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Corso di Psicologia Generale e Sociale

Corso di Psicologia Generale e Sociale. La Psicologia scientifica e psicologia ingenua L’uomo come essere naturale Storia e metodi Le scienze cognitive e la psicologia. 1. Psicologia scientifica e Psicologia ingenua /1.

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  1. Corso di Psicologia Generale e Sociale La Psicologia scientifica e psicologia ingenua L’uomo come essere naturale Storia e metodi Le scienze cognitive e la psicologia

  2. 1. Psicologia scientifica e Psicologia ingenua /1 • Teoria ingenua è una teoria fondata non su controlli scientifici ma sull’esperienza personale. • Jean Piaget, un importante psicologo svizzero che ha lavorato per lunga parte del secolo scorso, ricorreva alla tecnica del colloquio per analizzare le teorie ingenue dei bambini, cioè quello che essi pensano di sé e del mondo circostante. Ecco, per esempio, uno stralcio di colloquio tra Piaget (P) e un bambino (b) circa la natura dei sogni: • P: Da dove vengono i sogni? b: Penso che si dorma talmente bene che si sogna. • P: Vengono da noi o da fuori di noi? b: Da fuori. • P: Con che cosa si sogna? b: Non saprei. • P: Con le mani? ... Con niente? b: Si, con niente. • P: Quando sei a letto e sogni, dov’è il sogno? b: Nel mio letto, sotto le coperte. Non so. Se fosse nel mio ventre, ci sarebbero le ossa e non si vedrebbe. • P: Quando dormi, il sogno è lì? b: Sì, è nel mio letto, accanto a me ... • P: Il sogno è nella tua testa? b: Io sono nel sogno: non è nella mia testa. Quando si sogna non si sa di essere a letto. Si sa che si cammina. Si è nel sogno. Si è nel proprio letto e non lo si sa.

  3. 1. Psicologia scientifica e Psicologia ingenua /2 • La teoria scientifica • La differenza tra una teoria ingenua (del senso comune) e una teoria scientifica sta fondamentalmente nel metodo di controllo delle spiegazioni. • Il metodo sperimentale è lo strumento principale per costruire teorie scientifiche. • È stato messo a punto per studiare il mondo fisico, la natura esterna a noi, e solo poco più di un secolo fa trasferito allo studio dell’uomo.

  4. 1. Psicologia scientifica e Psicologia ingenua /3 • Le variabili • Un esperimento è volto a studiare la relazione tra due (o più) variabili, cioè tra due entità che variano. • Una delle due variabili è sempre naturale, nel senso che viene misurato un qualche aspetto del comportamento naturale di un essere vivente (p.e., la quantità di parole ricordate). • Lo scopo della ricerca consiste nell’appurare se e come questi punteggi siano collegati alla seconda variabile (p.e., i diversi tipi di istruzioni date ai partecipanti all’esperimento). • Negli esperimenti: una variabile, detta indipendente, deve essere controllata (o manipolata) dallo sperimentatore; dalla variazione di questa dipende la prestazione psicologica misurata (variabile dipendente).

  5. 1. Psicologia scientifica e Psicologia ingenua /4

  6. 1. Psicologia scientifica e Psicologia ingenua /4 • Controllo sperimentale e controllo intuitivo • Un accurato controllo delle spiegazioni relative ai rapporti tra le cause e i loro effetti è essenziale per costruire una psicologia scientifica. • Consideriamo il caso di un santone convinto dell’efficacia di una cura che somministra ai suoi adepti. • Poniamo che il santone abbia somministrato la cura a 18 malati: 12sono guariti e 6 no. • Dato che i primi sono molti di più dei secondi è facile convincersi che la cura è la causa della guarigione. Segue 

  7. 1. Psicologia scientifica e Psicologia ingenua /5 • Il gruppo di controllo • Matrice con quattro celle che permette di controllare se c'è correlazione tra cura di una malattia e guarigioni conseguenti • Nell’esempio riportato non c’è correlazione perché non c’è differenza significativa tra i risultati del campione sperimentale con quello di controllo

