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Azioni pericolose Sono azioni pericolose: togliere punti metallici);

LA SICUREZZA NELLE SCUOLE Guida alla prevenzione La guida non sostituisce le procedure, i manuali operativi, i regolamenti e le disposizioni emesse dalle scuole e dai loro rispettivi S.P.P.

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Azioni pericolose Sono azioni pericolose: togliere punti metallici);

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Presentation Transcript


  1. LA SICUREZZA NELLE SCUOLEGuidaalla prevenzioneLa guida non sostituisce le procedure, i manuali operativi, i regolamenti e le disposizioni emesse dalle scuole e dai loro rispettivi S.P.P.

  2. PresentazioneIn seguito ai dati pubblicati, la frequenza dei rischi è in aumento e gli stessi livelli di gravità non sono per niente trascurabili.Il primo presupposto per la prevenzione è la conoscenza dei rischi: è opportuno che tale conoscenza sia patrimonio soprattutto di coloro che lavorano nelle scuole e debbono mettere in atto quei comportamenti e quelle misure che possono concretamente ridurre il rischio per la salute.Con questa Guida si intende fornire uno strumento, sicuramente non esaustivo dell’immenso arco di questioni, ma utile a quella sete continua di informazione.La Guida è stata suddivisa in più sezioni, Politica della sicurezza- Principi e norme di comportamento;La denuncia degli infortuni sul lavoro;Entrata ed uscita;La scuola: a) le cause degli incidenti- b) l’ambiente;Videoterminali;I servizi: a) di ristoro- b) igienici;Le allergieValutazione del rischio.

  3. LA POLITICA DELLA SICUREZZAPrincipi e norme di comportamentoPremessaLa politica della sicurezza è quel comportamento concreto che le scuole, devono avere al fine di prevenire gli incidenti sul lavoro; a tale scopo le scuole devono impiegare tutte le risorse necessarie.La sicurezza è un impegno incondizionato, sia individuale sia collettivo, tanto dell’organizzazione interna ad ogni livello, quanto del sindacato e delle strutture sanitarie.Gli obiettivi della prevenzionePrevenire gli infortuni e le malattie comporta darsi innanzi tutto degli obiettivi, quali:Educare e sensibilizzare alla sicurezza i lavoratori e gli alunni;Mantenere le condizioni per la salvaguardia dell’incolumità individuale e collettiva, in ottemperanza alle prescrizioni di legge e nel rispetto delle relazioni sindacali;Promuovere la formazione e l’informazione in continuo aggiornamento e verificare l’osservanza delle norme e delle procedure in fatto di prevenzione ed infortuni sul lavoro;Valutare il rischio, preventivamente e congiuntamente al rappresentante sindacale, anche in fase d’installazione di nuovi macchinari, di cambiamenti organizzativi, di presenza d’imprese d’appalto.Buoni risultati nella prevenzioneBuoni risultati nella prevenzione degli infortuni si ottengono se:Chi opera, a qualunque livello, ha acquisito la mentalità e l’abitudine al lavoro in sicurezza;Sono disponibili e sono eseguite con scrupolo le procedure per ogni tipo di applicazione. Tutti i lavoratori, e la Direzione in testa, partecipano all’attività di prevenzione e intervengono tempestivamente per correggere situazioni nelle quali le norme non sono rispettate.

  4. Fattori fondamentali per la sicurezzaI fattori fondamentali per lavorare in sicurezza sono:Eseguire il proprio lavoro in modo professionalmente ineccepibile;Considerare l’atteggiamento verso la sicurezza come elemento essenziale nella valutazione della propria professionalità;Rispettare attentamente norme e procedure; analizzare con cura situazioni di presunto pericolo;Comportarsi con senso di responsabilità ed evitare azioni incaute durante lo svolgimento del proprio lavoro;Operare con la stessa attenzione sia sul lavoro sia al di fuori.

  5. Condizioni pericoloseSono condizioni pericolose, ad esempio:Non aver valutato i rischi;Assenza di un piano di bonifica ambientale e/o della manutenzione;Illuminazione inadeguata;Uso d’attrezzature non adeguate o difettose o in cattivo stato di conservazione;Uso di macchinari non a norma;Mancanza d’informazione;Locali non a norme;Disordine e mancanza di pulizia.

  6. Azioni pericolose • Sono azioni pericolose: • togliere punti metallici); • Usare in modo improprio le attrezzature (es.: usare la punta delle forbici per aprire punti, usarle rivolte verso la mano, ecc.) • Eseguire lavori non di competenza e/o autorizzati (es.: spostare mobili o scrivanie…); • Agire frettolosamente (es.: percorrere i corridoi di corsa, scendere le scale senza attenzione, ecc); • Usare metodi di lavoro errati (es.: usare la fotocopiatrice senza abbassare il coperchio…); • Usare fiamme libere

  7. COMPORTAMENTI INADEGUATI • Sono comportamenti inadeguati, ad esempio: • Insistere nel fare un lavoro di cui non si è a perfetta conoscenza; • Non essere nelle condizioni fisiche e mentali normali; • Cercare scorciatoie per eseguire procedure di sicurezza.

