maschera deve essere ben aderente al volto, la cannula deve essere ben cuffiata

  37. PEP Attenzione a non pressare troppo sulla cannula il sistema PEP che deve essere rimosso durante la tosse

  38. Espirazione controllata a cannula chiusa con tappo o valvola

  39. Problemi emozionali e di comunicazione Il paziente critico può provare sentimenti di ansietà, alienazione e paura che possono incidere in vario modo sul suo recupero. I fisioterapisti possono dare un prezioso contributo albenessere psicologico e all’educazionedel paziente critico. • Rilassamento • Cambiamento di postura • Massaggio • Comunicazione

  40. Lavoro d’equipe Il team o gruppo è un insieme unito di operatori sanitari con differenti professionalità che condividono valori comuni e lavorano per raggiungere comuni obiettivi. Tempo e formazione condivisa Il fisioterapista fa parte del team?

  41. DOMANDE • ?

  42. Problemi • Formazione(Corsi, Master, formazione sul campo)‏ www.arirassociazione.org • Disponibilitàdi pneumologi e rianimatori alla formazione di una equipe competente ed esperta. • Necessità di promuovere la cultura della mobilizzazione precoce nelle TI e Sub- intensive. (presenza di fisioterapisti totalmente dedicati, turnazione per pomeriggi e festivi, presidi adeguati). • Cambiamenti dell’organizzazione e del lavoro di equipe in un ambito dove fino a qualche anno fa era prescritto il riposo assoluto. R. Hopkins Crit. Care Clin. 2007

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