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Dipartimento di Psicologia Università degli Studi di Pavia Aggressione in rete Il fenomeno del cyberbullying

Dipartimento di Psicologia Università degli Studi di Pavia Aggressione in rete Il fenomeno del cyberbullying. Prof.ssa M.A. Zanetti Lodi, 4 aprile 2008. Il progresso tecnologico.

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Dipartimento di Psicologia Università degli Studi di Pavia Aggressione in rete Il fenomeno del cyberbullying

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Presentation Transcript


  1. Dipartimento di Psicologia Università degli Studi di PaviaAggressione in reteIl fenomeno del cyberbullying Prof.ssa M.A. Zanetti Lodi, 4 aprile 2008

  2. Il progresso tecnologico - Profondi cambiamenti nella comunicazione- Non più necessaria vicinanza fisica - Spazio virtuale- Potenza di internet: si oltrepassano i confini della realtà per entrare in una dimensione diversa e potenzialmente senza limiti.Nato a scopo informativo (Vankelburg & Soeters, 2001), il computer è diventato, nel giro di poco tempo, uno dei principali mezzi di comunicazione di massa ed assieme al telefono cellulare viene considerato uno status symbol della società moderna (Gross, 2004).

  3. Caratteristiche comunicazione on line • Assenza di un linguaggio non verbaleScambio comunicativo anche privo di regole • Possibilità di dire e fare senza essere puniti • Possibilità di stimolare gli individui ad adottare delle condotte antisociali. • Negli ultimi dieci anni aumento esponenziale del numero di utenti. Nel 2000 Nie e Erbring avevano fornito una stima di 450 milioni di utenti, ma da allora il numero è sicuramente aumentato.Internet è nato come potente mezzo informativo, ma ben presto il suo uso è cambiato, polarizzandosi sul versante comunicativo. Ricerca di Rivoltella (2002): a.s. 1999/2000, campione di preadolescenti, focalizzazione sulla componente informativa: ricerca di informazioni mirate (es. enciclopedie multimediali), dato confermato da Valkenburg e Soeters (2001).

  4. Internet per chiedere aiuto Capita spesso che adolescenti con problemi emotivi preferiscano cercare aiuto da fonti informali (ad es: amici) piuttosto che rivolgersi a fonti professionali (Gould et al., 2002). Questa riluttanza è sostenuta da 4 motivazioni: • paura che la richiesta non rimanga confidenziale; • convinzione che nessuna persona e nessun servizio possa essere di aiuto; • problema troppo personale da poter essere raccontato ad estranei; • certezza di poter risolvere da soli i problemi.

  5. Le ricerche • Gross (2004): gli adolescenti attuali si concentrano sulla dimensione comunicativa, le attività online sono simili in entrambi i sessi e la più popolare risulta essere IM (Instant Messaging) seguita dall’esplorazione di siti web, download di brani musicali, e-mail e infine chat. A volte vengono svolte due attività contemporaneamente (es. chattare e scaricare musica). • Tali cambiamenti nell’uso di internet sono imputati sia alla diffusione massiccia del computer, ormai considerato un bene di largo consumo, sia all’introduzione di nuove tecnologie che consentono un’interazione sincrona tra gli utenti.

  6. Dare una definizione Anche se le ricerche sono in fase iniziale, tutte hanno delineato un quadro tutt’altro che positivo della situazione attuale: sempre più ragazzi vivono esperienze di prevaricazione on line in prima persona, ma nella maggior parte dei casi gli adulti non sanno neppure che il termine cyberbullismo esista, né tantomeno conoscono il modo migliore per intervenire. Per questo risulta indispensabile fornire una definizione preliminare del problema: si tratta di un atto o comportamento intenzionale e aggressivo perpetrato da un gruppo o da un individuo in modo ripetuto contro una vittima e prevede l’utilizzo di strumenti di comunicazione, che rendono quasi impossibile per la vittima difendersi, ma soprattutto conoscere il suo aggressore.

