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I C – LETTERATURA LATINA

I C – LETTERATURA LATINA. Le origini della letteratura latina. Il problema delle origini. Che cos’è la letteratura? Produzione artistica (in lingua) fissata mediante la scrittura > “data di nascita” 240 a.C. Livio Andronico rappresenta un suo dramma (tragedia?)

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I C – LETTERATURA LATINA

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Presentation Transcript


  1. I C – LETTERATURA LATINA Le origini della letteratura latina

  2. Il problema delle origini • Che cos’è la letteratura? • Produzione artistica (in lingua) fissata mediante la scrittura > “data di nascita” • 240 a.C. Livio Andronico rappresenta un suo dramma (tragedia?) • Prima: 4 secoli di ‘preistoria’

  3. Questioni preliminari • Cronologia e diffusione della lingua scritta • Forme comunicative non letterarie • Forme pre-letterarie: i carmina

  4. Diffusione della lingua scritta • Nascita ed evoluzione di una lingua: fattori • storici • etnici • socio-politici • ambientali • Prestito: una parola, una struttura sintattica o un fonema che entra a far parte del patrimonio di una determinata lingua provenendo da una comunità di lingua diversa, in seguito al contatto tra le due culture.

  5. Diffusione della lingua scritta

  6. Diffusione della lingua scritta • Rapporti linguistici importanti con • osco-umbro (popolazioni seminomadi dell’Italia centrale, di origine indoeuropea) • etrusco [dominazione etrusca su Roma: usi e termini della vita politica (scuri e verghe, abiti dei magistrati), religiosa (‘Triade capitolina’, arte divinatoria), culturale (primitive forme di teatro, persona, histrio…), materiale (taberna, columna, populus…), tria nomina] • greco (supremazia artistica, contatti commerciali [machina, amphora…])

  7. Diffusione della lingua scritta • Lingua parlata ‘informale’ • sermo urbanus • sermo rusticus • sermo militaris • sermo cotidianus • Lingua formalizzata • d’uso • letteraria • Lingua scritta < alfabeto

  8. Diffusione della lingua scritta Alfabeto greco e alfabetizzazione (pratica della letto-scrittura, base del pensiero moderno) Alfabeti greci: • ionico-orientale • occidentale (colonie magnogreche) Intermediazione etrusca (assenza del grafema per /g/)? Fissazione canonica: I sec. a.C.

  9. Alfabeti greci Negli alfabeti del gruppo blu /ks/ è trascritto dalla lettera csi (Ξ), /ps/ dalla lettera psi (Ψ) e /kh/ dalla lettera chi (Χ), mentre in quelli del gruppo rosso /ks/ è trascritto dalla chi (Χ), /kh/ dalla lettera psi (Ψ) e il suono /ps/ con la combinazione di phi e sigma (ΦΣ) o pi e sigma (ΠΣ), a seconda della sua pronuncia. Nel gruppo verde queste nuove lettere mancavano completamente. Il gruppo rosso (occidentale) di Kirchhoff comprende anche l'alfabeto cumano, la scrittura che diede origine all'alfabeto etrusco e a quello latino. cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dell%27alfabeto_greco

  10. Coppa di Nestore (VIII sec. a.C.) Νέστορος εἰμὶ εὔποτον ποτήριον ὃς δ' ἂν τοῦδε πίησι ποτηρίου αὐτίκα κῆνον ἵμερος αἱρήσει καλλιστεφάνου Ἀφροδίτης  Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona 

  11. Alfabeto etrusco L'alfabeto etrusco deriva da quello greco arcaico degli eubei, introdotto in Italia centrale nel VII secolo a.C., in uso nella colonia greca Πιθηκούσσαι dell'isola di Ischia, di fronte alla città di Cuma. Il verso della scrittura è bustrofedico nelle più antiche iscrizioni, mentre quelle classiche hanno l'andamento verso sinistra come nel punico. Poche iscrizioni seguono l'andamento da sinistra a destra, e in tal caso i caratteri etruschi sono riflessi. Per separare le parole si scrive un puntino.

  12. Diffusione della lingua scritta • VII secolo a.C. > Graffiti e iscrizioni • Uso ‘strumentale’ della scrittura legato a momenti di vita pratica • Fluttuazione dei segni alfabetici (greco, etc.) • Rapida diffusione della scrittura in ampi strati della popolazione

  13. Fibula praenestina (metà VII sec. a.C.) La fibula, lunga 10,7 cm, è un monile d'oro del tipo detto fibula a drago. Si presenta di profilo come una borchia rotonda prolungata da una spilla con il suo astuccio su cui reca un'iscrizione, in latino arcaico, con andamento da destra a sinistra. MANIUS ME FECIT NUMERIO, ossia « Manio mi fece per Numerio ». La fibula fu presentata per la prima volta nel 1887, dall'archeologo tedesco Wolfgang Helbig (1839-1915), senza che fosse fornita alcuna indicazione del luogo del ritrovamento: egli sostenne di averla acquistata da un amico nel 1876, ma indicò successivamente come luogo del rinvenimento la tomba Bernardini,dal cui corredo funebre la spilla sarebbe stata rubata. Si può osservare che una fibula simile - d'oro e recante un'iscrizione - è stata trovata in Etruria a Clusium (oggi Chiusi) (Heurgon 1971). Altre fibule dello stesso tipo, datate tra l'VIII e il VII secolo a.C., sono state ritrovate in Etruria, Lazio e Campania. L’oggetto venne inserito nell'inventario dei ritrovamenti della tomba Bernardini fino al 1919, data in cui venne ritirato a causa della mancanza di certezze archeologiche sulla sua esatta provenienza. Nel 1980, l'epigrafista italiana Margherita Guarducci sostenne pubblicamente che non solo l'iscrizione, ma la stessa fibula era un falso, frutto della collaborazione tra Wolfgang Helbig e l'antiquario Francesco Martinetti.Quella della Guarducci fu la presa di posizione più netta a sfavore dell'autenticità del monile, ma non raccolse unanimità di consensi in seno alla comunità scientifica, e il dibattito rimase aperto fino al 2011, quando la controversia fu risolta grazie ad un'indagine condotta da Daniela Ferro dell'Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati (Ismn) del CNR e da Edilberto Formigli, restauratore e docente presso l'Università 'La Sapienza' di Roma e quella di Firenze. Cfr. articolo ‘de la Repubblica’ 5/6/2011

