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Quale psicologo per gli anziani? Gli interventi psicologici per la salute ed il benessere dell’anziano

Quale psicologo per gli anziani? Gli interventi psicologici per la salute ed il benessere dell’anziano. LO PSICOLOGO NEL SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE ALL’INTERNO DI UN DISTRETTO SANITARIO. dott.ssa Martina Spallino – psicologa- psicoterapeuta dott.ssa Stefania Zamarian - psicologa.

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Quale psicologo per gli anziani? Gli interventi psicologici per la salute ed il benessere dell’anziano

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Presentation Transcript


  1. Quale psicologo per gli anziani?Gli interventi psicologici per la salute ed il benessere dell’anziano LO PSICOLOGO NEL SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE ALL’INTERNO DI UN DISTRETTO SANITARIO dott.ssa Martina Spallino – psicologa- psicoterapeuta dott.ssa Stefania Zamarian - psicologa Sabato 17 febbraio 2007 Presso Sala Convegni Villa Manin Passariano Udine

  2. Può una rete centrata sul caregiver ridurre le conseguenze della Malattia di Alzheimer? Responsabile del Progetto: Peppe dell’Acqua Referenti distrettuali: Luisa Besanzini, Daria Ghersetti, Martina Spallino, Cristina Suplina Collaboratori: Corrado Crusiz, Andrea Carrara

  3. Perché un Progetto con i familiari ? Perché: • l’età è stata riconosciuta fattore di rischio • coinvolge l’intero gruppo familiare che se ne fa carico • la famiglia, se spesso protegge e difende l’anziano, ancor più spesso chiede aiuto e tutela • è importante prevenire patologie connesse all’assistenza, quali stress, ansia e depressione • vi è un conflitto tra le esigenze personali del proprio caro da assistere e quelle personali del carer • è importante un approccio che valorizzi gli aspetti sociali, psicologici e relazionali dell’anziano e della sua famiglia come componenti essenziali del loro benessere globale • è importante migliorare, se possibile, la convivenza per permettere alla persona di restare più a lungo a casa sua e ritardarne la istituzionalizzazione

  4. COSA FACCIAMO ACCOGLIENZA PER PROBLEMATICHE RELATIVE AL DETERIORAMENTO COGNITIVO ALL’INTERNO DELL’ ”UNITA’ TUTELA SALUTE ANZIANI DISTRETUALE” con il fine di: • consulenza sulla malattia e sulla sua gestione attraverso distribuzione materiale informativo (manuale redatto dal “Progetto Alzheimer”) • consulenza sulle specifiche risorse che offre il territorio • accompagnamento nell’accesso ai servizi • consulenza sulla malattia e sulla sua gestione attraverso distribuzione materiale informativo (manuale redatto dal “Progetto Alzheimer”) • consulenza sulle specifiche risorse che offre il territorio • accompagnamento nell’accesso ai servizi • Somministrazione dei questionari

  5. COSA FACCIAMO CONOSCENZA APPROFONDITA DELLA SITUAZIONE E DEL CONTESTO FAMILIARE -AMBIENTALE ( visite a domicilio) • persone anziane con difficoltà nel muoversi • importanza di conoscere e vedere le persone • nel loro ambiente • spesso impossibilità del familiare di lasciare da solo a casa il loro caro

  6. COSA FACCIAMO VALUTAZIONE FUNZIONALE(a domicilio) • MMSE • BINA • IADL • BADL • BARTHEL • NORTHON • (CDS,GDS)

  7. COSA FACCIAMO COLLOQUI DI SOSTEGNO PSICOLOGICO AL FAMILIARE (sia in Distretto che a domicilio) con il fine di: • esplorare ed attivare le risorse e la capacità di risposta delle persone senza sostituirsi a loro e senza prendere decisioni al loro posto • sostenere la capacità di assistenza spontanea del familiare • assisterlo nel definire gli obiettivi, prendere decisioni, risolvere problemi in rapporto a difficoltà personali, sociali e lavorative • alleviare il carico per permettere di ridurre il disagio emotivo, contenere l’angoscia e gli inevitabili vissuti depressivi • scambiare emotività ed affettività attraverso un ascolto empatico

  8. COSA FACCIAMO ORGANIZZAZIONE DI 2 CORSI DI FORMAZIONE PER OPERATORI con il fine di: • sensibilizzare gli operatori delle diverse istituzioni al problema MdA • costruire un linguaggio comune • disegnare una rete “integrata” ideale centrata sul paziente e sulla famiglia • formare coloro che a loro volta “formeranno” altri operatori e/o caregivers • identificare una “mappa” delle risorse • selezionare materiale educativo sulla patologia e sull’assistenza • contribuire alla sensibilizzazione delle associazioni e dei cittadini sulla questione

  9. COSA FACCIAMO COORDINAMENTO CON GLI OPERATORI DELLE ALTRE ISTITUZIONI AL FINE DI COINVOLGERLI NEL PROCESSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO-ASSISTENZIALE • MMG • RSA - RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI (funzione “respiro”) • SERVIZIO INFERMIERISTICO DISTRETTUALE • UNITA’ DI RIABILITAZIONE DISTRETTUALE • UNITA’ PRIME CURE DISTRETTUALE • AZIENDA OSPEDALIERA DURANTE I RICOVERI • CLINICA PSICHIATRICA – CRONOS • CLINICA NEUROLOGICA • CSM • SERVIZIO SOCIALE DEL COMUNE • ASSOCIAZIONE DE BANFIELD • SOCIETA’ TELEVITA - Amalia 2 – • VOLONTARIATO CONVENZIONATO (Gruppo Azione Umanitaria, Filo d’Argento, Comunità Famiglia Opicina) • CASE DI RIPOSO LAVORO DI RETE e D’INTEGRAZIONE