  8. Prevenire • Per prevenire un incidente, quindi, occorre intervenire su tutte le possibili cause che lo possono provocare: • Verificare che chi esegue il lavoro abbia ricevuto la necessaria formazione e informazione; • Che i lavoratori d’ufficio rispettino le norme impartite dal S.P.P. (in particolare per gli impiegati) • Eliminare, se possibile, il pericolo alla fonte; • Adottare misure protettive addizionali; • A fronte di azioni pericolose, fermarsi subito e analizzare dal punto di vista organizzativo le modifiche da apportare.

  9. LA DENUNCIA DEGLI INFORTUNI SUL LAVORO TUTTI GLI INFORTUNI POSSONO ESSERE PREVENUTI E QUINDI EVITATI • La legge pone a carico del datore di lavoro (industria) l’obbligo di denunciare all’INAIL gli infortuni sul lavoro che abbiano coinvolto i suoi lavoratori (T.U. n. 1124/ 65- art. 53). • L’assicurazione è obbligatoria e copre ogni incidente avvenuto per causa violenta in occasione di lavoro dal quale derivi la morte o l’inabilità permanente o l’inabilità assoluta per più di 3 gg. (T.U. n. 1124/65- art. 2). • L’obbligo della denuncia scatta nell’ipotesi in cui l’infortunio abbia come conseguenza un’inabilità al lavoro di almeno quattro giorni: sia, in altre parole, prognosticato come non guaribile entro tre giorni (corrispondenti, ai tre giorni di carenza dell’assicurazione successivi il giorno in cui è accaduto l'infortunio). • Il datore di lavoro è tenuto ad inoltrare la denuncia, senza entrare nel merito dell’esistenza o meno dei requisiti, fissati dalla legge, per l’indennizzabilità dell’infortunio. • Il lavoratore, dal suo canto, è obbligato a comunicare immediatamente al suo datore dell’incidente occorsogli, anche se di lieve entità (T.U. n. 1124/ 65- art. 52). L’omissione o il ritardo dell’informazione dell’infortunio accaduto, con la conseguenza del mancato o ritardato inoltro della denuncia da parte del datore di lavoro, pregiudicano il diritto alla prestazione. La denuncia deve essere eseguita: • entro ventiquattro ore dall’accadimento dell’infortunio e per mezzo telegramma (o fax), qualora esso abbia cagionato la morte del lavoratore o sia prevedibile l’esito mortale dell’infortunio; • entro due giorni allorquando l’infortunio abbia causato l’invalidità al lavoro per almeno quattro giorni. Tale termine decorre dal giorno in cui • il datore ne ha avuto notizia (giurisprudenza: coincide con il giorno in cui il datore riceve il certificato medico).

  10. Denuncia all’Autorità di pubblica sicurezza • Oltre che all’Inail, l’infortunio va denunciato anche all’Autorità di pubblica sicurezza. Si tratta dell’Autorità locale: quella del Comune in cui è avvenuto l’infortunio sul lavoro (questore, commissario o sindaco). Nei Comuni in cui manca un ufficio di pubblica sicurezza, l’Autorità è il Sindaco, quale ufficiale del Governo (la denuncia va presentata al Comando dei Vigili urbani). L’infortunio deve essere denunciato all’Autorità di P.S. qualora esso abbia causato la morte ovvero l’inabilità al lavoro per almeno quattro giorni (T.U. n. 1124/ 65- art. 54, c.1). Conseguenze dell’inosservanza dell’obbligo della denuncia • L’inosservanza dell’obbligo della denuncia dell’infortunio, tanto nella condotta omissiva quanto nel ritardo, all’Inail o all’Autorità di pubblica sicurezza, costituisce un illecito amministrativo. • La Cassazione ha stabilito con sentenza del 12 ottobre 1967, n. 2423, che nell’ipotesi d’inerzia della denuncia dell’infortunio all’Inail da parte del datore di lavoro, il lavoratore, che è titolare delle prestazioni assicurative, ha il potere di denunciare egli stesso l’infortunio subito, al fine di ottenere l’indennizzo. • Tuttavia l’omissione o il ritardo della denuncia dell’infortunio sono ascrivibili al datore di lavoro nell’ipotesi in cui la mancata o ritardata conoscenza dell’infortunio, da parte del datore di lavoro, siano dovute ad una sua condotta omissiva colposa: in particolare per non aver predisposto un’organizzazione aziendale che gli consentisse di essere informato tempestivamente dell’infortunio (Cass. 23 novembre 1988, n. 11335).

