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VERSO LA COLLABORAZIONE O VERSO LA COMPETIZIONE?

VERSO LA COLLABORAZIONE O VERSO LA COMPETIZIONE?. ABILITA’ SOCIALI “Sarei disposto a pagare qualsiasi cifra per saperci fare con le persone.” ( John D. Rockfeller).

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VERSO LA COLLABORAZIONE O VERSO LA COMPETIZIONE?

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Presentation Transcript


  1. VERSO LA COLLABORAZIONE O VERSO LA COMPETIZIONE?

  2. ABILITA’ SOCIALI “Sarei disposto a pagare qualsiasi cifra per saperci fare con le persone.” ( John D. Rockfeller)

  3. L’essere insieme agli altri di per sé, non implica l’essere capaci di solidarietà, di reciprocità, di riconoscimento dell’essere persona propria ed altrui. La coesistenza non è di per sé comune con-sentire. Il passaggio dalla individualità alla comunità richiede lunghi processi formativi, chiama in causa la riflessività, il pensiero critico, l’assunzione di responsabilità verso sé e verso l’altro da sé.

  4. UN PARADOSSO • Da un lato, la necessità biologica, almeno per la nostra specie, di vivere in gruppo • Dall’altro, questa “istintiva” propensione non implica un’abilità naturale ad interagire facilmente con i membri della propria specie.

  5. Gli studenti di una classe fondata su valori competitivi: non si aiutano, perché i migliori vogliono emergere si sentono invidiosi del successo degli altri svalutano chi incontra difficoltà il loro apprendimento è ripetitivo e serve solo a superare i test di selezione si rifiutano di lavorare in gruppo perché il loro unico intento è scalzare gli altri per arrivare primi Gli studenti di una classe fondata su valori collaborativi: si aiutano perché ognuno possa migliorare secondo le proprie capacità, ma anche utilizzando le risorse e le competenze degli altri apprezzano il successo degli altri perché è il risultato del contributo di tutti il loro apprendimento è orientato alla formazione integrale apprezzano lavorare in gruppo perché conoscono il valore della collaborazione e della solidarietà CLASSE FONDATA SU VALORI COMPETITIVI/COLLABORATIVI (M. Polito)

  6. COSA PUO’ FARE UN INSEGNANTE CONSAPEVOLE DI ESSERE UN EDUCATORE? Può orientare il gruppo classe verso la collaborazione, nonostante i nostri modelli culturali ed economici esaltino la competitività. “Certamente nella natura esiste l’aggressività, ma esiste anche la sana competizione ed esiste pure un forte istinto verso il comportamento sociale e cooperativo. Queste forze non agiscono in modo indipendente ma insieme, come un tutto. Vi sono pure forti evidenze a indicare che nello sviluppo sociale e biologico di tutte le creature viventi, di questi istinti, l’istinto alla cooperazione è il più dominante e biologicamente il più importante….E’ probabile che l’uomo debba più all’operare di questo principio che a qualsiasi altro nella sua evoluzione biologica e sociale.” (A. Montagu, 1966)

  7. Gli studenti non risponderanno alle vostre iniziative motivazionali se vivono in un clima di paura, di rancore o altrimenti concentrati su emozioni negative.

  8. Per creare le condizioni che favoriscono sforzi motivazionali, sarà necessario costruire e mantenere la classe come comunità di apprendimento. Un luogo dove gli studenti vengono innanzi tutto per apprendere e ci riescono attraverso la collaborazione con l’insegnante e con i compagni.

  9. Numerosi sono gli studi condotti dagli psicologi sul mondo dell’industria Questi studi indicano che la motivazione dei lavoratori è influenzata non solo dalla natura del lavoro e dalle ricompense attese, ma anche dall’ambiente e da altre condizioni di lavoro, dalle relazioni sociali con i colleghi, e particolarmente dai sentimenti che nutrono nei confronti dell’autorità. Persino i lavoratori che non traggono molta soddisfazione intrinseca dal loro lavoro si attivano se provano simpatia per il capo e per i colleghi; al contrario, tenderanno a sviluppare apatia e resistenza se li considerano opprimenti.

  10. IL GRUPPO CLASSE COME RISORSA Il gruppo classe è una risorsa educativa e didattica che finora è stata troppo trascurata E’ stato sopravvalutato l’apprendimento cognitivo, mentre l’educazione del cuore e delle relazioni è stata trascurata.

  11. “ E’ stato favorito l’apprendimento individuale e ignorato quello condiviso e costruito insieme. E’ stata enfatizzata l’istruzione a scapito della formazione. E stato esaltato il “sapore spendibile sul mercato del lavoro” e svalutata la cultura come strategia di orientamento esistenziale e di autorealizzazione personale. E’ stato glorificato l’individualismo e sminuito il senso di comunità” (Mario Polito)

  12. Oggi siamo diventati più consapevoli della necessità di educare sia la mente che il cuore. La scuola può definire meglio il suo profilo formativo se prende in considerazione tutte le dimensioni dell’essere umano.

