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Corso di Psicologia Dinamica

Corso di Psicologia Dinamica. Donald W. Winnicott. Franco Baldoni Facoltà di Psicologia - Università di Bologna . Donald Woods Winnicott. Nasce a Plymounth nel 1896 Pediatra, psichiatra infantile e psicoanalista, analizzato da James Strachey e Joan Rivìere, supervisione con Melanie Klein

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Corso di Psicologia Dinamica

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Presentation Transcript


  1. Corso di Psicologia Dinamica Donald W. Winnicott Franco Baldoni Facoltà di Psicologia - Università di Bologna

  2. Donald Woods Winnicott • Nasce a Plymounth nel 1896 • Pediatra, psichiatra infantile e psicoanalista, analizzato da James Strachey e Joan Rivìere, supervisione con Melanie Klein • Lavora per 40 anni in un consultorio pediatrico ospedaliero a Londra • Presidente della Società Psicoanalitica Britannica • Da indipendente si propone come mediatore tra la Klein e Anna Freud • Tiene conferenze e trasmissioni radiofoniche di informazione sul rapporto bambini-genitori • Muore a Londra nel 1971

  3. La concezione dello sviluppo • Non esiste un neonato senza una madre • La madre sufficientemente buona sa illudere e gradualmente disilludere ed è in grado di sviluppare una preoccupazione materna primaria • Lo sviluppo emozionale primario (primi 6 mesi di vita) viene descritto attraverso tre concetti: dipendenza, integrazione e organizzazione • Esiste una relazione dialettica tra un vero Sé ed un falso Sé • L’attenzione viene spostata dal concetto di pulsione a quello di bisogno

  4. La madre sufficientemente buona • Ha il compito di favorire, senza interferire, la tendenza innata alla crescita del bambino • Deve permettere inizialmente l’illusione di un ambiente protettivo quasi perfetto, per poi disilludere il bambino esponendolo gradualmente alle frustrazioni e difficoltà esterne, senza difenderlo da ciò che è in grado di affrontare da solo

  5. La preoccupazione materna primaria • E’ uno stato psicologico transitorio di devozione, di dipendenza e di regressione nel quale i bisogni del neonato vengono avvertiti come la cosa più importante • Una madre sufficientemente buona (sufficientementedevota) è in grado di percepire empaticamente le esigenze del suo bambino (tramite l’identificazione proiettiva) e di viverle come proprie rispondendo in modo adeguato • Per riuscire in questo compito la madre non ha bisogno di essere esperta o particolarmente intelligente o colta • Si manifesta dalla fine della gravidanza ad alcuni mesi dopo il parto, se si presentasse in altri momenti corrisponderebbe a una condizione psichiatrica

  6. Le funzioni materne • Holding : è la funzione di sostegno, il tenere il neonato in braccio e il contenerlo. Favorisce il passaggio dal non Io all’Io sono • Handling :è il modo in cui il neonato è manipolato e accudito dal punto di vista fisico. Favorisce l’integrazionepsicosomatica • Object presenting : è la presentazione del mondo al bambino in modo da favorire l’illusione che gli oggetti siano creati da lui stesso (oggetti soggettivi)

  7. La disillusione • Dopo un primo momento in cui ha favorito l’illusione di un ambiente protettivo quasi perfetto il compito della madre è quello di disilludere progressivamente il bambino esponendolo alle frustrazioni del mondo esterno • Ha luogo con l’attenuarsi della preoccupazione materna primaria • Dall’oggetto soggettivo (percepito come parte di Sé) si passa all’oggettooggettivo (diverso da Sé) fondamento di una relazione vera e propria

  8. Lo sviluppo emozionale primario • Avviene nei primi sei mesi di vita • Viene descritto attraverso tre concetti: • DIPENDENZA • ORGANIZZAZIONE • INTEGRAZIONE

  9. Il concetto di dipendenza • Dipendenza assoluta (primi 6 mesi) il bambino piccolo non esiste da solo, ma è parte di una relazione, anche se ignora che qualcuno si prende cura di lui • Dipendenza relativa (dai 6 mesi ai 2 anni) graduale consapevolezza dei propri bisogni e della propria dipendenza • Indipendenza (dalla pubertà in poi) viene percepito internamente un ambiente (la madre) che dà sostegno e permette un’esistenza autonoma soddisfacente

