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Studi epidemiologici

Studi epidemiologici. Un esempio storico. Il colera a Londra e l’associazione tra malattia e la fonte di acqua. I dati demografici possono misurare lo ‘stato di salute’ di una popolazione. Individuazioni di popolazioni a rischio.

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Studi epidemiologici

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Presentation Transcript


  1. Studi epidemiologici

  2. Un esempio storico. Il colera a Londra e l’associazione tra malattia e la fonte di acqua

  3. I dati demografici possono misurare lo ‘stato di salute’ di una popolazione

  4. Individuazioni di popolazioni a rischio

  5. Epidemiologia descrittiva; descrizione dello ‘stato di salute di una popolazione. Es., cause di morte nell'uomo negli ultimi 100 anni Gli studi di epidemiologia descrittiva ‘misurano’ gli effetti sulla salute delle condizioni ‘ambientali’

  6. Relazione tra mortalità per cardiopatia ischemica e consumi di acidi grassi in Spagna

  7. Possibile correlazione tra dieta e cancro colorettale: uno studio descrittivo (ecologico)

  8. Influenza ambientale You can see a ten-fold difference at insulin-dependent diabetes mellitus between Korean people at Korea and Korean people migrated to California,USA.

  9. Gli studi di epidemiologia descrittiva possono monitorare l’efficacia di misure sanitarie. Multi-drug therapy introduced in 1991 in Mumbai has shown a declining trend in prevalence rate; the new case detection rate (NCDR) has not shown any significant reduction over a period time

  10. Definizione di epidemiologia: le cinque parole-chiave

  11. Compiti specifici e scopi pratici della epidemiologia

  12. Obiettivi di uno studio epidemiologico

  13. Misure di frequenza N.B.: l’incidenza è un tasso

  14. prevalenza puntuale al tempo T0 = 2/8 (si tratta dei soggetti n. 5 e n.7); • prevalenza puntuale al tempo T1 = 3/8 (soggetti n. 3, 6 e 7); • incidenza cumulativa nel tempo T0-T1 = 4/6 (soggetti n. 1, 3, 4, 6) - notare che i soggetti 5 e 7 sono stati esclusi dalla popolazione in esame, che non conta più 8 soggetti bensì 6. Infatti i soggetti 5 e 7 erano già ammalati all'inizio del periodo di osservazione, e quindi non devono entrare nel conteggio dei nuovi casi 

  15. è possibile che la popolazione non sia stata monitorata continuamente durante il periodo T0-T1, ma che sia stata semplicemente confrontata la situazione sanitaria esistente al tempo T0 con quella esistente al tempo T1. In tal caso, l'incidenza cumulativa T0-T1 corrisponde a 2/6 (soggetti n. 3 e 6, che erano sani in T0 e malati in T1). I soggetti n. 1 e 4 si sono ammalati e sono guariti durante il periodo e quindi sono sfuggiti all'osservazione! Ovviamente questo tipo di calcolo è meno preciso di quello visto al punto precedente.

  16. La prevalenza misura l’impatto di una patologia, in genere cronica, sulla popolazione. L’incidenza consente di valutare le variazioni della malattia nel tempo, nelle diverse aree geografiche, nelle sub-popolazioni .

  17. Esempio. Una malattia cronica ha una prevalenza di 1.000.000 nella popolazione in esame. La mortalità nella popolazione malata è pari al 3%. Se la prevalenza è stabile  i numeri di nuovi casi per anno (tasso d’incidenza) è pari alla mortalità annuale dei malati: 30.000 pazienti muoiono ogni anno, 30.000 persone sane si ammalano ogni anno Supponiamo che vi sia un aumento dell’incidenza da 30.000 a 60.000 nuovi casi/anno (+ 100%). La prevalenza passa inizialmente da 1.000.000 a 1.030.00 (+ 3%) nel primo anno, a 1.059.100 nel secondo anno (+5,9 %), a 1.087.327 nel terzo anno (+8,7%) ecc. (assumendo mortalità costante per i malati).

  18. Misurando la prevalenza, l’aumento di nuovi casi viene rilevato molto più lentamente, rispetto all’aumento di incidenza. Inoltre, un aumento di prevalenza osservato può essere dovuto ad una diminuzione della mortalità nei malati (ad es., per effetto di misure terapeutiche). L’incidenza ci informa quindi in modo più sensibile e rapido sullo ‘stato della malattia’. L’incidenza è quindi la misura più adatta per valutare l’impatto di un fattore di rischio

  19. Relazioni tra prevalenza, incidenza e durata della malattia

  20. Studi descrittivi • Esaminano le differenza nelle frequenze di patologie nella popolazione in relazione a caratteri endogeni (età, sesso, razza, genotipo) o ambientali. • In genere, possono solo identificare tendenze o patterns (nel tempo e nello spazio) ma non sono in grado di identificare con sicurezza l’agente causale. • Sono in genere la prima tappa per lo studio di fenomeni sanitari o patologici. Permettono di formulare ipotesi sui fattori causali di una patologia.

