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Corso di Psicologia Generale e Sociale

Corso di Psicologia Generale e Sociale. La sensazione La percezione: definizione e teorie Principali fenomeni percettivi. La Sensazione Definizione. La sensazione  l’impressione soggettiva, immediata e semplice che corrisponde a una data intensità dello stimolo fisico.

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Corso di Psicologia Generale e Sociale

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  1. Corso di Psicologia Generale e Sociale La sensazione La percezione: definizione e teorie Principali fenomeni percettivi

  2. La Sensazione Definizione • La sensazione  • l’impressione soggettiva, immediata e semplice che corrisponde a una data intensità dello stimolo fisico. • Le sensazioni pur essendo eventi privati e soggettivi, dei quali soltanto ciascuno di noi ha un’esperienza diretta, tuttavia possono essere: • comunicate agli altri, • comprese facilmente dagli altri, • confrontate con quelle degli atri.

  3. La Sensazione La relazione psicofisica • La comunicabilità, la comprensibilità e la confrontabilità fra le sensazioni di diversi soggetti è dovuta a una relazione psicofisica sistematicafra • lo stimolo fisico (o stimolo distale) e • la sensazionemedesima (suscitata uno stimolo prossimale). • La relazione psicofisica sistematica • A determinate configurazioni di stimoli fisici corrispondono determinate sensazioni sul piano psicologico. • Di conseguenza, la sensazione costituisce una zona di interfaccia fra la realtà esterna (materiale) e la realtà interna (psicologica).

  4. La SensazioneStimolodistale e prossimale • Stimolo distale  • una determinata manifestazione di una delle diverse forme di energia (come le radiazioni luminose o le onde sonore) emanata da un oggetto o evento. • Stimolo prossimale  • attivazione degli apparati recettivi dell’organismo (per esempio, l’apparato visivo o quello uditivo) a seguito di uno stimolodistale.

  5. La Sensazione I sistemi sensoriali • Ogni modalità (o sistema) sensoriale è sensibile in maniera specifica e definita alle manifestazioni e alle variazioni di una determinata forma di energia fisica. • Il sistema uditivo è sensibile a specifiche variazioni della pressione dell’aria (i suoni e i rumori); • Il sistema visivoè in grado di rispondere a determinate bande dell’energia elettromagnetica (la luce). • Siamo capaci di rispondere soltanto a quelle forme fisiche di stimolazione, per le quali abbiamo a disposizione particolari apparati recettivi (od organi di senso) in grado di «captarle» e di riceverle.

  6. La Sensazione Le sfere sensoriali umane

  7. La Sensazione La specificità • L’individuo è predisposto a cogliere soltanto una parte molto piccola della varietà e della massa degli stimoli fisici che circondano il mondo. • Non siamo capaci di rilevare la natura e l’intensità dei campi elettromagnetici (degli elettrodotti ad alto voltaggio o dei telefonini); • non abbiamo la possibilità di captare le radiazioni alfa o gamma, i raggi X (o di Rontgen), le radiazioni infrarosse o ultraviolette. • Il nostro organismo è notevolmente limitato a fronte dell’enorme varietà delle forme dell’energia fisica.

  8. La Sensazione La definizione • La soglia assoluta segna il confine fra: • gli stimoli che vengono recepiti dall’organismo  • stimoli sovraliminari e • gli stimoli che non sono avvertiti dall’individuo  • stimoli infraliminari.

  9. La Sensazione La soglia assoluta • La soglia assoluta (o valore liminare) è il valore di uno stimolo che nel 50% dei casi ha la probabilità di suscitare la sensazione corrispondente. • Si è soliti distinguere fra: • la soglia assoluta iniziale • il limite inferiore di discriminazione fra stimoli che producono una sensazione e quelli che non la producono la quantità minima di energia capace di produrre una sensazione; • la soglia assoluta terminale • il limite superiore al di sopra del quale la sensazione viene a cessare  • è il caso dei raggi ultravioletti • o cambia di natura • è il caso di suoni molto forti, oltre i 140 dB che provocano una sensazione di dolore.

