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Corso di Psicologia Generale e Sociale Modulo di Psicologia sociale

Corso di Psicologia Generale e Sociale Modulo di Psicologia sociale. I vincitori rappresentano per un attimo l'uomo o la donna insuperabili. Splendono sul podio distinguendosi per qualche minuto dal resto dell'umanità. Chi arriva secondo, invece, rappresenta l'umanità (Ambrogio Fogar)

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Corso di Psicologia Generale e Sociale Modulo di Psicologia sociale

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Presentation Transcript


  1. Corso di Psicologia Generale e SocialeModulo di Psicologia sociale I vincitori rappresentano per un attimo l'uomo o la donna insuperabili. Splendono sul podio distinguendosi per qualche minuto dal resto dell'umanità. Chi arriva secondo, invece, rappresenta l'umanità (Ambrogio Fogar) Quando sei in una squadra, quando vivi in un ambiente, "quella" è la tua maglia. E cerchi sempre e comunque di onorarla (Roberto Baggio) Chi fa sport capisce prima di altri cosa sia il senso di appartenenza (Dino Meneghin) Posso fare tutto ciò che mi pare, però ho anche molte più responsabilità. Ci sono tanti ragazzi che mi seguono. Devo stare molto attento (UsainBolt)

  2. Lo sport come fenomeno sociale • Fenomeno = qualsiasi evento osservabile • Fenomeno sociale = fatto, accadimento, fenomeno che incide su struttura, tendenza, aspetti della società e ne modifica talune caratteristiche Sport = Fenomeno Sociale Introduzione

  3. La psicologia sociale studia le relazioni reali o immaginate da persona a persona in un dato contesto sociale, in quanto esse riguardano le persone implicate in questa relazione (F.H.Allport, 1924) • La psicologia sociale è il tentativo di spiegare come il pensiero, i sentimenti e i comportamenti delle persone sono influenzati dalla presenza reale, immaginata o implicita di altre persone (G.W.Allport, 1937) Introduzione

  4. La psicologia sociale è quella scienza che riguarda lo studio del comportamento e della vita soggettiva dell’uomo in quanto è inserito in un ambiente e in una comunità di altri uomini, cioè con particolare riferimento alle inter-relazioni umane (G. Trentini, 1971) • Lo scopo principale della psicologia sociale è quello di studiare, nel modo più sistematico possibile, i diversi aspetti dell’interazione tra individui, fra gruppi sociali e all’interno di essi, e fra gli individui e i sistemi sociali, piccoli o grandi, di cui fanno parte (H. Tajfel, C. Fraser, 1978) Introduzione

  5. Il compito della Psicologia Sociale è quello di contribuire, insieme ad altre discipline, alla comprensione del comportamento umano, avendo come proprio oggetto di studio una serie di fenomeni specifici che risultano generati dall’intersezione fra processi psicologici e dinamiche sociali (G. Mantovani, 2003). Introduzione

  6. Fatti (apparentemente) inesplicabili • 1933-1945: otto milioni di persone vengono uccise nei campi di concentramento nazisti • 18.11.1978: mille seguaci del Tempio della Gente si suicidano su ordine del loro capo in Guyana, sud america • 11.9.2001: quattro aerei dirottati provocano quasi tremila morti, schiantandosi contro obiettivi civili americani Influenza socialeLa presenza degli altri

  7. Fatti (apparentemente) inesplicabili • Opera di individui malvagi o folli? È una possibilità, ma non la sola: in psicologia sociale si parla di errore di attribuzione in riferimento alla tendenza a sovrastimare l’influenza di singole personalità sugli altri. In realtà le situazioni sono più determinanti delle singole volontà individuali: più precisamente, il fattore decisivo è l’interpretazione soggettiva della situazione Influenza socialeLa presenza degli altri