  21. Studi trasversali (cross-sectional). • Misurano contemporaneamente la prevalenza, in una popolazione o in un campione di popolazione, di una patologia (o di altri parametri) e l’esposizione a fattori ritenuti di rischio.

  22. Può non essere possibile stabilire se l’esposizione al fattore di rischio ha preceduto la malattia (non so da quanto tempo il soggetto è malato e da quanto tempo è esposto al fattore). • Può essere difficile stabilire se il fattore studiato è un fattore di rischio o un fattore prognostico • La prevalenza è proporzionale a: incidenza x durata della malattia. Un aumento di prevalenza può essere dovuto ad aumento di incidenza o ad aumento di durata della malattia. • Vantaggi: rapidi ed economici. Formulazione di ipotesi

  23. E’ fondamentale che il campione studiato sia rappresentativo della popolazione generale. Ad esempio, se si vuole studiare la correlazione tra fumo e ospedalizzazione, è necessario che la percentuale di individui ospedalizzati, di fumatori e non fumatori nel campione sia la stessa che nella popolazione generale  v. CAMPIONAMENTO

  24. Esempio di studio trasversale

  25. Per stabilire se l’esposizione è un fattore di rischio, si calcola l’odds ratio: a/b ; se C.I. 95% di OR è maggiore di 1 fattore c/d di rischio se comprende 1  fattore ininfluente se < 1 fattore protettivo

  26. Esempio di studio di epidemiologia descrittiva: uno studio di farmacoepidemiologia

  27. Studi ecologici • Confronto delle incidenze di diverse popolazioni (o sottopopolazioni) o dell’incidenza in una stessa popolazione a diversi tempi. • E’ necessario avere database accurati per l’incidenza della malattia e per l’entità dell’esposizione. • Occorre controllare eventuali differenze o cambiamenti nella diagnosi della malattia, che possono portare a conclusione errate.

  28. Possibile correlazione tra dieta e cancro colorettale: uno studio ecologico

  29. Misura dell’associazione: si utilizza in genere un modello di regressione lineare. Più la pendenza della retta si avvicina a 45°, più l’associazione è forte. N.B.: l’esistenza di un’associazione a livello ecologico (delle popolazioni) non implica necessariamente l’esistenza di una correlazione a livello individuale (in una popolazione)

  30. Esempio di studio ecologico: relazione tra mortalità per cardiopatia ischemica e consumi di acidi grassi in Spagna

  31. Epidemiologia analitica: verifica di ipotesi Per DETERMINANTI si intendono quei fattori la cui alterazione induce un cambiamento nella frequenza o nei caratteri di una malattia Malattie infettive

  32. I determinanti (fattori causali) possono essere: necessari (malattie infettive); sufficienti. • Per le malattie non infettive, cronico-degenerative, i singoli fattori causali non sono in genere né necessari né sufficienti. • Sono invece associaticon un aumento della probabilità si sviluppare la malattia (aumento del rischio) e sono quindi denominati fattori di rischio.

  33. Fattori di rischio: • Fattori ambientali: esposizioni • Fattori genetici (ereditari) • Fattori individuali non ereditari: malattie, età, sesso • Fattori individuali dovuti a stili di vita: fumo, dieta ecc.

  34. Associazione e causalità Associazione

  35. Fattori di confondimento

  36. Esempio di fattore di confondimento • E’ stata osservata un’associazione tra consumo di caffè e rischio di infarto miocardico. • Se ne può dedurre che il consumo di caffè è un fattore di rischio per l’infarto? • Tra i bevitori di caffè la percentuale di fumatori è più alta che nei non bevitori. • Il consumo di caffè è associato all’infarto ma l’associazione è non causale • Il vero fattore di rischio è il fumo

  37. ESPOSIZIONE MALATTIA (fumo) (infarto) FATTORE DI CONFONDIMENTO (consumo di caffè)

  38. Criteri di causalità Per stabilire un’associazione di causalità occorre eliminare tutti i possibili fattori di confondimento.

  39. Tipi di studi epidemiologici analitici per la verifica di ipotesi. Studi di coorte (prospettici) e studi caso-controllo

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