  8. 1. Psicologia scientifica e Psicologia ingenua /6 • In questo passo di Bacone è riportato un aneddoto relativo alla forza persuasiva dei soli casi A: • «Colui al quale in un santuario venivano mostrati quadri appesi come voto da gente scampata a un naufragio, a chi lo incalzava di domande se non riconoscesse la potenza degli dei, chiese a sua volta: – Dov’è il ritratto di coloro che, pur avendo fatto il voto, sono morti ugualmente? –». • Questa considerazione vale per tutte le superstizioni come l’astrologia, i sogni, le divinazioni, le maledizioni.

  9. 2. L’uomo come essere naturaleOstacoli alla nascita della psicologia scientifica • Ostacolialla nascita della psicologia scientifica: • dal basso: nozioni ingenue incorporate nel senso comune • dall'alto: concezione dell'uomo condivisa da studiosi e filosofi • La teoria dell'evoluzionediLamarck vs la teoria dell'evoluzione di Darwin

  10. 2. L’uomo come essere naturaleEvoluzione, Ontogenesi e Filogenesi • Pievani, T. (2006). La teoria dell’evoluzione. Bologna: Il Mulino, p. 13. • Per evoluzione intendiamo il cambiamento (qualunque esso sia, morfologico o comportamentale) degli organismi nel corso delle generazioni. • Non è sempre stato così: in epoca predarwiniana “evoluzione” era un concetto associato allo sviluppo individuale nel ciclo di vita e per questo Darwin all’inizio usò il termine molto raramente. • La distinzione è della massima importanza, perché lo sviluppo di un singolo organismo nell’arco di una vita (ontogenesi) è un processo molto diverso – di tipo conservatore perché deve ripetersi nel modo più affidabile possibile – dalla trasformazione delle specie lungo migliaia di generazioni (filogenesi).

  11. 2. L’uomo come essere naturaleLamarck • La teoria del naturalista francese Jean-Baptiste Lamarck (1744-1829) corrisponde molto di più alla nostra esperienza quotidiana. • Suggerì che le modificazioni acquisite durante la vita di un individuo potessero essere trasmesse alla prole e da questa a tutti i diretti discendenti (lamarckismo). • Il punto di vista di Lamarck è intuitivo e convincente, • e gratifica le aspirazioni inconsce degli esseri umani che sperano di «trasmettersi» nelle generazioni future.

  12. 2. L’uomo come essere naturaleDarwin • La teoria di Lamarck è stata confutata da Darwin (1809-1882). Invece di assumere come ovvia la somiglianza tra individui delle varie specie sottolineò la presenza di individui un po’ diversi dalla media presenti in ogni popolazione naturale, i cosiddetti varianti spontanei. • Impressionato dall’efficacia della selezione artificiale (gli allevatori di pecore), pensò che la natura potesse fare qualcosa di simile: una selezione naturale protratta nei millenni. • Come si generano questi varianti? • Darwin si limitò a constatare che un certo numero di varianti è sempre presente in ogni specie di piante o di animali. • In base a quale criterio alcuni di questi vengono selezionati positivamente e altri no? • L’ambiente, in cui una data specie vive, si comporta come un allevatore, favorendo gli individui di un certo tipo. Questi lasciano più discendenti di altri.

  13. 2. L’uomo come essere naturaleLamarck vs. Darwin • Ecco l’abisso che separa la spiegazione lamarckiana da quella darwiniana. • Nel lamarckismo tutti gli individui di una specie possono mostrare una nuova caratteristica adattiva che si accentua progressivamente nella loro discendenza. • Nel darwinianesimo la nuova caratteristica adattiva compare spontaneamente nel patrimonio genetico di un solo individuo e l’ambiente ne favorisce la diffusione. • Questo secondo tipo di spiegazione, scientificamente corretto, risulta controintuitivo: il caso e la probabilità giocano un ruolo più rilevante

  14. 2. L’uomo come essere naturaleMutazione • Mutazione  • Si dice mutazione un errore qualsiasi, occorso durante la duplicazione delle cellule somatiche o durante la produzione dei geni, che alteri la sequenza del Dna. Se la mutazione riguarda i gameti diventa ereditabile, si trasmette alla discendenza e assume im’importanza capitale per l’evoluzione. • Le mutazioni sono causate da cambiamenti stabili nel materiale genetico che vengono trasmessi dai genitori alla discendenza. Sono come errori di copiatura che si accumulano nella trasmissione di un manoscritto da una generazione all’altra di amanuensi. • Pievani, T. (2006). La teoria dell’evoluzione. Bologna: Il Mulino, p. 42.44.