  11. Art. 9- Tutela della salute e dell’integrità (fisica) • I lavoratori, mediante loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica. • Legge 20 maggio 1970- n° 300 (Statuto dei lavoratori)

  12. Infortunio in itinere • L’infortunio in itinere è quell’evento accidentale nel quale incorre il lavoratore durante lo stretto percorso che collega la propria abitazione con il luogo di lavoro e viceversa. Tale infortunio, perciò, non va confuso con l’incidente che accade sulla strada durante lo svolgimento del lavoro, quando la strada non rappresenta il tragitto casa- lavoro, ma l’effettivo posto dove è svolta l’attività lavorativa. • Dal momento che si è in assenza di una specifica configurazione legislativa in materia, è la giurisprudenza il più delle volte che provvede a giudicare l’infortunio occorso in itinere, in genere col criterio molto rigido del rischio specifico da lavoro: ciò sta a significare che sarà oggetto d’indennizzo solo quell’infortunio, occorso al lavoratore, che s’inserisce nella normale attività lavorativa svolta dallo stesso, e non invece quello subìto percorrendo un tratto di strada per motivi strettamente personali (Cass. Del 9 giugno 1995). • NOTA BENE • Ogni infortunio, comprese le lesioni di minima entità, deve essere immediatamente segnalato in modo che si possa provvedere alle cure e al soccorso del caso. (D.P.R. 547- art. 388) • Art. 388 – I lavoratori, salvo impedimento per causa di forza maggiore, sono tenuti a segnalare subito al proprio datore di lavoro od ai propri capi gli infortuni, comprese le lesioni di piccola entità, loro occorsi in occasione di lavoro. • Il datore di lavoro deve disporre che per gli infortuni, comprese le lesioni di piccola entità, siano immediatamente prestati all’infortunato i soccorsi d’urgenza.

  13. ENTRATA ED USCITA La giornata di lavoro inizia nel momento in cui si varca il cancello della scuola e finisce quando lo si riattraversa per uscire: in genere si attraversa un piazzale a piedi o percorrendolo con l’autovettura per raggiungere il posteggio. Di seguito sono elencati, sulla base dell’esperienza, alcuni tra i rischi maggiori che possono accadere: ALL’INGRESSO E ALL’USCITA Rischi (riferito alla scuola Cartesio-Luxemburg) • pavimentazione bagnata (pioggia), scivolosa (olio), ghiacciata, sconnessa; • presenza di tombini; • scalini, marciapiedi; • cordoni per rallentare la velocità degli autoveicoli; • guide di cancelli sporgenti dal piano stradale; • prolunghe elettriche o tubazioni non debitamente segnalate; • fretta (correre anziché camminare); • le altre autovetture, i pedoni. • Nel raggiungere o lasciare il posto di lavoro, occorrerà superare altri “ostacoli” costituiti da porte, scale, ascensori, corridoi…

  14. Porte Iniziamo dalle porte; le prime che s’incontrano sono in genere di larghezza sufficiente a permettere il flusso d’entrata ed uscita del personale. • Il vetro, materiale duro e fragile ha l’abitudine di non farsi “vedere” ma “sentire”. • Le porte a vetro senza infisso devono quindi essere segnalate con strisce e vetrofanie collocate a circa 150 cm da terra. Ai sensi dell’art. 14 del D.P.R. 547/55, modificato per sostituzione dal numero 2 dell’art. 33 del D.lgs 626/94 e D.lgs 242/96, nei luoghi di lavoro che abbiano iniziato ad essere utilizzati dopo il 27/11/94 o che devono ancora essere utilizzati. Le porte devono rispondere alle seguenti caratteristiche: • “le porte dei locali da lavoro devono, per numero, dimensioni, posizione e materiali di realizzazione, consentire una rapida uscita delle persone ed essere agevolmente apribili dall’interno durante il lavoro”; • “quando in un locale le lavorazioni ed i materiali comportino rischi di esplosione e di incendio e siano adibiti alle attività che si svolgono nel locale stesso più di 5 lavoratori, almeno una porta ogni 5 lavoratori deve essere apribile nel senso dell’esodo ed avere larghezza minima (l.m.)di m. 1,20”; non è il nostro caso

  15. “quando in un locale si svolgono lavorazioni diverse da quelle che comportino rischi di esplosione e di incendio, la l.m. delle porte è la seguente: • fino a 25 lavoratori occupati nello stesso locale: porta avente l. m. di m. 0,80; • con un numero di lavoratori occupati nello stesso locale da 26 a 50: porta con l. m. di m. 1,20 con apertura verso l’esodo; • con un numero di lavoratori occupati nello stesso locale da 51 a 100: due porte che si aprono verso l’esodo; la prima con l.m. di m. 1,20 e l’altra di l. m. m. 0,80; • con un numero di lavoratori normalmente ivi occupati superiore a 100: oltre alle porte previste al punto precedente, almeno una porta avente l.m. di m. 0,80 ogni 50 lavoratori ivi occupati o frazione compresa tra 10 e 50…” • e) “il numero complessivo delle porte di cui sopra può anche essere minore, purché la loro larghezza complessiva non risulti inferiore”.

  16. Ascensori Le regole per l’uso corretto degli ascensori sono: • non salire più persone di quelle previste dalla targhetta di utilizzo; • quando le porte sono in movimento di chiusura, non si deve contrastare il loro movimento inserendo le mani per impedirne la chiusura; • negli ascensori occorre astenersi dal fumare; • occorre avvisare se il piano ascensore non è a livello col piano esterno; • chiamare la manutenzione quando si avvertono rumori inconsueti.