  8. La co-azione • 1898: Triplett nota quasi casualmente che nel ciclismo i migliori primati di velocità erano ottenuti in situazioni di competizione con altri, piuttosto che da soli • 1920: Allport scopre che gli studenti universitari portano a termine più problemi matematici in co-azione, rispetto a quando sono da soli • 1937: Chen dimostra che le formiche operaie in gruppo scavano una quantità di sabbia per formica 3 volte superiore rispetto a quanto scavano da sole • 1967: Platt et al. scoprono che molti animali mangiano di più in presenza di altri membri della loro specie, piuttosto che quando sono da soli Influenza socialeLa presenza degli altri

  9. La co-azione • 1930: replicando l’esperimento di Triplett, Dashiell ottiene gli stessi risultati quando il ciclista ha un pubblico che lo osserva • Le migliori prestazioni che si ottengono in situazioni di co-azione o di presenza del pubblico rientrano nel c.d. fenomeno della facilitazione sociale • Lo stesso Dashiell scoprì però che se la quantità migliorava, lo faceva a scapito della qualità: nei problemi matematici gli studenti risolvevano più problemi, ma facevano anche più errori Influenza socialeLa presenza degli altri

  10. La co-azione • A complicare le cose, ulteriori studi dimostrarono che non solo la qualità ma anche la qualità potevano ridursi in presenza di pubblico o di co-azione: fenomeno della inibizione sociale RICAPITOLANDO: • Facilitazione sociale: co-azione e/o pubblico fanno migliorano la prestazione • Inibizione sociale: co-azione e/o pubblico fanno peggiorare la prestazione Influenza socialeLa presenza degli altri

  11. Come prevedere tutto questo? • Solo negli anni Sessanta si è scoperto che: 1. Se il compito è semplice o ben conosciuto, la co-azione e/o il pubblico contribuiscono al miglioramento della prestazione 2. Se il compito è difficile o non ben conosciuto, al contrario la prestazione peggiora • Ma se è così, perché avviene? • Gli psicologi hanno offerto 2 spiegazioni Influenza socialeLa presenza degli altri

  12. Zajonc (1965): i fattori motivazionali • La motivazione cresce in presenza di altri individui (in competizione o spettatori) • L’apprendimento di un semplice elenco di parole risulta più veloce in presenza di pubblico • Gli scarafaggi, per sfuggire ad un fascio di luce, sono molto più rapidi quando sono più d’uno a farlo Influenza socialeLa presenza degli altri

  13. Baron (1986) – Huguetet al. (1999): i fattori attentivi • La presenza di altri è fattore distraente: il conseguente sovraccarico mentale depotenzia il focus attentivo del soggetto • Quindi, quando il compito è facile o ben noto il sovraccarico non c’è e anzi la presenza di altri accresce la motivazione • Quando il compito è difficile o non ben noto il sovraccarico c’è ed inibisce la prestazione Influenza socialeLa presenza degli altri

  14. Deindividuazione • 1895. LeBon: La folla è sempre intellettualmente inferiore all’individuo isolato. • I comportamenti aggressivi si diffondono nella folla tramite contagio, infrangendo il senso morale e l’autocontrollo individuali • Le folle commettono atti distruttivi che nessun singolo individuo mai commetterebbe, se agisse da solo Influenza socialeLa presenza degli altri

  15. Deindividuazione • Il concetto di deindividuazione nasce negli anni 50 (Festinger): talune situazioni di gruppo possono ridurre la salienza dell’identità personale, il senso di responsabilità sociale, producendo un comportamento aggressivo o insolito • Nei gravi disordini in Irlanda del Nord negli anni 90 gli individui a viso coperto perpetravano atti violenti molto più numerosi di quelli a viso scoperto Influenza socialeLa presenza degli altri

  16. Deindividuazione • (Zimbardo, 1969) Somministrare scosse elettriche ad ogni errore della persona esaminata: gruppi di 4 donne, a volto scoperto o incappucciate. Nel secondo caso il numero di scosse somministrate raddoppiava • (Dieneret al., 1976) Bambini la notte di Halloween: quelli non identificati rubavano molte più caramelle di quelli identificati Influenza socialeLa presenza degli altri