  15. Il tempo geologico

  16. 2. L’uomo come essere naturale Caso e Probabilità • Caso e probabilità sono diventati ingredienti di ogni teoria scientifica • Esempio: lancio di una moneta (esempio più tipico di un processo generato dal caso) • Possibili sequenze di otto lanci di una moneta: • sequenza 1  testa-croce-testa-croce-testa-croce-testa-croce • sequenza 2  testa-testa-testa-testa-croce-croce- croce-croce • Quale delle due sequenze è più probabile? • Per il punto di vista ingenuo la sequenza 1 è più probabile della 2; il caso viene visto come un processo di auto-correzione

  17. 2. L’uomo come essere naturaleProbabilità e statistica • Di norma, lo scienziato si trova nell’impossibilità di dimostrare sperimentalmente in maniera diretta l’ipotesi di ricerca. • Per questo motivo egli si sente autorizzato ad accettare l’ipotesi di ricerca solo se riesce a dimostrare che l’ipotesi contraria (o ipotesi nulla) è falsa. • L’insieme dei risultati che ci permettono di respingere l’ipotesi nulla viene chiamato regione critica che ci permettono di inferire l’ipotesi di ricerca. • Le tecniche statistiche ci permettono di elaborare i dati ottenuti con gli esperimenti: • una volta definita la regione critica, possiamo stabilire se il rapporto critico è significativo, se cioè non sia dovuto al caso (per la definizione di rapporto critico).

  18. 2. L’uomo come essere naturaleVerità e scienza • Comunemente si crede che il progresso scientifico sia un avvicinamento graduale alla verità, nel senso che sappiamo sempre meglio come funziona il mondo. • In realtà, ciò che cresce di sicuro è la quantità di ipotesi sul funzionamento del mondo che sono false, dato che corrispondono a ipotesi nulle che via via sono state respinte. • Ma nulla ci garantisce che anche le ipotesi sperimentali, che oggi crediamo confermate alla luce degli esperimenti noti, non siano in futuro correggibili o raffinabili. • Nel caso specifico della psicologia scientifica siamo ai primi passi perché si tratta di una disciplina che ha «un lungo passato ma una storia scientifica brevissima» (Ebbinghaus).

  19. 2. L’uomo come essere naturaleL’uomo come parte della natura • Tre “mortificazioni” per accettare l’idea che l’essere umano è parte della natura e va studiato con un approccio scientifico: • mortificazione cosmologica:la terra non è al centro dell'universo (Copernico) • mortificazione biologica:l’essere umano non è costituzionalmente diverso dalle altre specie animali (Darwin) • “terza” mortificazione: “l’Io non è padrone in casa propria” (Freud)

  20. 3. Storia e MetodiMente e corpo: l’introspezione /1 • Prima di Descartes (1596-1650) la distinzione non era tra mente e corpo, ma tra corpo e anima (che spesso veniva confusa con la mente). • La commistione tra mente e anima è presente in forme diverse nelle religioni cristiane e la ritroviamo anche nella tradizione musulmana. • Quando il problema divenne quello del rapporto tra la mente e il corpo, si continuò a cercare le risposte con il metodo che si usava da più di duemila anni: l’introspezione, cioè l’esame dei nostri stati mentali.