  10. Il concetto di organizzazione • Nei primi mesi di vita l’individuo passa da uno stato di non organizzazione ad uno di organizzazione • Nello stato dinonorganizzazione è necessario un ambiente che lo protegga dai vissuti di vuoto, di frammentazione. La madre assolve questo ruolo attraverso la preoccupazione materna primaria

  11. Il concetto di integrazione • Nei primi mesi di vita l’individuo passa da uno stato di nonintegrazione ad uno di integrazione psicosomatica • Nello stato di non integrazione non possiede un unità corporea che gli permetta di riconoscere le sensazioni (se ha fame, lui è la fame) e non ha il senso del tempo. Sono fondamentali le funzioni materne di holding, di handling e di object presenting

  12. L’integrazione psicosomatica • E’ lo sviluppo di un Sé allo stesso tempo psichico e fisico, cioè di un senso di esistenza nel proprio corpo • L’unità psicosomatica è condizione indispensabile per uno stato di salute mentale e di pieno coinvolgimento nella realtà (in questo caso l’utilizzazione del corpo costituisce una fonte di grande piacere)

  13. Il malato psicosomatico • Il vero malato psicosomatico si caratterizza per una particolare scissione mente-corpo (depersonalizzazone) • Le sensazioni somatiche non vengono elaborate e rappresentate simbolicamente in modo adeguato, per cui l’attività psichica tende a diventare qualcosa di separato dall’esperienza corporea • Si sviluppa un falso Sé difensivo caratterizzato da un’eccessiva intellettualizzazione non integrata con le esperienze corporee

  14. L’oggetto transizionale • Rappresenta, in modo simbolico, la relazione con la madre • Difende dalle angosce depressive ed ha una funzione positiva perché aiuta ad elaborare la separazione dalla madre • Può essere un oggetto (una coperta, uno straccio, un pupazzo, un cuscino, un gioco), ma anche una parola, un comportamento o un’abitudine • Il rapporto con esso è ambivalente ed esclusivo • Compare tra i 4 e i 12 mesi • Viene utilizzato soprattutto quando il bambino è solo, lontano dalla madre o deve andare a dormire

  15. Le esperienze transizionali • Sono aree intermedie di esperienza tra realtà esterna e interna • Nel bambino sono rappresentate dagli oggetti transizionali • Nell’adulto sono legate alla consapevolezza di uno spazio potenziale di riposo dove lasciare fluttuare liberamente le idee e le fantasie: il gioco, il sogno, l’esperienza artistica, culturale e religiosa, il mentire, il rubare, il feticismo (oggetto feticcio ), i rituali ossessivi o superstiziosi (il talismano), l’alcool, la droga (oggetto tossico )

  16. Il gioco • E’ un’esperienza transizionale, ma anche una vera e propria terapia • Ogni psicoterapia presuppone l’instaurarsi di un gioco comune all’interno di un rapporto

  17. La capacità di essere solo • Stare solo senza sentirsi soli implica una reale maturità personale • Nasce dall’esperienza della solitudine in presenza di un’altra persona (il neonato si abbandona a stati di non-integrazione, di quiete e di riposo in presenza della madre) • Più tardi il bambino riuscirà a stare solo senza bisogno della presenza della madre o di un suo simbolo (oggetto transizionale) perché avrà introiettato il sostegno materno • Dopo un rapporto sessuale vi sono due persone che assaporano l’esperienza di essere soli in presenza di un altro

  18. Che cos’è la vita? • L’assenza di malattie è forse la salute, ma non è la vita • La creatività e l’autenticità danno all’individuo il sentimento che la vita vale la pena di essere vissuta • L’individuo in “crisi” può essere più sano di quello in cui la apparente condizione di normalità è sostenuta da un falso Sé • Il suicidio può essere un modo di dare al corpo una morte che si è già verificata nella psiche

  19. Il vero Sé • Corrisponde al gesto spontaneo (è il vero Sé in azione) • Origina dalla vita corporea ed è allo stesso tempo fisico e psichico • E’ strettamente legato al processo primario e, all’inizio, non è reattivo agli stimoli esterni • E’ legato a un senso di esistenza nel proprio corpo • Permette di essere creativi, di sentirsi autentici, reali e presenti, di provare piacere