  13. La scuola è un’istituzione formativa che offre opportunità di crescita e di realizzazione dei propri talenti, anche di quelli non “spendibili”, come il senso di giustizia, di solidarietà, di amore…….. Lo studente non è un cliente che compra pacchetti di informazioni e consuma “saperi inscatolati”, ma è una persona che si sta impegnando nella propria formazione. La scuola è il luogo della condivisione dei beni dell’umanità; lì ognuno di noi può prendersi cura, insieme con gli altri, dello sviluppo dei propri talenti per contribuire all’arricchimento della comunità, dove viviamo, apprendiamo, soffriamo e gioiamo insieme.

  14. Si può dire con Antoine de Saint’ Exupéry che in classe “l’ essenziale è invisibile all’occhio e non si vede che con il cuore” La capacità di vedere gli studenti come persone e di considerarli come risorse sia cognitive che affettive dipende dallo sviluppo di un’abilità di leggere non solo con gli occhi, ma anche con il cuore. L’insegnante diventa un educatore quando desidera e ama la formazione cognitiva e l’autorealizzazione umana di ogni studente. Senza tale entusiasmo non può vedere l’essenziale, che è depositato nel profondo di ogni persona.

  15. L’ importanza della socializzazione di gruppo • La socializzazione è il processo di apprendimento sociale che fa di un individuo il membro di una comunità, di un gruppo; • questo apprendimento procede per tappe e termina quando l’individuo esce dal gruppo; • la socializzazione non è un percorso unidirezionale di influenza sociale, cioè dal gruppo all’individuo, ma è invece un processo interattivo, in quanto ogni individuo è un agente attivo che potrà da parte sua influenzare l’ambiente e il gruppo che lo accoglie; • ma quali cose è necessario imparare per insediarsi compiutamente in un gruppo?

  16. LE STRATEGIE PER EDUCARE ALLA COOPERAZIONE • INTERDIPENDENZA POSITIVA • INTERAZIONE PROMOZIONALE • COMPETENZE SOCIALI

  17. ESERCITAZIONE: i tipi di interdipendenza

  18. LA NECESSITA’ DI INSEGNARE LE ABILITA’ SOCIALI • Mettere studenti privi di abilità sociali in gruppo e dire loro di cooperare non garantisce l’efficacia del loro lavoro • Dato che la capacità di interagire produttivamente con gli altri non è innata ma si apprende con l’esperienza, occorre insegnare agli studenti le abilità sociali e di piccolo gruppo e motivarli a utilizzarle • L’apprendimento cooperativo risulta intrinsecamente più complesso dell’apprendimento competitivo o individualistico, perché gli studenti devono intraprendere simultaneamente il lavoro sia di studio che di squadra.

  19. COMPETENZE SOCIALI nel cooperative learning • Non tutte le modalità di Cooperative Learning sottolineano allo stesso modo l’importanza delle competenze sociali nel lavoro di gruppo • Tutte o quasi le modalità richiamano però la necessità di predisporre il loro insegnamento

  20. Secondo i Johnson(1991) è necessario non solo conoscere le abilità sociali, ma anche praticarle costantemente e operare su di esse una riflessione e un feedback continuo Kagan (1994) propone un approccio strutturato nel quale gli studenti acquisiscono le abilità sociali svolgendo i contenuti delle loro discipline . Tale approccio richiede un impegno di poco tempo rispetto al curriculum Per Comoglio (1996), l’insegnamento di una competenza non avviene direttamente, ma attraverso la costruzione progressiva delle abilità specifiche che la descrivono

  21. LE COMPETENZE SOCIALIsecondo COMOGLIO (1996) Per l’autore l’insegnamento di una specifica competenza avviene attraverso la costruzione progressiva di particolari abilità. L’obiettivo dell’insegnante sarà perciò lo sviluppo delle abilità che consentiranno l’acquisizione di una o più competenze.

  22. QUALI ABILITA’ SOCIALI INSEGNARE Comoglio definisce una categorizzazione in cinque aree: ABILITA’ COMUNICATIVE (saper esprimere sensazioni ed emozioni, saper ascoltare, saper chiedere e dare aiuto, saper comunicare in modo coinciso, etc) ABILITA’ DI LEADERSHIP DISTRIBUITA (l’interdipendenza dei ruoli…) DI SOLUZIONE POSITIVA DEL CONFLITTO (le abilità per una soluzione positiva del conflitto, la strategia della negoziazione, l’educazione alla pace, etc. ) DI SOLUZIONE DI PROBLEMI DI GRUPPO (le fasi della soluzione di un problema, generare idee di soluzione…) DI PRESA DI DECISIONE IN GRUPPO (valutare le idee, saper utilizzare strategie per una corretta presa di decisioni, etc.)

  23. COME INSEGNARE LE ABILITA’ SOCIALI Secondo Comoglio si possono distinguere cinque fasi nel processo di insegnamento di un’abilità sociale: PRIMA FASE:aiutare gli studenti a scoprire la necessità del possesso e dell’ uso di una specifica abilità sociale SECONDA FASE:accertarsi che gli studenti comprendano in che cosa consiste l’abilità sociale che si chiede loro di applicare TERZA FASE:organizzare e preparare situazioni per esercitarsi nell’abilità QUARTA FASE:assicurarsi che gli studenti riflettano e rivedano l’uso che hanno fatto dell’abilità QUINTA FASE:assicurarsi che gli studenti perseverino nell’esercizio dell’abilità appresa

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