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SCUOLA E DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO

SCUOLA E DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO. Dott.ssa Sordi Claretta. I DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO SONO DISABILITA’ DI ORIGINE GENETICO-COSTITUZIONALE CHE SI PRESENTANO IN SOGGETTI ESENTI DA DEFICIT NEUROLOGICI E SENSORIALI CON UN SISTEMA COGNITIVO INTEGRO.

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SCUOLA E DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO

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Presentation Transcript


  1. SCUOLA E DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO Dott.ssa Sordi Claretta

  2. I DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO SONO DISABILITA’ DI ORIGINE GENETICO-COSTITUZIONALE CHE SI PRESENTANO IN SOGGETTI ESENTI DA DEFICIT NEUROLOGICI E SENSORIALI CON UN SISTEMA COGNITIVO INTEGRO

  3. IL PRIMO CRITERIO DIAGNOSTICO E’ INFATTI LA VALUTAZIONE COGNITIVA SU SCALE STANDARDIZZATE CHE DIMOSTRINO UN Q.I. NELLA NORMA ED ESCLUDANO UNA DEBOLEZZA O UN RITARDO

  4. ALLA DIAGNOSI SI ARRIVERA’ SOLO ATTRAVERSO UN’INDAGINE DI TIPO NEUROPSICOLOGICO CHE CONSENTA DI INDAGARE TUTTE LE FUNZIONI COGNITIVE QUALI INTELLIGENZA, PERCEZIONE, MOTRICITA’, LINGUAGGIO, MEMORIE ED ATTENZIONE

  5. QUINDI QUANDO SI PARLA DI DSA CI TROVIAMO DI FRONTE A SOGGETTI INTELLIGENTI E MOLTO CONSAPEVOLI DELLE LORO DEBOLEZZE

  6. LA LORO DIFFICOLTA’ CONSISTE NELLA MANCATA AUTOMATIZZAZIONE DEI MECCANISMI DI UNO O PIU’ MODULI ( LETTURA, SCRITTURA, ORTOGRAFIA, CALCOLO)

  7. DISLESSIA (lettura)DISGRAFIA (scrittura)DISORTOGRAFIA (regole ortografiche)DISCALCULIA (numeri e calcolo)

  8. COS’E’ UN MODULOIn neuropsicologia un modulo è un sistema automatizzato che compie un lavoro specifico.Quindi ciascun modulo possiede una certa autonomia, si sviluppa gradualmente, si può assemblare con altri moduli ma sempre necessita del controllo di un processore centrale

  9. Esistono:- moduli di primo tipo come i riflessi, il colore, la forma- moduli di secondo tipo derivati dall’unione di moduli di primo tipo.Sono moduli di secondo tipo il riconoscimento degli oggetti e le abilità linguistiche per i quali l’intervento dei sistemi centrali avviene in modo implicito indipendentemente dalla volontà del soggetto.

  10. I moduli di terzo tipo derivati dall’assemblamento di moduli di secondo tipo necessitano di un forte intervento del processore centrale. Il bambino che impara a leggere deve con atto volontario mantenersi sul compito a differenza del bambino che impara a parlare

  11. Esiste infatti un sistema di controllo denominato in letteratura in modo interscambiabileSAS o PROCESSORE CENTRALE o SISTEMA ESECUTIVO che organizza e controlla i moduli ed interviene in caso di necessità. Quindi ogni singola funzione seppur isolata dipende dalla efficienza dell’intero sistema

  12. Collocazione anatomica Giro del cingolo Lobi frontali cervelletto Gangli della base

  13. SAS e collegamento con i moduli1) sas e moduli attivi : soggetto dotato cognitivamente e senza difficoltà specifiche di apprendimento2) mancato collegamento tra modulo e sas: soggetto dotato cognitivamente ma con disturbo specifico relativo al modulo 3) attivo solo il modulo: soggetto non dotato cognitivamente

  14. MODELLO DEL CONTINUUM(F. Benso)Dalla teoria modulare di Moscovitch e Umiltà (1990)si origina il modello del continuum di F. Benso (2007)sul quale poggiano diagnosi e trattamenti abilitativi.Tale modello teorizza un collegamento sempre attivo ed inconsapevole tra modulo e sistema centrale