  10. La Sensazione La soglia differenziale • La soglia differenziale  • o differenza appena rilevabile (just noticeable difference): • è il valore della differenza minima fra due stimoli di diversa intensità che è rilevata nel 50% dei casi • La variazione di intensità (in aumento o in decremento) fra due stimoli della medesima natura deve essere sufficientemente elevata per essere colta dall’organismo.

  11. La Sensazione La misurazione della soglia • Kant (1724–1804) aveva sostenuto che la psicologia empirica non poteva essere realizzata, poiché non era possibile procedere alla misurazione dell’attività psichica. • Furono messi a punto metodi psicofisicidi misurazione del valore della soglia assoluta e differenziale. • Metodo psicofisicostudia la relazione sistematica tra 2 variabili: • la sensazione ordine soggettivo • la stimolazione ordine fisico

  12. La Sensazione Metodi psicofisici /1 • Metodo dei limiti  • Al soggetto sono presentate ripetutamente diverse serie di stimoli: • infraliminari in ordine ascendente nell’intensità degli stimoli fino a suscitare in lui la sensazione corrispondente. • sovraliminari in ordine discendente finché si giunge allo stimolo che non produce la relativa sensazione. • Il valore di soglia assolutacorrisponde allo stimolo che è stato avvertito dal soggetto nel 50% dei casi. • Limite del metodo: • errore della direzione della serie (o errore di abitudine): i valori di soglia assoluta tendono a essere diversi a seconda che si inizi con una serie ascendente o discendente. Nel primo caso i valori liminari sono inferiori rispetto a quelli ottenuti con le serie discendenti per un fenomeno di inerzia e di abitudine psicologica.

  13. La Sensazione Metodi psicofisici /2 • Metodo dell’aggiustamento  • Si richiede al soggetto di aggiustare in modo continuo attraverso una manopola o un cursore il livello di intensità di uno stimolo finché esso sia in grado di suscitare in lui una risposta. • Si parte da stimoli infraliminari o sovraliminari in modo simile al metodo dei limiti. • Metodo degli stimoli costanti  • Viene presentato al soggetto, in ordine casuale e per diverse volte, un certo numero di stimoli che hanno differenti intensità, alcune sovraliminari, altre infraliminari. • Ogni volta il soggetto è invitato a riferire se ha avvertito o no una sensazione. Lo stimolo che ottiene il 50% delle risposte corrisponde al valore di soglia.

  14. La Sensazione Metodi psicofisici /3 • La misurazione della soglia differenziale. • Si presenta in ogni prova una coppia di stimoli di intensità differente • lo stimolo standardtenuto costante e • lo stimolo di confrontoche invece varia di volta in volta. • Il soggetto è invitato a riferire se è in grado di avvertire una differenza fra i due stimoli («questo suono è più forte di quello di prima?»). • Abbiamo la determinazione della soglia differenziale, quando le differenze appunto fra due stimoli sono avvertite nel 50% delle prove. • ci sono possibili errori sistematici come: • l’errore del campione (tendenza alla sovrastima) • l’errore di posizione (una certa regione spaziale è privilegiata rispetto ad altre)

  15. La Sensazione Le costanti di Weber • Legge di Weber (1795–1878)  • la differenza appena percettibile di due stimoli (ΔS) è una proporzione k costante rispetto alla grandezza assoluta di uno stimolo standard (S) • k = ΔS/S • Intensità luminosa 1,8-5% • Stime di lunghezza 1% • Pressione cutanea 3-10 % • Peso 2,5-3%