  7. Cyberbullying Questo termine coniato da Belsey si riferisce “all’utilizzo di strumenti di comunicazione e informazione (ICT) e specialmente al cellulare e internet, per importunare deliberatamente qualcun altro”. E’ un fenomeno di vasta portata fra bambini e adolescenti.E-mail, chat, blog, MUD, IM, cellulari e videofonini, cioè i nuovi strumenti che facilitano la comunicazione fra più persone, sono diventati le nuove armi nelle mani di bulli.www.cyberbullying.ca

  8. Cyberbullying Cyberbullying = “danno ostinato e ripetuto inflitto per mezzo di mezzi elettronici” (Hinduja & Patchin, 2006)Asimmetria di potere: non fisica o sociale, ma relativa ad ABILITA’e COMPETENZA nell’uso delle nuove tecnologie (internet e cellulari)Caratteristiche bullismo elettronico:anonimato: svincolo da restrizioni normative e sociali;aumenta distacco tra gesto e significato;più doloroso e intrusivo;assenza di supervisione;contatto 24 su 24: possibilità di raggiungere le persone in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo

  9. Soggetti • Sono coinvolti in modo differente in bullismo e cyberbullying.Il cyberbullo può diventare tale per: • ESTENSIONE delle vittimizzazioni tradizionali: la vittima di bullismo tradizionale è tale anche nel cyberspazio • COMPENSAZIONE per vittimizzazioni subite: la vittima di bullismo di tipo tradizionale sfrutta le proprie competenze tecnologiche per diventare bullo nel cyberspazioEspressione di un comportamento NON CARATTERISTICO della persona. Profilo dei cyberbulli:

  10. Forme Il termine Cyberbullismo è generico, quindi non riferibile ad un unico comportamento, bensì a diverse forme di prevaricazione attuata con strumenti tecnologici: forme semplici, come spedire in continuazione e.mail o SMS a qualcuno che ha chiaramente ribadito di non voler ulteriori contatti, e complesse, come la creazione di siti web diffamatori, che richiede maggiori abilità informatiche. Tra i due poli del continuum è possibile collocare: minacce, attenzioni sessuali, pubblicazione di informazioni personali, immagini digitali, video compromettenti o commenti sgradevoli ed ostracismo nel confronti di un utente in chat, MUD o IM.

  11. Spiegazioni Fattori predisponentiValori morali e Aspettative sociali (Smith, Mandavi, Carvalho and Tippett 2006)Inadeguatezza sviluppo empaticoEccesso di razionalizzazioneLocus of Control (Raskauskas & Stoltz, 2007).Possibili conseguenzeDepressione, ansia, difficoltà di concentrazione con conseguenti difficoltà scolastiche (Beran & Li, 2005; Manke, 2005) Impatto sul senso di potere e di controllo con conseguenze sull’autoefficacia e l’autostima delle vittime ancora più INCISIVO e PROFONDO di quello lasciato dal bullismo classico (Smith, Mandavi, Carvalho and Tippett 2006)

  12. Casi In Australia una bambina di 9 anni ricevette e-mail pornografiche, i genitori supposero che il mittente fosse un adulto, in realtà la polizia scoprì che era stato un compagno di classe (Thorp, 2004).Un ragazzo di 15 anni, in Quebec, Canada, divenne un’involontaria celebrità quando il suo filmato mentre emula una scena di Star Wars venne diffuso in internet a sua insaputa dai compagni di classe. Milioni di persone scaricarono il video (Snider & Borel, 2004).

  13. Il cyberspazio Consente di “spostarsi” facilmente e cambiare continuamente “mezzo” di comunicazione.Offre occasioni di incontro e permette di comunicare con altri navigatori senza il problema dei limiti geografici.Crea un’enorme comunità virtuale caratterizzata dall’assenza di uno spazio fisico-sensoriale condiviso.Viene considerato un mondo virtuale parallelo alla realtà, dove non esistono vincoli spazio-temporali e quindi dove la fantasia dell’utente non conosce limiti e può essere coltivata liberamente.

  14. Tempi Anche gli aspetti temporali sono del tutto particolari: il tempo speso online con estranei va a discapito del tempo passato con gli amici di sempre, la quantità di tempo trascorso online rappresenta quindi un fattore di rischio per diventare sia aggressore che vittima. Aspetti positivi e negativi: esiste un rapporto bidirezionale fra supporto sociale nel mondo reale e gruppo virtuale, per il quale l’assenza del primo spinge le persone ad identificarsi con il secondo, però allo stesso tempo i cambiamenti nell’identità determinati dalla partecipazione attiva al newsgroup hanno effetti positivi sulle relazioni del mondo reale (Mc Kenna & Bargh, 1998).