  15. PROCESSORE CENTRALE MODULO

  16. Quindi nel disturbo dell’apprendimento qualunque sia il modulo deteriorato e’ sempre presente una fragilità attentivaperche’ un modulo non automatizzato fa risalire la debolezza ai sistemi centrali a lui dedicati.Cio’ è particolarmente importante se si pensa al protocollo riabilitativo

  17. METODO COGNITIVO INTEGRATO(F. BENSO)Per abilitare bisognerà lavorare non solo sul modulo ma sugli aspetti attentivi che sottostanno al modulo(stare sul compito, gestire le interferenze, sapersi organizzare…)

  18. E’ da sfatare il preconcetto che con ragazzi grandi non ci sia più nulla da fare ma si debba solo compensare o dispensare. Infatti i trattamenti abilitativi sono possibili anche in adolescenza con ottimi risultati purchè siano ancora presenti nel soggetto valide motivazioni per il recupero.

  19. Lo sport può essere un valido alleato al potenziamento delle risorse attentive proprio perchè l’apprendimento motorio complesso richiede sempre l’intervento durante la sua formazione del processore centrale.

  20. In particolare sport situazionali quali arti marziali, scherma, tennis e sport individuali come equitazione, atletica, danza, nuoto, meglio si addicono al recupero per il rapporto individualizzato tra istruttore ed allievo, che consente di tarare le richieste ad hoc sull’individuo

  21. Al contrario negli sport di squadra un bambino attentivamente debole e quindi facilmente distraibile ed emotivo correrà il rischio di sentirsi inadeguato con ricadute negative sull’autostima

  22. E’ fondamentale affinchè lo sport diventi strumento di potenziamento attentivo la presenza di un istruttore competente e carismatico e la motivazione del bambino nei confronti dello sport scelto

  23. I principi base di ogni allenamento sportivo saranno gli stessi dei trattamenti abilitativi di tipo cognitivo: -la taratura sul singolo- la gradualità progressiva delle richieste - il rinforzo positivo

  24. SISTEMA ESECUTIVO-avvio al compito-attenzione sostenuta-flessibilità-controllo dell’interferenza-rielaborazione in memoria di lavoro-organizzazione e pianificazione-controllo delle emozioni

  25. Esiste a livello cerebrale una rete neuronale definita “default network”che supporta il pensiero vagante. Diversi lavori confermano la difficoltà del bambino con disturbo dell’attenzione a sopprimere l’attività di questo circuito anche quando e’ necessario concentrarsi

  26. LA DISLESSIAdisturbo specifico della lettura di origine neurobiologico in un soggetto con sviluppo intellettivo nella norma.I parametri di riferimento per la diagnosi di dislessia sono la velocità (sill./sec.) e l’accuratezza(numero di errori commessi).

  27. Essendo la nostra una lingua “trasparente” per la quasi totale corrispondenza tra grafema e fonema il parametro più attendibile per la diagnosi in Italia e’ la velocità di lettura (due deviazioni standard in meno rispetto alla media) e non l’accuratezza

  28. COME FUNZIONA LA LETTURAIl modello proposto dalla neuropsicologia e’ quello a “due vie”:via lessicalevia grafo-fonologica

  29. Proviamo a leggere queste due parole:BAMBINA BEPREMEDInel primo caso la parola è stata letta in maniera immediata utilizzando il lessico visivonel secondo caso la parola è stata letta sillaba per sillaba tramite la conversione grafema-fonema con cui si affrontano le parole sconosciute

  30. VIA LESSICALEPermette di essere veloci con l’accesso immediato al significatodando la possibilità di costruire un vero e proprio vocabolario delle parole conosciute (lessico visivo di input) VIA FONOLOGICAPermette la lettura delle nuove parole(non appartenenti al lessico visivo di input) e la lettura di non-parole

  31. Solo il completo consolidamento della via fonologica consente il passaggio alla via lessicale.In seguito la via lessicale sarà utilizzata in maniera preferenziale essendo piu’ veloce mentre la via fonologica sarà mantenuta per leggere parole sconosciute

  32. AUTOMATIZZAZIONE DEL MODULO LETTURA:-adeguate risorse attentive (associazione suono-segno)-sviluppo adeguato dell’attenzione spaziale (allargamento e restringimento del fuoco attentivo che deve essere flessibile e presenza di corretti movimenti oculari)