  16. La SensazioneEsempi della legge di Weber • Il soggetto era capace di distinguere un peso di 15gr da un altro di 15,5gr, o un peso di 90gr da uno di 93 gr; nel primo caso, la ΔS era di 0,5g e nel secondo di 3g, ma in entrambi i casi corrispondeva a 1/30 del peso standard. • K=0,5/15  0,03 ovverosia il 3,3% o 1/30 • In altri esperimenti Weber studiò la capacità di discriminare fra due linee di lunghezza diversa presentate al soggetto l’una dopo l’altra, e di nuovo trovò che esisteva una proporzione diretta e costante fra lo stimolo standard e la soglia differenziale. In questo caso la frazione costante era, però, 1/100 anziché 1/30 come per il peso. Quindi, un soggetto era tipicamente in grado di distinguere la differenza tra due linee quando l’una era lunga, ad esempio, 100mm e l’altra 101mm, oppure tra due linee di 1000 mm e 1010 mm. • K=1/100  0,01 ovverosia l’1%

  17. La Sensazione La legge di Fechner • Fechner (1801–1887),uno studioso tedesco di fisica, estese gli studi di Weber e si propose di verificare in che modo la sensazione (I) potesse variare al variare continuo dell’intensità della stimolazione (S). • Legge di Fechner  l’intensità della sensazione (I) aumenta con il logaritmo dell’intensità dello stimolo (S): • I = k·log S • Ciò significa che all’aumento in progressione geometrica dello stimolo corrisponde un aumento in progressione aritmetica della sensazione. • Per esempio, per uno stimolo che abbia la soglia assoluta di 8 e la costante k di Weber pari a 0,50, abbiamo il valore di sensazione • 1 con lo stimolo di intensità 12 (8 + 8 X 0,50), • 2 con lo stimolo di intensità 18 (12 + 12 X 0,50); • 3 con lo stimolo di intensità 27 (18 + 18 X 0,50) • Questa legge si è dimostrata valida per le diverse modalità sensoriali, eccetto che per i valori estremi più alti o più bassi delle scale di intensità.

  18. La Sensazione La psicofisica soggettiva /1 • In tempi più recenti Stevens (1957) diede origine alla nuova psicofisica, da lui chiamata psicofisica soggettiva basata sul concetto dell’uomo come organismo misuratore. • I soggetti sono capaci di valutare direttamente l’intensità di una sensazione associandola semplicemente a un numero. • Si presenta al soggetto, per esempio, uno stimolo sonoro e gli si dice che esso ha un valore pari a 10. Successivamente, in una seconda prova, si presenta uno stimolo sonoro di diversa intensità e si richiede al soggetto di associarlo a un numero che ne quantifichi la diversità: se egli ritiene che sia di intensità doppia, assegnerà il valore di 20, se giudica che sia la metà, attribuirà il valore di 5, e così via.

  19. La Sensazione La psicofisica soggettiva /2 • La funzione di potenza di Stevens • la relazione fra il giudizio sensoriale del soggetto (ψ) e l’intensità della sensazione (I) è una funzione di potenza:  = kIⁿ • secondo cui la grandezza soggettiva della sensazione (ψ) è proporzionale all’intensità dello stimolo (I) elevata a una certa potenza (n).

  20. Il grafico mostra la grandezza media stimata di una sensazione (S) in relazione al variare di tre stimoli (I): chiarezza di luce, lunghezza di una linea e shock elettrico. Queste curve sono state elaborate secondo la legge di potenza di Stevens (S=kIn), con l’esponente n eguale a 0,33 per la chiarezza di luce, 1,00 per la lunghezza apparente e 3,50 per lo shock elettrico. La SensazioneGrafico della legge di potenza di Stevens

  21. La SensazioneLa teoria della detezione del segnale • La misurazione non è un processo automatico e semplice: in essa interviene sempre una presa di decisione da parte del soggetto. • La teoria della detezione del segnale ha posto in evidenza due fattori: • la sensibilità dell’organismo nella sua finezza discriminativa degli stimoli; • il criterio soggettivo di decisione. • Secondo la teoria della detezione del segnale nello studio psicofisico del rapporto fra sensazione e stimolazione è necessario prendere in considerazione, oltre alle capacità recettive dell’organismo, anche i fattori soggettivi legati al processo di decisione.