  15. La diffusione del fenomeno E’ un problema troppo spesso sottovalutato, ma che sta assumendo proporzioni enormi tra gli adolescenti.Poiché si tratta di un problema recente, le ricerche sull’argomento sono ancora in fase iniziale e i dati, piuttosto scarsi, non sono sempre coerenti tra loro. Emergono difficoltà nello stimare il tasso di incidenza e si ottengono risultati spesso contrastanti: ciò può rispecchiare la difficoltà a raggruppare diverse categorie comportamentali in un unico concetto.Sebbene i dati possano variare da una ricerca all’altra è stato dimostrato come tale fenomeno rappresenti un’esperienza presente nella vita di molti ragazzi.

  16. Incidenza del fenomeno Gran Bretagna, il 25% degli adolescenti fra gli 11 e i 19 anni riporta esperienze di bullismo elettronico, solo pochi anni prima era il 6% ad identificarsi come cybervittima (Thorp, 2004).Beran e Li (2005): 2/3 del loro campione (432 studenti) è stato testimone o conosce persone vittime di cyberbullismo, ¼ riferisce di esserne stato vittima diverse volte e ¼ di utilizzare queste forme di comunicazione per ferire intenzionalmente un’altra persona.In un’altra indagine condotta su un campione di limitate dimensioni (92 studenti), il 22% è stato vittima di cyberbullismo almeno una volta, il 6,6% più volte in un mese e le forme più comuni erano rappresentate da chiamate telefoniche, messaggi di testo e email, i meno comuni invece le chat.

  17. segue Ricerca di Patchin e Hinduja (2005 - www.cyberbullying.us):studio 1. su 1400 adolescenti statunitensi il 16,7 % dichiara di aver messo in atto cyberbullismo; il 34,4 % ne è stato vittima e soltanto il 14,3 % ne ha parlato con i genitori o altri adulti significativi (ad es. insegnanti) studio 2. questionario esplorativo proposto all’interno del sito dedicato ad una popstar, le risposte di 384 adolescenti al di sotto di 18 anni dicono che l’11% di loro si dichiara cyberbullo, il 29% ne è stato vittima, il 47% testimone.Studio di Li (2006): differenze di genere in un campione canadese: le femmine tendono in misura maggiore ad informare gli adulti.

  18. Confronto fra bullismo e cyberbullying Il bullismo è evidente, il cyberbullismo è più subdolo, viene celato più facilmente.Cyberviittime: bambini, ragazzi, personale scolasticoCyberbulli: non necessariamente sono più forti e/o più grandiLa cybervittimanon conosce l’identità del suo aggressore;Il bullismo classico interessa principalmente le SCUOLE PRIMARIE e SECONDARIE DI PRIMO GRADO ed è circoscritto alla sfera scolasticail cyberbullying: le SCUOLE SECONDARIE DI SECONDO GRADO ed esce dal contesto scolastico..

  19. Che cosa fare? E’ indispensabile che la vittima riferisca ciò che le è successo ai genitori, agli insegnanti o comunque a una figura adulta che ha il potere di avviare il processo di risposta. La scuola può decidere di mettere in atto una formale azione disciplinare (nel caso in cui il molestatore fa parte dell’ambiente scolastico) con la cooperazione delle famiglie delle vittime e dei ragazzi stessi che devono imparare a sviluppare competenze nuove per prevenire ulteriori vittimizzazioni.Oppure la scuola può adottare opzioni risolutive informali: lavorare con i genitori dei cyberbulli, lavorare con i genitori delle vittime ed infine lavorare direttamente con gli studenti.Creare un clima di alleanza scuola-famiglia-territorio.

  20. Come lavorare con i genitori? • Lasciare un certo margine di tempo e spazio per consentire l’elaborazione individuale delle immediate reazioni negative. • Informare con materiale documentato • Elaborare una strategia congiunta per fermare il bullismo scolastico e quello elettronico. • Allo stesso tempo, la famiglia deve essere avvertita del pericolo di ritorsione a cui i loro figli vanno incontro e lavorare con loro per prevenirlo. • Se però i genitori si dimostrano consapevoli delle attività offensive del figlio ma incapaci di bloccarle, possono essere considerati altrettanto responsabili sotto forma di negligenza parentale.