  17. Deindividuazione le norme sociali • Il tipo di abbigliamento indossato (norma sociale) può influenzare il comportamento? • (Johnson & Downing, 1979). Ripetizione esperimento delle scosse con 3 abbigliamenti: casacca del KuKluxKlan, abiti normali, divisa di infermiera. Risultati: maggiori scosse nel primo caso, minori nel terzo Influenza socialeLa presenza degli altri

  18. QUINDI: Numerosità del gruppo Anonimato Riduzione identità individuale SITUAZIONE GRUPPALE Aumento identità gruppale Norme sociali

  19. Effetto degli astanti • 1964, New Jork. Kitty Genovese viene aggredita alle 3 del mattino. Si scoprirà in seguito che ben 37 persone sono passate di lì senza intervenire. La 38esima interviene, ma è troppo tardi • In casi del genere, il fatto che nei dintorni ci siano molte persone è un vantaggio? • In oltre 50 studi sull’argomento è stato dimostrato il contrario: la presenza degli altri è un deterrente all’azione. • Due fenomeni in atto: definizione della situazione e diffusione di responsabilità Influenza socialeLa presenza degli altri

  20. Definizione della situazione • Ambiguità della situazione: quell’uomo barcollante sta male o è semplicemente ubriaco? Quel fumo è un principio di incendio o solo vapore che esce dalla finestra? Quella donna è minacciata da un uomo o sta solo litigando col marito? • Quando, testimoni di una situazione ambigua, non siamo soli, tendiamo ad osservare come si comportano gli altri. Con la possibilità di una ignoranza collettiva dove ciascuno inganna gli altri • È il fenomeno contrario al panico contagioso di una folla che fugge: in questo caso la risposta è l’inerzia Influenza socialeLa presenza degli altri

  21. Definizione della situazione • (Latané & Darley, 1968) Universitari maschi devono compilare un questionario. Lo fanno da soli o in gruppi di tre. Nella saletta inizia ad entrare del fumo da un bocchettone d’areazione. Tra i soggetti isolati, il 75% lancia l’allarme Tra quelli in gruppi, solo il 13% lo fa • (Latané & Rodin, 1969) Stessa situazione. Nella stanza accanto una donna (complice) fa finta di cadere e si lamenta a lungo. • Isolati: 70% - Non isolati: 40% Influenza socialeLa presenza degli altri

  22. Definizione della situazione • L’ignoranza collettiva è giustificata dai protagonisti con frasi del tipo: Credevo il fumo fosse smog (o vapore)… Non pensavo fosse così grave… Ero certo che sarebbe intervenuto qualcuno più competente di me… • Quello che era avvenuto era in realtà una valutazione della situazione magari corretta, ma non sufficientemente “forte” da superare l’apparente calma degli altri, o resistenze personali del tipo “creare inutili allarmismi”, “fare una figuraccia”, “intromettermi negli affari altrui”, ecc. Influenza socialeLa presenza degli altri

  23. Diffusione di responsabilità • Nel citato caso di Ketty Genovese, molte delle 37 persone che avevano visto la scena erano vicini di casa della vittima che osservavano dalle finestre. • La situazione non era ambigua • Nessun testimone poteva sapere come stavano reagendo gli altri, essendo troppo lontani • In questo caso è entrato in gioco un diverso fattore: la diffusione di responsabilità Influenza socialeLa presenza degli altri

  24. Diffusione di responsabilità • (Darley & Latané, 1968) Universitari che partecipavano ad una discussione sui problemi dei coetanei • Ciascuno era posto su una cabina isolata: si sarebbero parlati attraverso un citofono • Veniva detto che lo sperimentatore non avrebbe ascoltato • In realtà il soggetto sperimentale era solo uno: le altre voci erano pre-registrate Influenza socialeLa presenza degli altri