  22. La SensazioneLa teoria della detezione del segnale • Öhman, Flykt e Esteves (2001) Emotion Drives Attention: Detecting the Snake in the Grass  • Un gruppo di partecipanti doveva cercare immagini legate alla paura, come ragni e serpenti, inserite all’interno di immagini di stimoli non paurosi come funghi e fiori. In un’altra condizione la procedura era invertita: bisognava cercare stimoli non paurosi tra immagini di stimoli paurosi. • Le persone erano significativamente più veloci a trovare elementi legati alla paura che a trovare oggetti innocui, indipendentemente da quanto fosse confusa la composizione delle immagini e dal numero dei distrattori presenti. Era come se serpenti e ragni saltassero fuori e fossero percepiti automaticamente.

  23. La SensazioneLa teoria della detezione del segnale

  24. La SensazioneLa teoria della detezione del segnale

  25. La SensazioneLa teoria della detezione del segnale • Silverman, Choi, & Peters (2007) The Hunter-Gatherer Theory of Sex Differences in Spatial Abilities: Data from 40 Countries  • Questo studio ha utilizzato alcuni dei dati dello BBC Internet Study per valutare l’universalità delle differenze sessuali per le competenze spaziali. • Gli uomini hanno punteggi significativamente più alti rispetto alle donne su una prova di rotazioni mentali tridimensionali. • Le donne hanno ottenuto punteggi significativamente più alti rispetto agli uomini in un test di memoria di localizzazione degli oggetti.

  26. La SensazioneLa teoria della detezione del segnale

  27. Test di memoria di localizzazione degli oggetti 2/2

  28. La SensazioneLa teoria della detezione del segnale

  29. La PercezioneRealtà fisica e realtà percettiva • Secondo un realismo ingenuo ciò che noi percepiamo (percetti) sarebbe una riproduzione di quanto si trova nella realtà. • Il mondo si presenterebbe a noi così come esso è e vi sarebbe una coincidenza fra la realtà fisica e la realtà percettiva (fenomenica). • Non in tutte le condizioni esiste una precisa corrispondenza fra questi due piani della realtà. • Assenza dell’oggetto fenomenico • Può essere presente a livello fisico uno stimolo che non compare a livello percettivo, come succede nelle figure nascoste o mascherate (slide 22a, b, c). • Assenza dell’oggetto fisico • Al contrario, possono essere operanti sul piano fenomenico (percettivo) stimoli che non esistono nella realtà fisica, come indica il fenomeno delle cosiddette figure anomale (slide 23 e 24). In questo caso vediamo un oggetto per il quale non esiste un corrispondente stimolo fisico.

  30. La PercezioneDiscrepanza tra realtà e percetto • Discrepanza fra la realtà fisica e la realtà percettiva  • Contrasto di chiarezza • In questo caso le superfici incluse (grigie o bianche) riflettono la medesima quantità di luce, anche se sono percepite come diverse per chiarezza (slide 26 e 27). • Illusioniottico-geometriche • si verifica una notevole disparità fra la configurazione reale degli stimoli e la loro percezione.

  31. La Percezione Il principio del rispetto-sospetto • Occorre seguire il principio del rispetto-sospetto, cioè trattare i fenomeni percettivi con il dovuto rispetto e con il necessario sospetto, evitando • l’errore dello stimolo  • descrivere non ciò che si vede ma ciò che si sa, confondendo i percetti con i concetti (illusioni ottico-geometriche). • l’errore dell’esperienza  • attribuire alla realtà proprietà che sono invece esclusive della percezione.

  32. La Percezione Definizione • La percezione può essere intesa come l’organizzazione immediata, dinamica e significativa delle informazioni sensoriali, corrispondenti a una data configurazione di stimoli, delimitata nello spazio e nel tempo. • La percezione si presenta come un processo intrinsecamente organizzato che, attraverso molteplici attività di selezione, analisi, influenzamento reciproco e coordinamento delle informazioni suscitate da una data costellazione di stimoli, perviene a strutturare un mondo fenomenico unitario, coerente e significativo, articolato in unità distinte aventi proprietà e relazioni definite.