  10. COSA FACCIAMO FACILITAZIONE ALL’UTENZA NELL’ACCESSO AI SERVIZI • Presa di appuntamenti per visite specialistiche • Ritiro di richieste dagli MMG • Ritiro di esami • Organizzazione e/o accompagnamento alle visite

  11. COSA FACCIAMO • ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DI 4 CORSI DI FORMAZIONE PER FAMILIARI con il fine di: • presentare l’organizzazione dei Servizi Territoriali e le risorse pubbliche, private e del volontariato • aiutare lo scambio d’esperienze tra familiari in situazioni simili • trovare e mettere a disposizione piccoli ma preziosi strumenti per affrontare la quotidianità • rompere la solitudine • cambiare la mentalità da chiusura a condivisione • favorire la percezione di continuità e di presa in carico • servizio di trasporto gratuito • accoglienza per i familiari

  12. COSA FACCIAMO ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DI GRUPPI DI AUTO-AIUTO PER FAMILIARI con il fine di : • dare informazioni sulla malattia e sulla sua gestione • consigliare rispetto a specifici problemi quotidiani • aiutare nella gestione dello stato di sofferenza dovuto al pesante carico assistenziale • cercare di prevenire i disturbi d’ansia, i sintomi depressivi o i disturbi psicosomatici che potrebbero insorgere, a causa del prolungato carico oggettivo e soggettivo • aiutare a diventare più capaci grazie allo scambio di esperienze tra familiari in situazioni simili • consigliarsi , confrontarsi e confortarsi reciprocamente • aiutare nella prevenzione del senso di colpa dovuto all’eventuale istituzionalizzazione

  13. COSA FACCIAMO ORGANIZZAZIONE E CONDUZIONE DI GRUPPI DI SOCIALIZZAZIONE -RIABILITAZIONE CON PERSONE AFFETTE DA DECADIMENTO COGNITIVO (presso ogni Distretto Sanitario - gratuito) con il fine di: • aiutare a mantenere le abilità residue • garantire e stimolare rapporti positivi con altre persone • garantire momenti di sollievo e respiro ai familiari • attività di stimolazione delle capacità cognitive residue • importanza alle narrazioni autobiografiche • attività ludico-ricreative • attività motoria adeguata • momenti di socializzazione • gite ed escursioni programmate • Il servizio di trasporto gratuito garantito dal volontariato convenzionato

  14. COSA FACCIAMO I gruppi: i numeri (fino al 31/12/06)

  15. COSA FACCIAMO I gruppi • 7 continuano • 4 dec. • 10 ricoverate in CDR • 7 non + interessate per “carattere” • 2 trasferite di città • 8 scelta degli operatori perché peggiorate +un peso per le famiglie che un beneficio per la persona 4 dec. 1 rientrato a domicilio 5 ancora in CDR nella deambulazione nella cognitività

  16. COSA FACCIAMO I GRUPPI: Valutazioni

  17. COSA FACCIAMO I GRUPPI: valutazioni“signore depresse del rione”

  18. GRUPPI DI SOCIALIZZAZIONE -RIABILITAZIONE Aspetti positivi: • si ricordano dell’operatrice che conduce il gruppo e, spesso, degli altri partecipanti • col tempo si riduce l’ansia di trovarsi in un posto nuovo e sconosciuto (voler andarsene) • col tempo aumenta la partecipazione spontanea alle attività proposte • con lo stesso compito/attività proposto a distanza di tempo, si vede che la loro performance migliora • mentre partecipano alle attività sono allegri e di buon umore • i familiari che li hanno visti nel gruppo, dicono che lì sono “altre persone” • rientrano a casa con un umore positivo e un’allegria Aspetti negativi: • nel gruppo si possono accogliere solo persone con sufficiente deambulazione per raggiungere il Distretto • si possono accogliere solo le persone con una diagnosi di demenza lieve o media, perché quelli gravi hanno bisogno di un operatore loro dedicato • difficoltà a tenere assieme personalità diverse, stadi di malattia diversi • rientrano a casa e spesso non si ricordano né dove erano, né cosa hanno fatto • non migliorano gli aspetti della vita quotidiana, le attività fastidiose o la ripetitività

  19. CONCLUSIONI Dal 1/1/02 al 31/12/06 • 302 famiglie segnalazioni a casa – almeno un contatto tel (81 nel 2006) • Delle 302 149 ancora a casa 57 in CdR 96 dec 24 in CdR con 20 ancora unrapp 72 a casa stretto con fam • 80 famiglie in carico: almeno 2 interventi in modo continuativo e prolungato nel tempo • Nel 2006 221 colloqui 147 a domicilio 74 in distretto

  20. CONCLUSIONI COSA FUNZIONA BENE? • dopo la segnalazione viene subito effettuata la visita domiciliare di conoscenza e presa in carico della famiglia • consulenza alla famiglia sugli aspetti della malattia, sulla sua gestione e sulle risorse del territorio • proposta alla famiglia di tutti i servizi offerti • monitoraggio della situazione nel tempo – presa in carico • operatore come punto di riferimento importante per chiedere informazioni e consigli, sfogarsi, sentirsi compreso • diminuzione del livello di ansia del cargiver • cultura della domiciliarità • ritardo o rinuncia dell’istituzionalizzazione

  21. ….ANZIANI…. Se … il PASSATO …a poco a poco “…sbiadisce…”…il FUTURO… …è incerto…. …Il PRESENTE è una realtà, c’è…

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