  25. Diffusione di responsabilità • Ad un certo punto una voce pre-registrata, mentre parlava dei suoi problemi con l’epilessia, mima un vero e proprio attacco epilettico: si vuol vedere come reagisce il soggetto sperimentale • C’erano tre condizioni: 1) il soggetto interloquiva con un solo altro soggetto (pre-registrato) 2) il soggetto interloquiva con altri due 3) il soggetto interloquiva con altri cinque Influenza socialeLa presenza degli altri

  26. Diffusione di responsabilità • RISULTATI:

  27. Diffusione di responsabilità • Che succede se si riducono ambiguità e diffusione di responsabilità? • (Piliavinet al., 1969) Metropolitana di New Jork, lo sperimentatore finge un malore • Può essere apparentemente ubriaco oppure un portatore di handicap • La situazione non è ambigua • Non c’è diffusione di responsabilità: anche se ci sono altre persone, se nessuno interviene non si può continuare a pensare che qualcuno lo farà Influenza socialeLa presenza degli altri

  28. Diffusione di responsabilità • RISULTATI: • Nelle condizioni di vittima/soccorritore bianco/nero si sono ottenuti gli stessi risultati Influenza socialeLa presenza degli altri

  29. Diffusione di responsabilità • Per concludere: • Nello studio della metropolitana, appena una persona si muoveva per aiutare, molte altre la seguivano • (Bryan & Test, 1967) Molti più automobilisti si fermavano ad aiutare una donna che aveva forato se mezzo chilometro prima ne avevano notata un’altra nella stessa condizione che veniva aiutata • In sostanza: il comportamento altrui ci aiuta a decidere il da farsi sia in senso positivo (azione) che negativo (inerzia) Influenza socialeLa presenza degli altri

  30. Ora che sappiamo tutto questo, ci comporteremo più responsabilmente in futuro? • (Besmanet al., 1978) Universitari seguirono delle lezioni su questi argomenti • Due settimane dopo si ritrovavano in una (finta) situazione di emergenza: uno studente si sentiva male all’ingresso dell’università • Chi aveva seguito le lezioni dimostrarono maggiore propensione all’aiuto rispetto agli altri presenti, indipendentemente dal loro atteggiamento Influenza socialeLa presenza degli altri