  17. Scale • Le scale di sicurezza, esterne agli edifici, risentono delle condizioni atmosferiche; pertanto è opportuno che esse siano possibilmente coperte e con listello antisdrucciolo. • Devono essere sufficientemente larghe per permettere la discesa e la salita delle persone. • Nel caso di flusso inferiore a 100 persone la scala deve avere una larghezza minima di 120 cm.

  18. CORRIDOI Rischi • Bagnati • Scivolosi • Fornire occasioni d’inciampo per via di dislivelli del pavimento, gradini, oggetti vari “posteggiati” CORRIDOI • Caratteristiche • Lisci e senza ostruzioni • Larghi almeno XX cm., se sono usati solo dal personale e non vi sia transito di gente esterna, o di carrelli a mano • Rampe, gradini e restringimenti opportunamente segnalati • Attenzione alle calzature indossate (tacco alto, suole in cuoio).

  19. L’AULA • L’ambiente- Le cause degli infortuni • L’ambiente • Proviamo ad analizzare l’ambiente in cui si lavora, secondo lo schema tradizionale dei quattro gruppi di fattori di rischio (tabella sottostante). • 1° GRUPPO 2° GRUPPO 3° GRUPPO 4° GRUPPO • Temperatura Polveri • Lavoro fisico Posizioni disagevoli • Umidità • Liquidi Ritmi, carichi • Ventilazione • Fumi • Monotonia- Ripetitività • Rumore • Gas- vapori • Stress • Illuminazione • Vibrazioni • Responsabilità • Cubatura e spazio • Radiazioni • Turni • Gli effetti sulla salute che ne derivano sono:

  20. A) INFORTUNIB) DISTURBI-MALATTIE • Senza voler fare un discorso riduttivo, si pensa che i fattori più importanti presenti nel lavoro in aula siano quelli appartenenti al primo e al quarto gruppo. • Ciò non significa negare la presenza degli elementi che compongono il secondo e terzo gruppo, particolarmente per chi svolge il proprio lavoro a stretto contatto con i reparti di produzione o a rischio d’esposizioni radioattive. (Non al Cartesio)

  21. 1° GRUPPO L’illuminazione • L’illuminazione è un fattore importante nel lavoro d’ufficio: una cattiva illuminazione vuol dire luce insufficiente, abbagliante, mal disposta, mal diretta (art. 10- D.P.R. 303/56). Gli effetti di una cattiva illuminazione possono essere di due tipi: • lesioni da radiazioni infrarosse che provocano la cataratta; • lesioni da radiazioni ultraviolette che ledono la retina. • Oltre alle lesioni all’organo della vista, una cattiva illuminazione è responsabile nell’ incidere in modo rilevante sugli infortuni. Occorre pertanto verificare:

  22. ILLUMINAZIONE Verificare • la dimensione dell’oggetto che si fissa • la sua distanza • la nitidezza dei contorni • il contrasto tra l’oggetto e lo sfondo • l’illuminazione generale o il fondo rispetto all’illuminazione • specifica del posto di lavoro. • Per il Livello di Illuminazione di Esercizio si fa riferimento alla norma tecnica UNI 10380: i valori medi d’esercizio sono espressi il lux (vedi tabella A).

  23. Aerazione • Dovranno essere installate finestre o altri tipi di infissi apribili verso l’esterno dell’edificio che, per ciascun locale, garantiscano una superficie aerante pari ad almeno 1/8 della superficie del pavimento. • Qualora ciò non fosse possibile, l’aerazione dovrà essere integrata o interamente sostituita da idoneo impianto di ventilazione meccanica e/o • condizionamento dell’aria, attenendosi alla normativa di riferimento UNI 8852 e UNI 10339 (vedi tabella B).

  24. Il rumore • Il rumore, in genere, non dovrebbe costituire un problema nella maggioranza dei casi. Se l’onda di pressione (decibel- dBA) è contenuta non si può dire la stessa cosa per la frequenza e in altre parole il numero di vibrazioni emesse. • Rumori modesti ma ad elevata frequenza possono affaticare i lavoratori dal punto di vista mentale, producendo nei casi più gravi, vari disturbi derivanti dallo stato ansioso ed aumentando il rischio d’infortuni.

  25. Problematiche connesse al D.lgs 277/91 (Capo IV) • Nei luoghi di lavoro, il datore di lavoro/dirigente/preposto devono attuare le misure per la riduzione del rumore, informare circa i livelli di rumore, fornire mezzi di protezione adeguati, effettuare la misura del Livello di Esposizione Quotidiana al rumore riferita alle otto ore giornaliere. • Provvedimenti particolari devono essere adottati quando il rumore supera la soglia degli 80dB e ancora più restrittivi quando supera i 90dB. E’ previsto il controllo sanitario quando il rumore oscilla tra 80 e 85dB. Le misure di prevenzione per ridurre il rumore possono essere:

  26. interventi alla sorgente (pompe, riscaldamento, condizionamento, ventilatori, laboratori, centri informatici) attraverso ristrutturazioni, manutenzione, isolamento con barriere; • interventi sull’ambiente: posa materiali fonoassorbenti; • interventi sugli operatori: posizionamento in ambienti insonorizzati, uso di dispositivi di protezione individuale, riduzione del tempo di esposizione.