  20. Il falso Sé • E’ un’organizzazione difensiva della personalità che ha la funzione di proteggere come un involucro il vero Sé • Deriva da un ambiente insufficiente ed è un ultima difesa verso la depressione • E’ totalmente inconscio e può corrispondere a una vita apparentemente normale (anche se accompagnata da sentimenti di vuoto e di noia) • Spesso sono stati dei bambini bravi e compiacenti, apprezzati da genitori e insegnanti (dei piccoli adulti) • Nei momenti significativi della vita possono scompensarsi manifestando gravi disturbi psicologici o somatici

  21. Lo sviluppo sano Illusione infantile di onnipotenza Ambiente sufficientemente buono Graduale disillusione Integrazione psicosomatica Spontaneità Creatività Piacere Adeguamento sociale Protezione Falso Sé Vero Sé Sé totale

  22. La condizione sana • Il vero Sé si esprime adeguatamente consentendo la spontaneità, la creatività, la soddisfazione personale e permettendo di affrontare le frustrazioni e i cambiamenti • Il falso Sé sostiene nel confronto con l’ambiente costituendo una base per un comportamento socialmente accettabile

  23. Lo sviluppo problematico Illusione infantile di onnipotenza Ambiente insufficiente Disillusione traumatica Scissione psicosomatica Imitazione, compiacenza Intellettualizzazione Conformismo sociale Spontaneità Creatività Piacere Annullamento Falso Sé patologico Vero Sé

  24. Il falso Sé patologico • E’ impedita un’espressione sufficiente del vero Sé • Il falso Sé patologico agisce per motivi: • Imitativi : scelta basata sull’imitazione di modelli, sulle aspettative altrui e sul conformismo • Difensivi : per evitare l’angoscia e la depressione che si manifestano quando i propri bisogni più autentici emergono

  25. Livelli organizzativi del falso Sé 1. Stato patologico: il falso Sé si sostituisce al vero Sé e viene scambiato dagli altri per la persona reale. Tende a vacillare nei rapporti più profondi, nell’amicizia e sul lavoro (è il livello più estremo) 2. Stato di confine: il falso Sé difende il vero Sé (che viene riconosciuto come potenziale) permettendogli una vita segreta. La malattia può assumere un significato positivo in quanto può permettere l’espressione dell’individuo in condizioni ambientali sfavorevoli 3. Stato di sofferenza: il falso Sé cerca le condizioni migliori per fare emergere il vero Sé. Se queste condizioni non sono trovate allora si riorganizzano nuove difese fino ad arrivare al suicidio per evitare l’annientamento del vero Sé 4. Stato di fragilità: il falso Sé si forma sulla base di identificazioni di carattere imitativo (è il livello più vicino alla salute) 5. Stato di salute: il falso Sé è rappresentato dall’organizzazione dell’atteggiamento sociale ed educato. L’individuo supera l’onnipotenza infantile e il processo primario per avere un posto nella società.

  26. Lo scompenso del falso Sé • Burn-out: nella sue manifestazioni più tipiche (perdita di interesse, stanchezza, ansia, insonnia, sintomi psicofisiologici, abbandono del lavoro) • Malattia: psichica (depressione, attacchi di panico, crisi psicotiche) o somatica (infarto, cancro, patologie endocrine) • Suicidio : può rappresentare un modo di dare al corpo una morte che si è già verificata nella psiche. Anche sotto forma di equivalenti suicidari (ripetuti incidenti, traumi, autolesionismo)

  27. Il falso Sé nella relazione • Nel controtransfert il falso Sé è percepito come mancanza di autenticità, noia, vuoto, il vero Sé è avvertito per la sua “assenza” • Terapeuta e falso Sé del paziente possono sembrare due bambinaie che parlano del bambino (il vero Sé) • Se una persona annoia, è malata ed ha bisogno di aiuto, ma se il nostro interesse rimane sveglio, allora si è capaci di aiutarla (quando non proviamo interesse per una persona non possiamo aiutarla)