  33. La Percezione vs. La SensazioneDefinizioni a confronto • La sensazione  • l’impressione soggettiva, immediata e semplice che corrisponde a una data intensità dello stimolo fisico. • La percezione  • l’organizzazione immediata, dinamica e significativa delle informazioni sensoriali, corrispondenti a una data configurazione di stimoli, delimitata nello spazio e nel tempo.

  34. La Percezione Definizione • La catena psicofisica • Il nostro mondo percettivo è il risultato di una sequenza di mediazioni fisiche, fisiologiche e psicologiche. • Stimoli distali • Gli oggetti e gli eventi del mondo circostante producono in continuazione una molteplicità indefinita di radiazioni (luminose, sonore o di altra natura) di varia intensità e frequenza. • Stimoli prossimali • le radiazioni che suscitano negli apparati recettivi precise sollecitazioni. • Queste ultime non vanno intese come una condizione statica, bensì come una situazione dinamica, soggetta a continui mutamenti. Nell’organizzazione percettiva l’ordinamento temporale degli stimoli, infatti, è altrettanto importante del loro assetto spaziale.

  35. Stimolo prossimale Stimolo prossimale Immagine percettiva Stimolo distale Stimolo prossimale La PercezioneIl modello della “lente” di Brunswik • La percezione riunisce quello che nella ricezione era sparso; • Le riproduzioni di singoli oggetti, contenuti in una stanza, sono combinatee • organizzate nell’immagine di una vera stanza piena di oggetti.

  36. La Percezione Processo percettivo • La stimolazione, evento fisico, suscita dunque una rapida successione di eventi fisiologici. Alle fasi terminali di questi accadimenti fisiologici nei livelli centrali dell’organizzazione nervosa cerebrale corrisponde sul piano soggettivo – cioè, sul versante degli eventi psichici– la percezione, ossia l’impressione diretta e immediata della presenza di determinate forme della realtà ambientale.

  37. La PercezioneProcessi bottom-up e top-down • Nella percezione sono operanti diversi flussi di processi  • dal basso verso l’alto (bottom-up) • In funzione delle informazioni sensoriali associate agli stimoli ambientali vanno ad attivare specifiche aree cerebrali. • Le informazioni sensoriali sono necessarie, poiché, senza di esse, cadiamo in una condizione di allucinazione. • Tuttavia, sono insufficienti a spiegare ciò che percepiamo, poiché sono disperse e caotiche (non contengono abbastanza informazioni).

  38. La PercezioneProcessi bottom-up e top-down • Nella percezione sono operanti diversi flussi di processi  • dall’alto verso il basso (top-down). • Partono da specifiche aree cerebrali e influenzano l’attività nervosa dei recettori sensoriali delle diverse modalità in relazione a ciò che già sappiamo. • Entrano in gioco le conoscenze disponibili nei registri di memoria, le credenze, le aspettative, nonché gli scopi della nostra condotta. • La conoscenza influenza i processi della percezione, rendendola più efficiente, pertinente e accurata alla situazione contingente. È in grado, infatti, di colmare gli elementi mancanti degli stimoli sensoriali sulla base delle informazioni già immagazzinate.

  39. La PercezioneProcessi bottom-up e top-down • La percezione è una funzionealtamentedinamica • I flussi delle informazioni dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso presentano un forte grado di interdipendenza, al fine di assicurare un elevato livello di attendibilità, di validità e di finezza discriminativa • È l’esito dell'interdipendenza fra le strutture nervose periferiche (organi di senso) e centrali (aree cerebrali) dell’organismo e l’esperienza in grado di influenzare tali strutture. • È la convergenza fra l’insieme delle informazioni genetiche e l’apprendimentopercettivo.

  40. La Percezione La teoria empiristica • La teoria empiristica • Secondo l’interpretazione empiristica della percezione proposta originariamente da Helmholtz [1867], le ripetute esperienze con la realtà ambientale e l’apprendimento che ne consegue forniscono un contributo essenziale alla percezione degli oggetti. • Per loro natura i dati sensoriali sono parcellari e danno origine a un mosaico di sensazioni elementari(per esempio, di luminosità, di colore, di durezza). Le sensazioni sono integrate con altre informazioni e sintetizzate nella percezione dell’oggetto grazie a meccanismi dell’associazione e dell’esperienza passata. • L’individuo, in base all’esperienza passata, compie una sorta di ragionamento inconsapevole, in virtù del quale corregge e integra le sensazioni elementari attuali.