  21. Lavorare con i genitori dei cyberbulli • Spesso mancanza di consapevolezza dei genitori quindi innalzare il livello di conoscenza • Diverse le reazioni: ben disposti ad assumere un ruolo per fermare il cyberbullismo e/o atteggiamento difensivo nei confronti del figlio. • I genitori dei cyberbulli: difficoltà legate all’aspetto emotivo • E’ importante creare cooperazione. • Reazioni possibili: rabbia, diretta verso i figli, ma anche verso la scuola e le vittime. Questo sentimento può evolvere in umiliazione, per le azioni del figlio, vergogna, che le attività siano state scoperte, paura che per questo la considerazione degli altri venga meno e imbarazzo perché le azioni del figlio riflettono una mancanza di valori familiari. • Ingenuità nell’uso di strategie.

  22. Lavorare con i genitori delle cybervittime • La scuola deve contattare i genitori per informarli tempestivamente. • Lavorare sulle reazioni dei genitori e creare un clima che favorisca l’elaborazione ed il contenimento delle dinamiche emotive delle vittime • Abbassare il livello di colpevolizzazione ed innalzare l’autoefficacia delle vittime utilizzando i genitori come risorsa. • Non minimizzare o banalizzare il fenomeno.

  23. Lavorare con gli studenti • Lavorare sul contesto classe e non sul singolo. • Migliorare le competenze sociali dei ragazzi ed in particolare le capacità empatiche e di risoluzione dei conflitti rispettando i valori etici. • I cyberbulli devono imparare a: accettare le differenze, esprimere empatia, comprendere esigenze altrui ed chiedere scusa • Le vittime devono imparare a: crearsi una cerchia di amici, chiedere aiuto e bloccare i pensieri negativi. • Utilizzo di tecniche di role-playing per insegnare al bullo ad entrare nei panni della vittima (Celi, 2002) e comprendere le conseguenze delle proprie azioni (Bolton & Greave, 2005). • Evitare le colpevolizzazioni. • Offirire un servizio di ascolto (counseling psicologico). • Supportare la vittima e aiutarla a cercare alternative alla comunità on line.

  24. Cosa dovrebbero fare le vittime (Willard, 2007) • Salvare i dati • Identificare il cyberbullo • Chiedere al cyberbullo di smettere: la vittima dovrebbe inviare un messaggio chiaro, forte e senza particolari connotati emotivi nel quale si chiede di bloccare l’invio dei messaggi, altrimenti verranno adottate misure difensive. Non si deve rispondere ad un’offesa con un’altra offesa: è ciò che il bullo vuole, ossia percepire una reazione spaventata nella vittima. • Ignorare i messaggi utilizzando strategie diverse: • bloccare o filtrare le comunicazioni provenienti da questi individui; • evitare di visitare determinati siti o abbandonare determinate comunità online (chat, blog IM); • creare un nuovo indirizzo e-mail, un nuovo account, username e un nuovo numero di telefono.

  25. Ruolo della prevenzione Assessment della situazionePUNTI CHIAVE:Creare alleanze educative Rendere pubblici i risultati delle ricerche Rinforzare i comportamenti positiviRinforzare le regoleChiarire le conseguenzeROLE-PLAYING

  26. Come contrastare il fenomeno • sensibilizzare i contesti socio-educativi • sviluppare un’efficace politica scolastica • sviluppare e applicare all’interno della scuola una politica riguardo l’uso delle tecnologie • accertarsi che gli insegnanti abbiano una adeguata conoscenza e consapevolezza del fenomeno per poter intervenire adeguatamente • applicare blocchi o filtri all’uso degli strumenti per evitare usi impropri e nocivi ai ragazzi stessi • includere nel curriculum lezioni in cui si mostrano gli effetti di un uso distorto • stabilire come trattare i casi di cyberbullying • sostenere i genitori nei loro compiti educativi. Il cyberbullying avviene per lo più al di fuori del contesto scolastico e quindi generalmente non viene considerata la responsabilità della scuola, tuttavia la scuola dovrebbe promuovere momenti informativi e di discussione sul fenomeno. • Creare sinergie con il territorio, in particolare con le strutture che devono garantire il rispetto della legalità, poiché il cyber potrebbe favorire occasioni di devianza o criminalità

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