  21. 3. Storia e MetodiMente e corpo: l’introspezione /2 • Wundt utilizzerà il metodo introspettivo addestrando i suoi collaboratori sulla base del presupposto che una persona sia in grado di imparare a descrivere meglio i suoi stati interni. • Freud, il fondatore della psicoanalisi, lo farà facendosi raccontare le vicende dei suoi pazienti e cercando di costruire un codice che permettesse a lui, e poi agli stessi pazienti, di capire cose di cui non erano consapevoli prima dell’analisi. • La guarigione, in estrema sintesi, consisteva nel capire questa vita mentale interna che, se non analizzata, causava sofferenza. • La prospettiva di Freud implica che a una persona siano semi-impermeabili alcuni stati di coscienza, cioè alcuni contenuti della sua mente che ne influenzano il comportamento (nelle patologie lo distorcono: guarire corrisponde ad una presa di coscienza di quanto era sepolto nell’inconscio).

  22. 3. Storia e MetodiMente e corpo: l’introspezione /3 • La scuola strutturalista, detta anche Scuola di Würzburg, utilizzò il metodo introspettivo. • L’obiettivo di questa scuola era quello di isolare le strutture della mente tramite un esame introspettivo dei contenuti di coscienza. • Questo esame non veniva condotto da soggetti qualsiasi, ma da persone addestrate a questo tipo di compiti e in grado quindi di concentrarsi sulle istruzioni che venivano presentate • per esempio, un compito associativo del tipo: «Dimmi che cosa ti viene in mente se ti dico “Francia”». Queste prove permettevano la misura delle prestazioni, per esempio dei tempi di reazione. Quante persone rispondevano «Parigi» e quanto tempo ci mettevano.

  23. 3. Storia e MetodiMente e corpo: l’introspezione /4 • La scuola strutturalista • L’obiettivo più ambizioso degli strutturalisti si ispirava a una sorta di chimica mentale: • isolare poche strutture di base e spiegare la ricchezza della vita mentale come effetto della combinazione di pochi elementi. A differenza della struttura della materia, l’esame della struttura della mente non approdò a pochi elementi di base. • Il tentativo di isolarli con l’occhio della mente, cioè con un esame introspettivo, dava luogo a troppo rumore.

  24. 3. Storia e MetodiMente e corpo: l’introspezione /5 • Helmholtz (1821–1894), fu il primo studioso a introdurre una nozione teorica, quella di inferenza inconscia, volta a spiegare come mai potessero avvenire operazioni mentali completamente impermeabili a un esame introspettivo. • Per esempio, il fenomeno della percezione della profondità si spiega sulla base di inferenze inconsce, cioè ragionamenti fatti inconsapevolmente a partire dalle sensazioni che ci giungono dal mondo esterno. • In conclusione, tale metodo ha il grave difetto di presupporre non solo che noi abbiamo sempre accesso ai nostri contenuti di coscienza, ma che siamo anche sempre in grado di descriverli esaurientemente. Entrambi tali assunti si sono rivelati falsi.

  25. 3. Storia e MetodiIl comportamentismo /1 • Watson (1878-1958), psicologo americano, fonda il movimento del comportamentismo (o beaviorismo) a partire da un principio metodologico che raccomanda l’abbandono dei tentativi di costruire la psicologia sulla base di presunte descrizioni soggettive degli stati interni della mente. • Il comportamentismo è un movimento e non una scuola perché i comportamentisti sono stati una famiglia che si è ramificata, imparentata con altre famiglie ed ha poi lasciato molti eredi. Uno studioso comportamentista è caratterizzato almeno da due tratti: • oggetto di studio: non la mente né la coscienza, ma il comportamento osservabile intersoggettivamente; • metodo di studio: non l’introspezione né il colloquio clinico, bensì il controllo sperimentale (lo scopo di tali controlli sperimentali su uomini o animali consiste nel predire la risposta del sistema osservato a partire da determinati stimoli ambientali).