  31. Conformità alla maggioranza • È nota a tutti la situazione in cui ci si ritrova in minoranza rispetto ad una certa decisione da prendere. Se non siamo assolutamente certi di avere ragione, potremmo cambiare idea. • Ma se fossimo certi della giustezza delle nostre idee, ma fossimo soli contro tutti, come ci comporteremmo? http://www.youtube.com/watch?v=mIeR19Ded3I • (Asch, 1958) Risultati: sebbene la risposta giusta fosse sempre evidente, il 75% dei soggetti si conformava al gruppo almeno una volta. Un terzo di loro lo faceva sistematicamente Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  32. Conformità alla maggioranza • Nell’esperimento di Asch cosa è successo? • Occorre ragionare su cosa significa dissentire dalla maggioranza: • Proprio come i giudizi del gruppo appaiono incomprensibili al soggetto, così il soggetto crede che il suo dissenso sia incomprensibile al gruppo • Il gruppo mi giudicherà incompetente… • Dissentendo ripetutamente, sembrerà una sfida diretta alla competenza del gruppo… Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  33. Conformità alla maggioranza • Occorre molto coraggio per restare fedeli a se stessi: c’è in ballo una forte norma sociale che vieta di insultare gli altri • C’è inoltre la paura del cosa penseranno di me? e del cosa penseranno che io pensi di loro? • Il risultato è una forte tendenza al conformismo, pur di non dover fare i conti con tutto questo • C’è da aggiungere che se nel gruppo c’è un solo altro dissenziente, la % di conformismo crolla vistosamente • Altra buona notizia è che con l’età il conformismo tende a ridursi Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  34. Influenza della minoranza • L’innovazione intellettuale, il cambiamento sociale e la rivoluzione politica hanno spesso luogo a partire dall’azione di una minoranza motivata che, piano piano, riesce a contagiare gli altri • (Moscoviciet al., 1969) Stesso esperimento di Asch, ma solo 2 attori che sbagliavano volutamente risposta e 4 soggetti sperimentali • Risultati: i 2 attori (minoranza) riuscivano comunque ad influenzare il 32% delle risposte degli altri Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  35. Influenza della minoranza • La minoranza può influenzare la maggioranza solo se è coerente, decisa e nel contempo non rigida, non dogmatica, non arrogante • È inoltre necessario che la maggioranza non sia un gruppo precostituito e già coeso Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  36. Obbedienza all’autorità • Hitler concepì il genocidio degli ebrei, ma non avrebbe mai potuto realizzarlo da solo • Nel 1968, in Vietnam, un gruppo di soldati americani fece strage di civili in un villaggio di My Lai, affermando di aver eseguito degli ordini • HannahArendt difese in processo Adolph Eichmann, colui che materialmente aveva provvisto a organizzare i convogli ferroviari che trasportavano i deportati verso Auschwitz e, in controtendenza rispetto al sentire comune, lo descrisse come un ottuso burocrate, comune e non aggressivo, il piccolo ingranaggio di una grande macchina Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  37. Obbedienza all’autorità • Eichmann aveva semplicemente eseguito degli ordini, così come ogni buon soldato in qualsiasi guerra. • Ma egli era andato ben al di là di quanto strettamente necessario, contribuendo di persona ad inventare mezzi creativi per deportare e uccidere gli ebrei, ottenendo il plauso delle alte gerarchie naziste • Il primo, importante esperimento su questi temi fu condotto da Milgram negli anni 60 Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  38. L’esperimento di Milgram • Furono reclutati soggetti qualsiasi tramite un annuncio sul giornale • Vennero offerti loro 4 dollari per partecipare ad uno studio sulla memoria • Arrivati in laboratorio, ogni partecipante ne incontrava un altro (attore): si estraeva a sorte chi fosse stato l’allievo e chi l’insegnante • Il sorteggio era truccato: il soggetto finiva sempre per fare l’insegnante Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  39. L’esperimento di Milgram • Insegnante e allievo veniva posti in due stanze separate, ma contigue • L’allievo veniva fatto sedere su una sedia e, sotto lo sguardo dell’insegnante, gli veniva applicato un elettrodo al polso che avrebbe erogato una scossa elettrica ad ogni sbaglio • L’insegnante poteva cominciare. Seduto nella sua stanza, leggeva una serie di parole accoppiate. Subito dopo ricominciava daccapo leggendone solo una: l’allievo doveva ricordare quella accoppiata Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  40. L’esperimento di Milgram • L’allievo (attore) sbagliava volutamente spesso. L’insegnante doveva somministrare una scossa elettrica ad ogni errore • Le scosse erano progressivamente più potenti… • Ovviamente, nessuna scossa era realmente erogata, ma questo l’insegnante non lo sapeva… • Ad ogni sua esitazione, lo sperimentatore, in camice bianco, lo incitava con fermezza a continuare… Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  41. Obbedienza all’autorità video di Milgram

  42. Cosa è successo nell’esperimento di Milgram? • È stata la situazione a determinare i risultati • Come possiamo dirlo? Non poteva essersi trattato di caratteristiche individuali dei partecipanti? Forse erano casualmente più aggressivi della media o forse erano persona senza spina dorsale… • Milgram propose in seguito molte repliche del suo esperimento, variando diversi parametri • Alla fine individuò 4 elementi: sorveglianza, schermi, presenza di modelli, situazioni emergenti Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  43. Milgram – Sorveglianza • Se lo sperimentatore si assentava, l’obbedienza scendeva drasticamente • Se usciva dalla stanza e impartiva gli ordini per telefono, stesso risultato • I soggetti arrivavano ad imbrogliare, somministrando scosse più leggere di quelle previste… Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  44. Milgram – Schermi • Più aumentava la distanza tra insegnante e allievo, maggiore era l’obbedienza:

  45. Milgram – Schermi • In sostanza, più è diretta l’esperienza del soggetto con la vittima, meno probabile è che obbedisca agli ordini: si sente maggiormente responsabile, perché è ancora più chiaro che è lui a compiere l’atto • Milgram lo verificò: i soggetti non davano direttamente la scossa agli allievi, ma premendo un bottone davano “l’ordine” ad un altro soggetto (attore) di farlo. La percentuale di obbedienza salì al 93% • In guerra chi “organizza” (come Eichmann) spesso non vede in faccia le sue vittime: ciò rende tragicamente più facile il compito Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  46. Milgram – Modelli di ruolo • Ricordiamo l’esperimento di Asch in cui la presenza di un altro dissidente cambiava profondamente i risultati? • In una ulteriore variante dell’esperimento di Milgram vennero affiancati al soggetto altri due individui (attori) nel ruolo di insegnanti • Uno alla volta i 2 attori disobbedivano: rimasto solo, il soggetto disobbediva a sua volta nel 90% dei casi • In un’altra variante, il soggetto era solo ma con 2 sperimentatori che iniziavano a discutere: alla fine uno dei due si rifiutava di continuare l’esperimento. Il 100% dei soggetti disobbediva a sua volta Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  47. Milgram – Situazioni emergenti • La maggior parte di noi, forse tutti, dopo aver visionato l’esperimento di Milgram affermerebbe che mai avrebbe potuto partecipare all’esperimento, una volta capito in cosa consisteva • La spiegazione del perché, invece, qualsiasi replica dell’esperimento abbia dato risultati simili è da ricercare nella evoluzione “imprevista” della situazione • I soggetti non credevano che sarebbe mai stato necessario arrivare a tanto… Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  48. Milgram – Situazioni emergenti • Il compito era facile: si trattava di una breve lista di parole • La minaccia della scossa sembrava più uno stimolo che una possibilità reale • La prima scossa era di appena 15 volts, appena percepibile Ad un certo punto, imprevedibilmente, il soggetto si ritrovava a somministrare scosse significative: come uscirne? • C’era da affrontare colpa e imbarazzo per non essersi fermati prima • Non c’era tempo per riflettere: il soggetto era incalzato dallo sperimentatore È interessante notare che coloro che si fermarono lo fecero alla scossa da 150 volts, quando per la prima volta l’allievo chiedeva di smettere: di nuovo, una decisione dettata dal comportamento altrui… Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  49. Per concludere… • Nell’obbedienza entra in gioco anche l’adesione a una ideologia (insieme di convinzioni e atteggiamenti che legittima l’autorità di una persona) • I terroristi islamici delle torri gemelle seguivano un capo, Bin Laden, legittimato da una ideologia che li voleva in paradiso, dopo un’azione del genere • Gli adepti della setta di Jones si uccisero su ordine del capo certi che sarebbero andati anch’essi in paradiso • L’ideologia nazista riteneva la razza ariana superiore a qualsiasi altra e legittimava gli ordini provenienti da Hitler in giù Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

  50. Per concludere… • Milgram ripeté l’esperimento cambiando contesto: non più all’università ma in locali fatiscenti. L’obbedienza scese dal 65 al 48% • C’è dunque anche un’ideologia della scienza, ma pure una dell’educazione (obbedire all’autorità genitoriale, a quella degli insegnanti, del capo nel posto di lavoro, delle Leggi, ecc.) • Infine: nella vita quotidiana, succederebbero le stesse cose dell’esperimento di Milgram? Influenza socialeAccondiscendenza e obbedienza

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