  27. Il microclima (art. 11- 12- 13- D.P.R. 303/56) • Questo è un altro fattore del 1° GRUPPO altrettanto importante ed è sicuramente legato al tipo d’impegno fisico e mentale che si è chiamati a fornire. • In una situazione normale il corpo umano mantiene facilmente la propria temperatura senza dovere ricorrere a risorse particolari. Nei casi in cui l’organismo è sottoposto ad uno sforzo o se vi è eccesso di calore nell’ambiente, entra in gioco il meccanismo di termoregolazione che attraverso la sudorazione ricerca l’equilibrio perduto. • L'equilibrio che si raggiunge appunto attraverso la sudorazione od evaporazione che dir si voglia, è raggiunto tanto più facilmente quanto minore è l’umidità e quanto maggiore è la ventilazione, entro certi limiti naturalmente. • Si può controllare il microclima senza bisogno di strumenti; per esempio: • bocca secca grado di umidità troppo basso • indumenti attaccaticci umidità elevata • sudorazione frequente temperatura elevata e/o umidità alta e/o scarso ricambio dell’aria

  28. Il microclima, qualora non corrisponda alle esigenze dell’organismo umano, può produrre anche effetti infortunistici: se pensiamo ai mesi estivi, avvertiamo più facilmente il senso di spossatezza, di stanchezza, perdiamo la capacità di concentrarci, anche per brevi periodi.

  29. Sempre a riguardo dell’aria che respiriamo negli uffici oggi si parla di sick building syndromeovvero sindrome da edificio malato. • Vi sono molti malesseri che possono derivare da questa sindrome; tra questi raffreddori che durano nel tempo, mal di testa, male alla gola, irritazione agli occhi, difficoltà respiratorie e via elencando. • Tali malesseri hanno la caratteristica d’essere stabili nel tempo e non legati alle stagioni o a particolari periodi epidemici e devono essere ascritti a fattori quali: SINDROME LOCALI DI LAVORO MALATI • Cause • cattivo funzionamento degli impianti di condizionamento • presenza di sostanze nocive nei mobili o negli arredi (formaldeide, amianto) • moquette con carico di batteri, acari e altri microrganismi • localizzazione degli uffici: a) nelle officine- b) a ridosso d’arterie stradali molto trafficate o d’aree fortemente inquinate • ionizzazione dell’aria • temperatura

  30. Tabella A- ILLUMINAMENTO DI ESERCIZIO • Tipo di locale Valore minimo (lux) AMBIENTI COMUNI • Corridoi, aree di passaggio 50 /100 • Ascensori, scale 100 • Magazzini e depositi 100 LUOGHI DI LAVORO • Uffici generici, aule, sala computer 300 • Uffici di progettazione (con disegnatori) 500 • Sale riunioni 300

  31. Tabella B- PORTATE D’ ARIA ARIA DI RICAMBIO • (valori espressi in mc/ora/persona) • Tipo di locale • Portata per persona (mc/ora x persona) raccomandato minimo • Locali singoli 25.525.5- 42.5 • Open space 25.517- 25.5 • Locali riunione 25.5- 3434- 51 • Uffici con computer 16.2216.2- 42.5 • Servizi nota A • A- Ricambio richiesto nei servizi igienici, edifici adibiti a residenza e assimilabili: 0,0011 vol/sec (4vol/sec).

  32. Aria condizionata • Gli impianti di condizionamento si possono classificare in tre gruppi: • Che trattano l’aria in un’unica centrale e poi inviata nei vari ambienti; • Che trattano l’acqua in centrale e poi la inviano agli scambiatori di calore situati nei vari ambienti; • Che trattano in centrale sia l’acqua che l’aria. • Per verificare se gli impianti esistenti sono a norma, il S.P.P. di un’azienda dovrebbe procedere ad analizzare i seguenti punti: • Analisi del microclima: a) verifica degli indici termometrici; b) controllo della velocità dell’aria nei posti di lavoro. • Verifica della adeguatezza dei parametri sopra rilevati con le dimensioni dei locali, e le variazioni nel tempo. • Verifica della portata d’aria reale esterna e della omogeneità di distribuzione nei vari ambienti. • Controllo del posizionamento delle prese d’aria esterne e dell’efficienza dei filtri. • Controllo dell’efficienza della manutenzione con riferimento alla presenza di materiali inquinanti nelle canalizzazioni (Tab.C).

  33. Note per il controllo del microclima • I filtri devono essere in grado di trattenere tutte le particelle solide di dimensioni superiori a 50 micron ed il 90% di quelle con dimensioni comprese tra 50 e 0.5 micron. • Le norme UNI consigliano una velocità dell’aria (Va) di <0.15 m/sec. • Portata dell’aria esterna filtrata non inferiore a 20 mc/persona/ora. • I parametri per il controllo del comfort termico in ambienti con ridotto dispendio di energie sono: • Temperatura dell’aria (Ta): estate 25.5-26.5°C; inverno 22-23°C. • Umidità relativa (UR): 40-60%. • Sufficiente apporto di aria di ricambio.Qualità dell’aria (senza inquinanti). • Omogeneità delle condizioni microclimatiche nei vari punti dei locali e nelle diverse ore del giorno. • Le prese d’aria esterna devono essere posizionate a m. 3 dal suolo (cortili) o a m. 6 da camini o altre fonti di emissioni.