  26. 3. Storia e MetodiIl comportamentismo /2 • La costruzione teorica del comportamentismo • Immaginiamo un mondo semplicissimo, in cui vive soltanto l’organismo A. A può essere colpito da due soli stimoli, S1 e S2, e produrre di conseguenza due sole risposte, R1 e R2. Supponiamo che certe volte lo stimolo S1 (potrebbe essere un suono) induca la risposta R1 (ingerire cibo) ed altre volte la risposta R2 (bere acqua). Analogamente lo stimolo S2 può produrre o R1 o R2. • Immaginiamo che il tipo di risposta di A dipenda dalla sua condizione C (p.e., uno stato fisiologico). Poniamo dunque d’aver scoperto che questo mondo semplicissimo sia governato dalle seguenti leggi: • C1 (A): S1  R1 • C1 (A): S2  R2 • C2 (A): S1  R2 • C2 (A): S2  R1

  27. 3. Storia e MetodiIl comportamentismo /3 • Secondo il comportamentismo watsoniano la nostra capacità di fornire un certo tipo di risposta è esclusivamente il frutto dell’esperienza passata, cioè dei processi di apprendimento che caratterizzano il nostro sviluppo. • Scambiando due neonati nelle loro culle, ne predestiniamo definitivamente il futuro. Il bambino è esclusivamente plasmato dal tipo di famiglia, di scuole, dagli ambienti in cui è allevato. • Paradosso della psicologia moderna (Denzinger): • Argomento d’indagine  coscienza individuale • Metodologia  uso di una struttura quantitativa su dati aggregati

  28. 3. Storia e MetodiPiaget e il metodo clinico /1 • Jean Piaget(1896–1980) • Negli anni in cui negli USA si afferma il comportamentismo, un singolo ricercatore svizzero dà avvio a una tradizione di ricerca e di approccio teorico allo studio dei bambini che avrà profonde ripercussioni nella storia della disciplina. • Uso del colloquio clinico per studiare lo sviluppo intellettuale del bambino  • sistema misto, tra il colloquio e l’osservazione, che consisteva nel ricostruire le credenze del bambino o nel sottoporgli domande mirate mentre risolveva un compito • Non poteva usare le tecniche introspettive, perché queste presupponevano soggetti addestrati nella scomposizione analitica dei contenuti di coscienza • Né poteva adottare una metodologia comportamentista, perché la semplice registrazione delle modalità di risposta non gli avrebbe procurato informazioni sufficienti per fare ipotesi sui processi di pensiero sottostanti, quelli cioè che avevano condotto a tali risposte. Inventò così.

  29. 3. Storia e MetodiLa Gestalt • I gestaltisti costituirono un movimento che prese il nome dal termine tedesco Gestalt, che significa pressappoco «forma organizzata». • Posero l’enfasi soprattutto sui processi di organizzazione degli stimoli: quello che noi vediamo non sono combinazioni di stimoli, ma oggetti costruiti grazie a principi di organizzazione. • Questi principi organizzano non solo le entità che ci circondano, ma anche i nostri processi di pensiero.

  30. 3. Storia e MetodiChomsky • Chomsky (n. 1828) – linguista Americano che rivoluzionò lo studio della lingua con la sua teoria della grammatica generativa. • I comportamentisti (Skinner) cercarono di ridurre alle leggi del condizionamento classico e operante, che governano l’apprendimento, anche comportamenti complessi, come la produzione e la comprensione del linguaggio. • Chomsky mostrerà come una catena appresa di associazioni tra stimoli e risposte non sia un modello abbastanza potente per render conto della nostra capacità di comprendere e di produrre il linguaggio. • Ogni sentenza intelligibile non si conforma soltanto alle regole della regole grammaticali della sua lingua di appartenenza ma anche ad un struttura profonda, ad una grammatica universale che sottostà a tutte le lingue e corrisponde ad una innata capacità del cervello umano.