  41. La Percezione La teoria della Gestalt • La scuola della Gestalt (o scuola di Berlino)  • Nata in Germania all’inizio del XX secolo con le prime ricerche di Wertheimer [1912], proseguita con i contributi di Köhler [1940], di Koffka [1935] e di Metzger [1975], si oppose in maniera decisa al principio empirista dell’esperienza passata e sostenne fin da subito che la percezione non è preceduta da sensazioni, ma è un processo primario e immediato. • Secondo la scuola della Gestalt la percezione non è dovuta al concorso di fattori estranei (come le associazioni, le inferenze o i giudizi), ma risulta dall’organizzazione interna delle forze che si vengono a creare fra le diverse componenti di uno stimolo. • Il processo di organizzazione intrinseca è regolato da alcuni fattori o principi di unificazione. In virtù di questi fattori le parti di un campo percettivo vengono a costituire totalità coerenti e strutturate(Gestalt) come figure sullo sfondo, come oggetti reali dotati di proprie caratteristiche (forma, grandezza, colore, movimento o quiete, posizione ecc.). • Pertanto, va riservata un’importanza secondaria all’esperienza passata, che non influisce direttamente sui processi di organizzazione del campo fenomenico (o percettivo), ma che può influire sul loro funzionamento soltanto in particolari condizioni.

  42. La PercezioneIl movimento del New Look • Ilmovimento del New Look  • Sorse negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale. L’organizzazione della percezione, oltre che da fattori intrinseci, dipende anche da altri fattori, come i bisogni, gli stati emotivi, le aspettative e le motivazioni del soggetto percepente. • Bruner [1957] verificò che, a parità degli altri parametri, i bambini di disagiate condizioni socioeconomiche percepivano come più grande la moneta da mezzo dollaro (stimolo dotato di alto valore) rispetto a un disco (neutro) di cartone delle medesime dimensioni. Questo fenomeno non aveva luogo con i bambini di pari età, ma appartenenti a una classe socioeconomica medio-alta o alta (abituati al denaro). • Si tratta di una prospettiva funzionalistica, in quanto pone in evidenza le funzioni della percezione. • Il soggetto, quando percepisce uno stimolo, compie un’operazione di categorizzazione, vale a dire, a partire da certi indizi, egli provvede alla identificazione e alla classificazione dello stimolo medesimo, facendo riferimento a un sistema di categorie appropriate, idonee per codificare la realtà ambientale sulla base delle relazioni rilevate fra le proprietà degli oggetti e degli eventi.

  43. La PercezioneLa teoria ecologica di Gibson • Gibson (1966-1979) • la percezione non consiste né in un progressivo arricchimento fondato sull’esperienza, né nell’elaborazione cognitiva del soggetto che impone la propria organizzazione agli stimoli, bensì consiste nella capacità di cogliere le informazioni già contenute nello stimolo medesimo. • La stimolazione non è né caotica né indeterminata, ma offre un ordine intrinseco, dovuto alle reciproche relazioni fra i vari aspetti degli stimoli stessi. • Una ricca informazione è già contenuta nella distribuzione spaziale e temporale degli stimoli e resa disponibile per il soggetto. Gibson ha chiamato affordances queste «disponibilità» già presenti nella stimolazione. • Il soggetto deve soltanto riuscire a cogliere queste informazioni percettive già esistenti nell’ambiente circostante(approccio ecologico).