  34. Tabella C- PUREZZA DELL’ARIA (valori limite espressi in mg./mc) livello di punta media annua • Particolati 0.15 0.06 • Anidride solforosa 0.08 0.4 • Ossido di carbonio 20.0 30.0 • Ossido di azoto 0.2 0.5 • Ossidanti fotochimici 0.1 0.5

  35. 4° GRUPPO Posizioni disagevoli • Nelle “posizioni disagevoli” si possono tranquillamente ricondurre quelle statiche di chi lavora ore senza cambiare posizione. • Può sembrare strano a chi non lavora seduto per otto ore, ma il lavoro muscolare statico, in altre parole la contrazione continua di un gruppo di muscoli, sempre quelli, fa comparire la fatica più di un lavoro dinamico. • Alla fatica fisica si aggiunge la fatica psicologica producendo spesso stati d’ansia, perdita di concentrazione e altro. Ovviare a questi inconvenienti è possibile, a patto di poter cambiare, con una certa frequenza la posizione statica. Sarà perciò utile alzarsi dalla scrivania ogni tanto e distribuire con oculatezza le pause fisiologiche. • Ripetitività, monotonia, ritmi eccessivi, saturazione dei tempi producono effetti stancanti soprattutto di carattere psicologico. Il risultato conseguente è lo scarso rendimento e il senso di spersonalizzazione. Vi sono certamente casi limite, ove si presenti la necessità di modificare l’organizzazione del lavoro. • Infine l’ansia e le frustrazioni. Ognuno di noi ha di sé, frequentemente, una valutazione superiore rispetto a quella degli altri nei suoi confronti. In certi casi ed in presenza delle difficoltà di soddisfare le proprie attese personali si possono ingenerare fasi di frustrazione e ansia. La medicina consiste nel non abbandonarsi nel cosiddetto “adattamento passivo”, ma di cercare una proficua integrazione tra i propri obiettivi e quelli dell’azienda. • Norme tecniche di riferimento: UNI 8852- UNI 10339 Prospetto 3- UNI 10380 (maggio 1994) • Leggi: D.P.R. 303/56- D.P.R. 547/55

  36. Lo stress da lavoro • Stress è un termine usato per indicare la reazione a una situazione che si percepisce di non poter affrontare con successo e che ha come conseguenza un indesiderato deterioramento fisico, mentale ed emotivo. • La classe di fattori che inducono lo stress sono molteplici: ad esempio il carico di lavoro può divenire fattore di stress sia se il carico è eccessivo, sia che esso sia scarso. Ma l’eccesso e la carenza di lavoro vanno intesi anche in senso quantitativo e qualitativo, in senso fisico e psichico. • Un alto carico di lavoro può rivelarsi non stressante se associato ad un’elevata discrezionalità da parte del lavoratore. • Un altro fattore individuato risiede nella complessità del lavoro o, viceversa, nella sua monotonia. Lo stress in questo caso deriva da un’elevata richiesta di lavoro e da una mancanza di controllo dello stesso.

  37. Altro fattore di stress è determinato dai problemi ambientali non conosciuti e non controllati, quali il rumore, l’ illuminazione scadente, il microclima, i locali angusti (punti trattati nella presente guida). • E’ pertanto fondamentale conoscere, perchè un rischio ignoto è più stressante di un rischio riconosciuto e controllato. • E’ possibile il verificarsi di un altro fattore: il conflitto di ruolo allorché un lavoratore deve ricoprire ruoli diversi e tra loro incompatibili; si dice invece ambiguità di ruolo quando manca chiarezza circa i compiti che il lavoratore deve svolgere e circa le prospettive che gliene derivano.

  38. Vi è poi un altro elemento di stress che deriva dall’insufficiente partecipazione di un lavoratore alla determinazione di un processo lavorativo. Quasi sempre questo fattore è determinato da una non adeguata organizzazione del lavoro e/o da una struttura organizzativa e gerarchica di carattere accentratrice e burocratica. • Se poi passiamo ai rapporti coi superiori o tra colleghi, si può verificare come questi, se la loro qualità e quantità sono scadenti, deludenti e vessatori, possano essere per molti lavoratori una fonte di stress. Oggi va sotto il termine mobbingproprio questo tipo di problema che, a quanto risulta dalla ricerca fatta in Europa, sta assumendo dimensioni tali da richiedere un attenzione particolare anche da parte del sindacato. • Nelle scuole è una questione degna di massima attenzione lo sviluppo della carriera degli linsegnanti. Sappiamo di molti casi di stress e di conseguenti malattie allorché si è diffusa la paura di perdere il posto di lavoro; o talvolta di fronte alla perdita delle capacità necessarie a svolgere efficacemente i propri compiti; o per un eccessivo o assente iter di crescita professionale e promozionale. • Un’ultima categoria di problemi attiene all’interfaccia tra lavoro e l’ambiente esterno, in primo luogo l’ambito familiare.