  33. -adeguata memoria di lavoro(conservazione di informazioni sulle lettere necessaria alla decodifica)-buone capacità visuo-percettive (spesso il dislessico soggiace ad un fenomeno visivo definito”persistenza visibile”) -buone capacità linguistiche (composizione fonemica)

  34. CONSEGUENZE :parole e non parole sono lette con la stessa velocità (manca l’anticipo lessicale)il brano viene letto con la stessa velocità delle parole (manca l’effetto contesto)Ecco perche’ nella diagnosi di dislessia il punteggio deve risultare inferiore alle due deviazioni standard nella lettura di parole/non parole/brano

  35. COSA DEVE FARE LA SCUOLA-prevenire (screening)-informare e comunicare eventuali difficoltà-collaborare con la famiglia e gli specialisti-mettere in atto percorsi di rinforzo

  36. PERCORSO PER DSAIdentificazione precoceAttività mirate al recuperoComunicazione alla famigliaIter diagnostico presso i serviziDiagnosi e certificazioneComunicazione della famiglia alla scuolaPiano didattico personalizzato (PDP)

  37. LA DIAGNOSI PERMETTE:- Evitare errori- Prendere coscienza della difficoltà - Mettere in atto percorsi personalizzati ricorrendo se necessario a strumenti compensativi e a misure dispensative

  38. LEGGE 170 2010La legge si rivolge specificatamente agli alunni con DSA come tutela al diritto allo studio in modo diverso dalle legge 104 del 1992

  39. -Riconoscimento del disturbo specifico in quanto tale-Favorire il successo scolastico riducendo frustrazione e disagio degli alunni-Formare gli insegnanti ed informare le famiglie-Favorire una diagnosi precoce

  40. -Utilizzo di una didattica personalizzata e flessibile -Utilizzo di misure dispensative e strumenti compensativi-Ricorso ad adeguate forme di verifica e di valutazione per tutto il percorso di istruzione-misure di supporto per i familiari

  41. -La diagnosi è assicurata dal servizio sanitario nazionale;è acconsentita dalla legge la scelta della famiglia di avvalersi di specialisti privati nell’ambito di strutture accreditate

  42. Le UMVD del territorio, avendo il compito di vigilare sulla correttezza e completezza del percorso clinico che ha portato alla diagnosi, convalideranno la stessa al fine di renderla utile al percorso scolastico del minore

  43. La prima certificazione diagnostica può essere presentata alla scuola in qualsiasi momento dell’anno scolastico.Nel passaggio invece da un ordine di scuola all’altro il termine di presentazione è entro marzo.

  44. Al termine di ciascun ciclo è responsabilità della famiglia trasmettere la diagnosi all’ordine scolastico successivo.Inoltre la certificazione andrebbe periodicamente revisionata dagli specialisti perchè il disturbo essendo di tipo evolutivo assume nel tempo connotazioni diverse

  45. Così come il PDP non potrà essere un documento statico ma dovrà essere oggetto di revisioni da parte dei docenti in relazione ai cambiamenti del ragazzo

  46. CHE COS’E’ UNO SCREENING SUGLI APPRENDIMENTI?E’ la somministrazione agli alunni da parte di uno specialista di prove standardizzate su scala nazionale riferite ad aspetti significativi dell’apprendimento. Tali prove hanno alta attendibilità e consentono di rilevare, se presenti, difficoltà oggettive

  47. La rilevazione di difficoltà tramite uno screening non costituisce DIAGNOSI ma consente di acquisire significativi elementi affinchè la scuola metta a punto un percorso di rinforzo delle debolezze evidenziate

  48. Nei casi in cui l’allenamento non produca risultati la scuola ha il dovere di comunicarlo alla famiglia per consigliare un approfondimentodiagnostico.Solo ai genitori e a nessun altro spetta la scelta o meno di intervenire

  49. Fasi del progetto:-Somministrazione individuale delle prove, previo consenso della famiglia, a tutti gli alunni dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia e delle classi seconde delle scuole primarie dell’Istituto.Su segnalazione degli insegnanti sono possibili interventi anche su altre classi

  50. - Correzione e tabulazione delle prove- Restituzione agli insegnanti- Restituzione in busta chiusa alla famiglia - Colloquio con i genitori per i casi in cui si renda necessario un approfondimento- Archiviazione delle prove presso la segreteria dell’Istituto a documentazione del progetto stesso

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