  44. La PercezioneLa teoria computazionale di Marr • Marr [1982]  • Il soggetto codifica le immagini in funzione delle continue variazioni di intensità luminosa. L’attività percettiva è distinta in fasi: • lo schema grezzo originario (raw primal sketch) e • lo schema a due dimensioni e mezzo (2 ½ dimensional sketch). • Lo schema grezzoè formato da linee, punti e barre sulla base degli scarti di luminosità dell’immagine ordinati in maniera gerarchica. • Per esempio, il pelame nero del gatto può essere visto come insieme di singoli peli neri al livello gerarchico più basso o come una superficie omogenea a un livello superiore di organizzazione spaziale globale. L’immagine dipende dall’area di ampiezza considerata (un conto è osservare soltanto i capelli di una persona per individuare le diversità di luminosità fra i singoli capelli; un conto è percepire la capigliatura insieme con il viso). Secondo Marr il nostro sistema percettivo funziona sulla base del riconoscimento e della registrazione delle frequenze spaziali ed è dotato di cellule deputate alla rilevazione delle differenze di intensità luminosa procedendo in maniera ordinale: dalle cellule sensibili alle frequenze spaziali più basse a quelle sensibili alle frequenze più elevate (sistema computazionale). • Sulla base delle informazioni raccolte nello schema grezzo originario l’organismo procede a una seconda elaborazione delle informazioni percettive che conduce allo schema a due dimensioni e mezzo. • È stato chiamato in questo modo poiché esso, pur cogliendo una grande quantità di aspetti sulla profondità, non esaurisce la totalità delle informazioni che esistono nella distanza fra due superfici collocate in differenti parti del campo visivo. • Gli elementi che sono percepiti come simili (medesima luminosità, contrasto, forma, colore od organizzazione spaziale), tendono a essere aggregati in unità percettive, mentre gli elementi dissimili sono percepiti come distinti e separati. In questa prospettiva Marr riprende i principi di aggregazione già proposti dalla Gestalt.

  45. I fenomeni percettiviL’organizzazione percettiva • La mente umana organizza costantemente l’attività percettiva in modo da cogliere oggetti ed eventi in modo unitario e coerente. • Questa segmentazione del flusso continuo delle stimolazioni consente al soggetto di: • orientarsi e di muoversi correttamente nello spazio, • distinguere in modo appropriato gli oggetti gli uni dagli altri, • procedere agli opportuni confronti fra di essi individuando eguaglianze e differenze, • fareprevisioniattendibili sullo svolgimento futuro degli avvenimenti.

  46. I fenomeni percettiviL’articolazione figura-sfondo /1 • Articolazione figura-sfondo • La prima segmentazione del flusso delle stimolazioni consiste di un processo universale e costante, poiché non c’è figura senza sfondo. Come appare dalla figura, • la figura ha forma, mentre lo sfondo è amorfo e indifferenziato. • Il contorno appartiene alla figura, e non allo sfondo. • La figura ha una estensionedefinita, mentre lo sfondo continua dietro alla figura in maniera indeterminata. • La figura appare in risalto rispetto allo sfondo. • La figura ha un carattereoggettuale (è una cosa), mentre lo sfondo è meno distinto.

  47. I fenomeni percettiviL’articolazione figura-sfondo /2 • Le leggi dell’articolazione figura-sfondo sono: • inclusione: a parità delle altre condizioni, diventa figura la regione inclusa (slide 41 a); • convessità: a parità delle altre condizioni, diventa figura la regione convessa rispetto a quella concava (slide 41 b); • area relativa: a parità delle altre condizioni, diventa figura la regione di area minore (slide 41 c); • orientamento: a parità delle altre condizioni, diventa figura la regione i cui assi sono orientati secondo le direzioni principali dello spazio percettivo (slide 41 d).

  48. I fenomeni percettiviLe figure reversibili • Figure reversibili  • Vale a dire figure nelle quali si ha una inversione tra la figura e lo sfondo. Si creano quando le leggi dell’articolazione figura-sfondo non riescono a intervenire. • Si tratta di configurazioni instabili e ambigue (o equivoche), nelle quali si registra un’alternanza periodica e regolare fra figura e sfondo. • È impossibile percepire nel medesimo tempo entrambi gli elementi come figura, poiché il contorno appartiene, di volta in volta, soltanto a uno di essi.

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