  39. Fattori moderatori dello stress • Numerosi fattori possono agire come moderatori dello stress. Tra questi vi è il sostegno sociale, che può tamponare, fino ad un certo punto gli effetti di una condizione lavorativa sfavorevole. Il sindacato può certamente svolgere un ruolo attivo in tal senso. • Anche i tratti della personalità si associano allo stress da lavoro, anche se la personalità non è un fattore immutabile. Dalle ricerche condotte si ricava un’associazione tra effetti dello stress e carattere tendente all’instabilità emotiva e tensione. Alcune caratteristiche della personalità, come l’estroversione/introversione, potrebbero modificare la risposta allo stress. • Un altro parametro che influenza la resistenza allo stress è il concetto di sé : un elevato concetto di se stessi si associa spesso a successo e soddisfazione nel lavoro, mentre la svalutazione di se stessi si accompagna spesso a depressione.

  40. Fase di resistenza • Fase di allarme Fase di esaurimento • Nella fase A (reazione di allarme) tutte le risposte corporee allo stress sono in atto; ma se lo stress dura a lungo, dopo un po’ il corpo vi si abitua e subentra una fase di adattamento o resistenza (B). Se lo stress persiste, vi è un limite al periodo di adattamento, oltre il quale si entra nella fase di esaurimento (C). • Ricerche effettuate sugli equipaggi dei bombardieri alleati durante la II Guerra Mondiale hanno dimostrato che la fase di allarme si manteneva per le prime cinque o sei missioni; in seguito subentrava la fase di adattamento, che però, dati gli altissimi livelli di stress, durava solo per altre cinque missioni. Dopo l’undicesimo volo si entrava nella fase finale di esaurimento: questa fase si contraddistingueva con forme di rassegnazione, si poteva vedere giovani diventare vecchi quasi da un giorno all’altro. • Gli stessi principi valgono per gli stress giornalieri, anche se in modo menoaccentuato

  41. Stress: effetti a lungo termine • FISICI EMOTIVI • Iperventilazione Rifiuto • Cattiva respirazione Rabbia e irritazione • Disturbi della vista Infelicità • Dolori al petto Depressione, apatia • Affaticamento muscolare Facilità alle lacrime • Dolori al collo Allontanamento dalle amicizie • Rischio di dolori alla schiena Paranoia • Affaticamento muscolare Isolamento • Cattiva digestione Perdita della capacità di amare/ voler bene • Possibilità di ulcere COMPORTAMENTALI • Indolenza • Sistema immunitario Lunghe pause • Influenza Lunghe permanenze in ufficio • Artrite Insonnia • Pressione sanguigna Uso di stimolanti • Invecchiamento Attenzione ossessiva all’orologio

  42. Le cause degli infortuni Per quanto possa sembrare inverosimile, ci sono innumerevoli occasioni d’infortunio negli ambienti scolastici. La tabella che segue, con buona approssimazione, riporta quelle che sono le cause maggiori degli infortuni : Tutti i locali • Rischi • Cadute e scivolamenti • Urti e schiacciamenti • Ferite da punta e da taglio • Impianti elettrici • Sollevamento e trasporto • Disordine

  43. Cadute e scivolamenti • Sono le voci responsabili di circa la metà di tutti gli infortuni che avvengono negli ambienti. • Prima degli aspetti tecnici, occorre ricordare che quelli emotivi, quelli psicologici, la stanchezza e l’umore entrano prepotentemente in gioco e contribuiscono ad accentuare la gravità delle conseguenze. • Cadute e scivolamenti Cause • Oggetti fissati al pavimento (colonnine per l’allacciamento elettrico e telefonico) • Prolunghe che sporgono dalla scrivania e che non sono fissate al pavimento • Oggetti depositati a terra (borse, scatole …) • Tappeti mal fissati o con bordi alzati • Moquette scollata o deteriorata • Oggetti scivolosi caduti sul pavimento (fogli d’acetato, piccoli coperchi di plastica, floppy disk …) • Pavimento bagnato dall’acqua usata anche per piante e fiori • Dislivelli del pavimento non segnalati • Sedie rotte o usate in modo errato

  44. Sembra che il guaio maggiore, legato alle cadute ed agli scivolamenti, risieda nell’abitudine: gradualmente impariamo a “vivere” con le situazioni anomale e a tenerle sotto controllo, tanto da riuscire a “schivarle” senza neanche pensarci più. Conviviamo coi pericoli presenti nel nostro ambiente e ne consegue la certezza che non esistono rischi di cui preoccuparsi: fino a prova contraria.