  31. 3. Storia e MetodiCognitivismo • Il computer, che influenzerà profondamente la nascita del cognitivismo. • Sarà il computer a rendere possibili le tecniche simulative. L’uso massiccio dei computer permetterà di replicare artificialmente alcune funzioni svolte sino ad allora soltanto dalla mente umana. Si proporrà una sorta di equazione: come l’hardware sta al cervello, così il software sta alla mente. • A partire da un classico lavoro di Turing (1912-1954) pubblicato su Mind nel 1950 si è cercato di rispondere alla domanda «che rapporto c’è tra la razionalità di una macchina e quella deli’uomo?». • Oggi sappiamo che un computer è più efficiente dell’uomo nel costruire modelli della realtà, ma non è capace di costruire modelli di se stesso mentre pensa, non è cioè dotato come l’uomo di autoriflessione e coscienza. • A maggior ragione, non è capace di costruire modelli delle menti altrui, quindi non è in grado di comunicare.

  32. 3. Storia e MetodiGruppo di controllo e artefatti /1 • Riassumiamo: prima che venisse accettato l’esperimento quale metodo di controllo delle ipotesi sul funzionamento dell’uomo, si sono dovute superare le seguenti 3 barriere: • il dualismo mente-corpo, tale per cui solo il corpo fa parte della natura; • la fiducia nella capacità dell’introspezione di «tirare fuori se stessa», cioè di esaminare gli stati interni della mente tramite un esame diretto di tali stati; • la disinvoltura metodologica insita nella psicologia ingenua, che crede di essere in grado di spiegare il comportamento con teorie inadeguate e approssimative (cfr. l’esempio del santone).

  33. 3. Storia e MetodiGruppo di controllo e artefatti /2 • Controllo errato dell’effetto di un antidepressivo • Uno psicologo deve controllare l'azione di un farmaco che si ritiene curi la depressione • Prima della somministrazione del farmaco • Devono valutare quanto si sentono allegri giudicando il proprio stato d’animo con una scala che varia da 1 (depressione profonda) a 7 (beatitudine). • L’autovalutazione media dei soggetti risulta pari a 4,3. • Dopo la somministrazione del farmaco. • I soggetti procedono a un’altra autovalutazione e si scopre che il valore medio è salito a 6,l. • Un’elaborazione statistica dei dati – che tiene conto della variazione interna al gruppo e dell’incremento da 4,3 a 6,l – vi dice che la differenza è significativa, poniamo, allo 0,005 (ci sono meno di 5 probabilità su 1.000 che sia dovuta al caso). • La somministrazione del farmaco è efficace? • Questa conclusione è infondata

  34. 3. Storia e MetodiGruppo di controllo e artefatti /3 • L’effetto placebo  • Lo sperimentatore esperto divide i volontari a caso in due gruppi differenti. • Le persone rispondono ai farmaci e alle terapie nel modo in cui pensano che dovrebbero rispondere. • Credendo che il finto farmaco sia un farmaco efficace ci si convince di averne tratto giovamento. • Cfr. Enserink, M. (2000). PSYCHIATRY: Are Placebo-Controlled Drug Trials Ethical? Science, 288(5465), 416a. • Gli artefatti in psicologia sono i risultati dovuti a qualcosa di diverso da quello che si credeva di manipolare attraverso la variabile indipendente

  35. 3. Storia e MetodiGli esperimenti naturali /1 • Esperimenti guidati  • si manipola una variabile indipendente per misurare gli effetti sulla variabile dipendente. • Gli esperimenti naturali • sono quelli privi del gruppo di controllo e svolti nell’ambiente in cui le persone vivono non manipolando le variabili in un ambiente artificiale (laboratorio). • Si confronta quello che determinate persone pensano o fanno prima che sia successo qualcosa, con quello che fanno o pensano dopo.

  36. 3. Storia e MetodiGli esperimenti naturali /2 • Un esperimento naturale: nel 1981 i consumatori statunitensi, in seguito ad una legge sui tagli fiscali promossa dall’amministrazione Reagan, hanno agito mossi dall’aspettativa della riduzione delle tasse e da un conseguente incremento del reddito? • Le aliquote di imposta sul reddito dovevano essere ridotte in 3 fasi: • del 5% nel 1981, • del 10% nel 1982 e • dell’8% nel 1983, • per una riduzione totale del 23%. • Usando le tecniche statistiche dell’econometria, Poterba ha dimostrato che l’aspettativa di questo incremento non ha avuto alcun effetto sui consumi della seconda metà del 1981.