  28. Il sintomo in età evolutiva • Il bambino e l’adolescente esprimono attraverso il sintomo il blocco del proprio sviluppo affettivo in modo che possa essere percepito dall’ambiente

  29. Le tendenze antisociali • I comportamenti antisociali e devianti (il furto, la bugia, la prepotenza) sono segnali emessi dal bambino per comunicare un vissuto interiore di deprivazione e sofferenza • I genitori e la società non devono reagire né in modo indulgente, né colpevolizzante, ma cogliere quello che, all’inizio, è un segnale di speranza • Più tardi si interviene sul disagio più queste tendenze si cronicizzano diventando egosintoniche (delinquenza, psicopatie)

  30. La psicoterapia • Ogni terapia deve tenere conto delle tendenze spontanee alla guarigione • Lo scopo di una psicoterapia è offrire al paziente un contesto in cui i suoi conflitti possano essere espressi e tollerati • Lo psicoterapeuta deve saper “aspettare” con pazienza la risoluzione dei conflitti, piuttosto che sopprimere ad ogni costo i sintomi (ogni violenza interpretativa è pericolosa)

  31. La terapia del bambino • E’ necessario farsi carico anche della madre • Il terapeuta può assumere la funzione dell’ambiente primario mancante • La terapia ha un aspetto duplice: • aiutare i genitori a farsi carico del figlio • il genitore, attraverso l’aiuto che riesce a dare al figlio, può prendere conoscenza delle proprie difficoltà

  32. Lo scarabocchio (Squiggle ) • Si traccia uno scarabocchio su un foglio, poi si chiede al bambino di aggiungere qualcosa. Successivamente si invertono i ruoli (la parità è fondamentale). A volte si realizzano veri disegni (anche 30 per seduta) • Il risultato è una rappresentazione dell’inconscio paragonabile ai sogni e come tale può essere interpretato • E’ una forma di holding, in quanto il paziente, mano a mano, sorprende se stesso con la produzione di idee e sentimenti che precedentemente non erano integrati • E’ uno strumento non solo diagnostico perché rivela le potenzialità terapeutiche della prima consultazione (consultazioni terapeutiche )

  33. I bisogni del paziente • Nei pazienti più maturi (nevrotici) la frustrazione di un desiderio provoca frustrazione e collera • Con il malato regredito il termine desiderio non è esatto: bisogna usare quello di bisogno • Se questi pazienti hanno bisogno di quiete e di cure materne bisogna dare loro questo • Se non si risponde a questo bisogno si riproduce la situazione di carenza dell’ambiente che ha arrestato il processo di crescita del Sé

  34. L’analista assume un atteggiamento iniziale di attesa evitando di interpretare per favorire il transfert e l’espressione dei vissuti profondi Si sovrappongono due aree di gioco: quella del paziente e quella del terapeuta Indicazioni: Sé sufficientemente maturo, integrato e stabile L’analista deve sostenere il paziente come una madre (analista sufficientemente buono) rendendolo capace di giocare Indicazioni: Paura della pazzia Falso Sé Tendenze antisociali, vissuti di gravi deprivazioni Scarso esame di realtà Problemi contingenti (età, difficoltà economiche, sociali e culturali) Differenze tra psicoanalisi e psicoterapia Psicoanalisi classica Psicoterapia analitica

  35. Dalla pediatria alla psicoanalisi (1958) Martinelli, Firenze 1975 Sviluppo affettivo e ambiente. Armando, Roma, 1965 Gioco e realtà. Armando, Roma, 1974 Colloqui terapeutici con i bambini. Armando, Roma, 1974 La famiglia e lo sviluppo dell'individuo (1965). Armando, Roma, 1982. Il bambino deprivato (1984). Raffaello Cortina, Milano, 1986. Monografie su Winnicott Geets C. (1981) Winnicott. Armando, Roma, 1983 A.A.V.V. (1982) Il pensiero di D.W. Winnicott. Armando, Roma Abram J. (1996): Il linguaggio di Winnicott. Franco Angeli, Milano, 2002 Donald W. WinnicottBibliografia essenziale

  36. Preghiera Oh Dio! Fa che io sia vivo nel momento della mia morte. Donald Woods Winnicott Cit. in Clare Winnicott (1977)

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