  45. Evitare i rischi di scivolamento e cadute comporta: • Non lasciare oggetti sul pavimento • Assicurarsi che le colonnine portautenze siano sempre collocate sotto la scrivania o in posizione di sicurezza • Controllare che le prolunghe e il filo del telefono non siano occasione d’inciampo • Non spostarsi a spinta sulle sedie a rotelle • Evitare di indossare calzature che possono essere pericolose, come ad esempio i tacchi a spillo … • Ricordarsi che la fretta è cattiva consigliera, quindi non correre • Appoggiarsi sempre ai corrimani delle scale (quando presenti) • Nel trasporto d’oggetti voluminosi guardarsi sempre intorno per evitare di cadere e urtare altri • Non salire in piedi sulle sedie, specie se a rotelle • Controllare che il pavimento sia sempre in buono stato di manutenzione • Verificare (se presenti) che le lamine d’ottone o alluminio poste sulle soglie delle porte siano sempre perfettamente aderenti al pavimento

  46. Urti e schiacciamenti • I motivi per cui accadono questi tipi d’incidenti sono di tre ordini: A) spazi di movimento limitati; B) uso scorretto di procedure di lavoro; • scordarsi dell’esistenza della forza di gravità. • Caso A- Spazi di movimento limitati • porte aperte degli armadi • cassetti di scrivania aperti • sostare dietro una porta • sedie, tavolini o altro fuori posto • urto contro mobili a spigolo vivo • urto contro chiavi lasciate nelle toppe delle serrature • chiusura di ante o cassetti con il ginocchio o con il corpo

  47. Caso B • Uso scorretto di procedure di lavoro • chiusura dei cassetti afferrandoli per il bordo e non per le maniglie • chiusura di ante a scorrimento degli armadi afferrandole per il bordo e non per le maniglie • aprire e chiudere finestre a scorrimento orizzontale esercitando pressione sul telaio • contrastare la chiusura di porte o cancelli di ascensori con le mani • spostamento di mobili o attrezzature d’ufficio quando non è previsto nella mansione • apertura scorretta dei cassetti provocandone il ribaltamento

  48. caso C • Scordarsi dell’esistenza della forza di gravità • disposizione di oggetti pesanti e attrezzature voluminose e pericolose (taglierine…) nei piani alti di armadi • apertura violenta di cassetti senza battuta d’arresto • quadri non fissati correttamente alle pareti • armadi o scaffali non ancorati al muro • Rispetto agli “scivoloni” gli schiacciamenti sono un fatto più soggettivo che si lega molto anche allo stato d’animo del lavoratore, o a fattori di stress, d’ansia, di stanchezza…

  49. Ferite da taglio Le cause sono di duplice natura: • condizioni tecniche di pericolo • azioni pericolose • Caso A- Condizioni tecniche di pericolo • porte a vetri e finestre non in sicurezza • mobili metallici con spigoli vivi o piani taglienti • taglierine con lame non protette • oggetti in vetro (posacenere, vasi, quadri …) • forbici e tagliacarte appuntiti • puntine da disegno, lamette, temperini, coltelli … • chiodi o viti sporgenti da muri o porte o mobili … • bottigliette di vetro e lattine • Caso B- Azioni pericolose • Per evitare i rischi di incidente sono utili alcune piccole precauzioni quali: • controllare che non vi siano chiodi o viti sporgenti • richiedere il montaggio di vetri di sicurezza • eliminare strumenti taglienti e appuntiti • non riporre alla rinfusa oggetti taglienti nei cassetti • dotarsi di forbici e tagliacarte con punte arrotondate • collocare gli oggetti di vetro in posizione sicure • non raccogliere con le mani vetri rotti • i frammenti di vetro gettati nei cestini o in contenitori siano avvolti in abbondante carta o stracci • non inumidire con le labbra i bordi delle buste allo scopo di chiuderle • maneggiare i fogli di carta prendendoli per gli angoli e non per i lati • sostituire velocemente i vetri rotti • non infilare le mani in fotocopiatrici, macchine da scrivere …

  50. Impianti elettrici • Per accendere una lampada da 100 Watt a 220 Volt, occorrono 0,45Ampere; per avviare un motore elettrico da 1 kW a 220 Volt occorrono circa 3,3 Ampere. Per uccidere un uomo è più che sufficiente applicargli per qualche secondo 0,1 Ampere! • I cavi elettrici di tensione trasportano energia non immediatamente quantificabile, se tal energia è mal utilizzata o indirizzata può produrre danni irreversibili fino alla morte. • Il nostro corpo, di fronte ad una corrente elettrica è debolissimo, non è in altre parole in grado di opporre resistenza; riesce a sopportare un’intensità di corrente inferiore a 0,01 Ampere (1 millesimo di Ampere) con differenza di potenziale di 25/50 Volt rispettivamente se corrente continua o alternata. • Tale vulnerabilità deriva dal fatto che la resistenza che il corpo umano riesce a realizzare nei confronti del passaggio di corrente varia nell’ordine di 500/ 2.000 Ohm. Nel caso di elettrocuzione ciò significa, riferendoci ad una tensione di 220 V, essere attraversati da una corrente variante tra 0,44 e 0,11 Ampere: decisamente letale. • La resistenza al passaggio di corrente può aumentare se indossiamo guanti dielettrici, calzature di gomma, pedane isolanti; può invece diminuire se siamo a piedi nudi e bagnati, con contatto prolungato, dipende inoltre dalla stanchezza, dall’umidità del corpo … • Nella tabella sottostante sono elencati alcuni accorgimenti, tenendo conto delle cause più frequenti di elettrocuzione:

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