  37. 3. Storia e MetodiGli esperimenti naturali /3 • Conclusioni relative all’esperimento naturale: questo dato dimostra che i consumatori non tengono conto del reddito atteso nelle loro decisioni di consumo? Non è detto. • Trattandosi di un esperimento naturale, si può soltanto concludere che: • le condizioni per una presunta aspettativa di aumento del reddito non comportano necessariamente un aumento dei consumi. • Quello che è successo nel 1981 si può infatti spiegare in molti altri modi: • è possibile che gli americani pensassero che le misure avrebbero potuto non diventare esecutive; • è possibile che le persone tengano conto delle variazioni attese del reddito ma non di quelle indotte da una variazione attesa delle imposte, e così via. • Solo un esperimento guidato, condotto in laboratorio, potrebbe isolare queste variabili.

  38. 3. Storia e MetodiLa correlazione • Quella che spesso viene rilevata in psicologia è una correlazione, cioè l’osservazione di regolarità nel presentarsi di fenomeni psicologici. • Alcuni comportamenti, opinioni, pensieri tendono a capitare insieme ad altri o in dati contesti. Questo non vuol dire che i primi siano la causa dei secondi. Può darsi che siano soltanto segni del loro verificarsi. • La cautela di fronte alle correlazioni non è mai sufficiente: le ricerche sulla psicologia ingenua hanno infatti mostrato che è facile scambiare i segni con le cause.

  39. 3. Storia e Metodistoria interna e storia esterna • Storia interna: • il succedersi delle idee viene descritto come il prodursi di nuove idee che sostituiscono le precedenti • Storiaesterna: • narrazione di come gli eventi esterni hanno cambiato il modo in cui l'uomo concepisce se stesso e le funzioni della sua mente

  40. 3. Storia e MetodiLa mente e l’invenzione del computer • Nel 1950 Turing pubblica sulla rivista Mindun articolo in cui viene formulato un progetto che si concretizzerà nel mezzo secolo successivo: • logica simbolica binaria per costruire i programmi • l'apprendimento in una macchina • interfacceumane opportune perché un uomo possa interagire col computer (di qui la tastiera e lo schermo del computer)

  41. 3. Storia e MetodiLa machina di Turing • Macchina di Turing= unico e lunghissimo numerale binario costruito mettendo in fila uno dopo l’altro i numerali binari delle sue istruzioni • L’idea di computabilità di Turing, formulata su una macchina astratta è stata tradotta nella costruzione dei moderni computer digitali • N.B.: i computer si nutrono solo di numerali binari, è l'uomo che attribuisce significatoalle elaborazioni che il computer fornisce

  42. 3. Storia e MetodiLa simulazione • Le simulazioni al computer sono il più potente aiuto che l’uomo ha inventato per aiutare la sua mente. La collaborazione del computer ha prodotto una rivoluzione teorica e tecnologica: • ha accresciuto tutte le nostre facoltà cognitive, dalla percezione alla memoria, al ragionamento • ha permesso di costruire complesse simulazioni sia di quello che avviene nel mondo esterno, sia di quello che avviene nella mente dell’uomo • ci ha condotto a concepire fenomeni mentali che dipendono dal cervello i termini di manipolazione di simboli • ha creato menti collettive dove si raccordano e si elaborano informazioni provenienti dai vari terminali di un’organizzazione • ha permesso la costruzione di una rete mondiale (o globale) di computer con cui si può comunicare da ogni punto del globo • ha reso possibile simulare su programmi molte delle operazioni corrispondenti a percezione, attenzione, apprendimento, memoria e pensiero

  43. 3. Storia e MetodiComputer protesi della mente • Computer = protesi della mente • Il computer serve al controllo di ipotesi scientifiche; la sua potenza permette la creazione di modelli della realtà troppo complessi per la mente umana "naturale" • Gli psicologi sperimentali possono però controllare in laboratorio la realtà psicologica delle simulazioni fatte al computer • Il modello confermato diventa: • non solo una descrizione • ma anche una spiegazione

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