  14. Il ‘Cippo del Foro’ (Lapis niger) 575-550 a.C.? Fu scoperto il 10 gennaio 1899 da Giacomo Boni: il ritrovamento venne presto associato con un passo mutilo dello scrittore Sesto Pompeo Festo relativo ad una pietra nera nel comizio (lapis niger in Comitio), considerata la tomba di Romolo o forse il luogo di sepoltura del medesimo, e per questo da considerarsi luogo funesto. L'iscrizione è di fondamentale importanza per lo studio dell'evoluzione della lingua latina: gli studiosi (tra di loro il più importante commentatore del Lapis niger fu Luigi Ceci) catalogano il Lapis Niger come CIL I, 1, dove la sigla è l'abbreviazione di Corpus Inscriptionum Latinarum, la monumentale raccolta di tutte le iscrizioni romane, ordinate cronologicamente per luogo di ritrovamento. Il tutto viene datato al VI secolo a.C.

  15. Cippo del foro (trascrizione) « QUI HUNC (LOCUM VIOLAVERIT) SACER SIT [...] REGICALATOREM [...] IUMENTA CAPIAT[...] IUSTO » « Chi violerà questo luogo sia maledetto [...] al rel'araldo [...] prenda il bestiame [...] giusto »

  16. Forme comunicative non letterarie • Trattati (foedera) nessun frammento dei più antichi • Leggi: leges regiae, XII Tavole 451-450 a.C. fons omnis publici privatique iuris (Liv. 3,34,6) [dal primato del mos e del fas a quello dello ius] • Fasti (calendari) • Annales (memoria collettiva dello stato, a cura dei pontefici: cfr. Annales maximi di P. Muzio Scevola, 80 libri, II sec. a.C.) • Commentarii (memorie individuali, resoconti) • Oratoria (l’unica attività intellettuale degna di un cittadino di elevata condizione sociale)

  17. Forme pre-letterarie: i carmina • Carmen – significato (< CANERE): • testo curato dal punto di vista ritmico (prosa ‘forte’ e poesia ‘debole’) • Poesia sacrale: carmina rituali • Carmen Saliare (12 sacerdoti del dio Marte - ancilia - marzo) • Carmen Arvale (12 Fratres Arvales > Ambarvalia, maggio) • Carmen Lustrale (pater familias > suovetaurilia)

  18. Forme pre-letterarie (segue) • Fescennini versus • Fabula Atellana • Saturae (< ludi scaenici etruschi, peste del 364 a.C. ) • Carmina triumphalia (versus quadratus: settenario trocaico — x | — x | — x | — x || — x | — x | — ∪ ∪) • Carmina convivalia (Carmen Priami e Carmen Nelei, III sec. a.C.) • Epitaffi • Elogia (funebri) • L. Cornelio Scipione Barbato

  19. L’elogium di Scipione Barbato (b) Sepolcro di L. Cornelio Scipione Barbato (IV-III sec. a.C.), Roma, Musei Vaticani CORNELIVS·LVCIVS·SCIPIO·BARBATVS·GNAIVOD·PATRE PROGNATVS·FORTIS·VIR·SAPIENSQVE—QVOIVS·FORMA·VIRTVTEI·PARISVMA FVIT—CONSOL CENSOR·AIDILIS·QVEI·FVIT·APVD·VOS-TAVRASIA·CISAVNA SAMNIO·CEPIT—SVBIGIT·OMNE·LOVCANA·OPSIDESQVE·ABDOVCIT “Cornelio Lucio Scipione Barbato, generato da Gnaeus suo padre, uomo forte e saggio, la cui apparenza era in armonia con la sua virtù, che fu console (298 a.C.), censore, e edile fra voi - Catturò Taurasia (e) Cisauna (nel) [oppure ‘il’] Sannio - soggiogò tutta la Lucania e prese ostaggi”.

  20. Il verso SATURNIO Il saturnio è suddiviso in due unità ritmiche contrapposte, dette cola, separate da un'accentuata pausa centrale, detta dieresi. Il primo emistichio è normalmente un dimetro giambico catalettico. Il secondo può essere un reiziano o un itifallico e presenta una notevole varietà di ritmi e soluzioni. Il grammatico Cesio Basso, individuò come esempio di verso saturnio perfetto il seguente: « malum dabunt Metelli Naevio poetae » ossia il celebre verso che la potente famiglia romana dei Metelli avrebbe indirizzato al poeta Nevio per rispondere alle accuse contenute nelle sue opere. Nel caso di questo verso, i due cola sono, rispettivamente, un dimetro giambico catalettico e una tripodia trocaica acatalettica, il cui schema metrico è il seguente: ∪ — ∪ — ∪ — X | — ∪ — ∪ — ∪

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