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Psicologia clinica e malattia somatica

Psicologia clinica e malattia somatica. Carlo Pruneti Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale Unità di Psicologia Clinica Università di Parma. I PROBLEMI SONO TANTI CHE MI PROVOCANO MAL DI TESTA. Legge di Yerkes Dodson. Il ruolo dello stress come fattore di rischio per la salute

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Psicologia clinica e malattia somatica

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  1. Psicologia clinica e malattia somatica Carlo Pruneti Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale Unità di Psicologia Clinica Università di Parma

  2. I PROBLEMI SONO TANTI CHE MI PROVOCANO MAL DI TESTA...

  3. Legge di Yerkes Dodson

  4. Il ruolo dello stress come fattore di rischio per la salute è stato ampiamente studiato e confermato da innumerevoli evidenze empiriche. Le conseguenze dannose dello stress sulla salute sono mediate da modificazioni del sistema endocrino, immunitario e nervoso autonomo e dall’influenza negativa che esercita sui comportamenti rilevanti per la salute Stress e malattia

  5. STRESS Stress e stile di vita STILE di VITA

  6. Le persone sotto stress, OVVERO IN PREDA A STRESS CRONICO, hanno maggiore probabilità di mettere in atto comportamenti malsani o rischiosi, tra i quali: consumo di alcol, sostanze stupefacenti ad essetto euforizzante, sigarette, farmaci (soprattutto ansiolitici e ipnoinducenti), diminuzione delle ore di sonno, consumazione veloce dei pasti, ecc., il tutto, nel tentativo di ridurre la sensazione incombente di minaccia o di controllare le emozioni vissute come destabilizzanti. Per cui lo stress risulta anche come conseguenza dello stile di vita adottato Stress e stile di vita

  7. La clinica… Psicologia e Ostetricia e Ginecologia

  8. Neurotrasmettitore del SNC somatomotorio e del SNA parasimpatico • Effetti generalmente facilitatori • Movimenti muscolari, arousal, ciclo sonno-veglia, sonno REM, apprendimento e memoria Acetilcolina • Monoamina Indolamina • Neurotrasmettitore del SNC • Effetti inibitori di tipo tonico ampiamente diffusi nel SNC • Regolazione dell’umore, del sonno, dei sogni, dell’arousal, del dolore, della paura, dello stress, controllo dell’appetito ( ), della comunicazione (capacità relazionali) • Deficit serotoninergico: umore alterato in senso depressivo, difficoltà nella comunicazione, manifestazioni comportamentali di tipo ossessivo NEUROMODULATORI:principali effetti Serotonina

  9. Neurotrasmettitore del SNC e delle terminazioni delle SNA simpatico; ormone secreto insieme all’adrenalina dalla midollare del surrene con azione analoga; potente vasocostrittore • Implicata: vigilanza, comportamento sessuale, controllo dell’appetito, funzioni uditive, attività cardiovascolare e respiratoria,sonno, sogno, funzioni motivazionali ed espressione emotiva, regolazione della paura, del dolore e dello stress. • Deficit: depressione, astenia, perdita di motivazione, perdita dell’appetito • Livelli elevati sembrano essere correlati con la mania. Noradrenalina • Ormone secreto dalla midollare del surrene coinvolto nella reazione d’allerta, risposta di attacco o fuga. • Effetti simili all’ attivazione della porzione simpatica del SNA: aumento della PA, inibizione movimenti peristaltici, regolazione metabolismo energetico (liberazione del glucosio del fegato), diminuzione della secrezione urinaria Adrenalina CATECOLAMINE NEUROMODULATORI:principali effetti • Neurotrasmettitore del SNC, precursore della noradrenalina con effetti sia eccitatori che inibitori • Ruolo importante nei processi cognitivi e nel funzionamento motorio; nella creatività,nel piacere, nel comportamento sessuale; nell’attenzione e nell’apprendimento; negli effetti di rinforzo delle droghe • Alterazioni dei suoi tratti giocano un ruolo nella schizofrenia ( ) e nel morbo di Parkinson ( ) • Deficit depressione Livelli elevati deliri, allucinazioni, manifestazioni psicotiche Dopamina

  10. Glutammato Principale neurotrasmettitore eccitatorio del SNC GABA Principale neurotrasmettitore inibitorio del SNC • Peptidi • Neurotrasmettitori del SNC • Analgesia, inibizione delle reazioni difensive specie-specifiche come il nascondersi e il fuggire, rinforzo positivo (gratificazione), modulazione del sonno con effetti sedativi Oppioidi endogeni (endorfine, encefaline) NEUROMODULATORI:principali effetti Diversi ORMONI STEROIDEI, che normalmente vengono secreti nel corpo, e alcuni ormoni collegati all’azione del progesterone (il principale ormone della gravidanza) si legano ai recettori del GABA inducendo un EFFETTO SEDATIVO

  11. GnRH FSH LH controllo neuroendocrino Stimoli endogeni ed esogeni ± - Noradrenalina Adrenalina Acetilocolina Glutammato Peptidi oppioidi GABA, CRF Dopamina, Ossitocina Serotonina + IPOTALAMO GnRH: gonadotropin-releasinghormone FSH: ormone follicolo stimolante LH: ormone luteinizzante Il sistema ipotalamo-ipofisi-ovaio è influenzato ± da efferenze sopraipotalamiche. È noto che nella donna stress di varia natura (fisici ed emozionali) se prolungati o sufficientemente intensi possono associarsi a deficit nella sfera riproduttiva come l’amenorrea, l’anovulazione, ecc, riconducibili ad uno squilibrio nel controllo dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio. Estrogeni Progesterone Androgeni Inibine IPOFISI anteriore Asse ipotalamo-ipofisi-ovaio OVAIO

  12. Alcuni esempi…

  13. L’esistenza di disturbi e modificazioni psicologico-comportamentali che possono manifestarsi in prossimità delle mestruazioni è un problema noto fin dai tempi antichi. Il primo riferimento sembra, infatti, essere contenuto nel canone medico di Ippocrate (circa 460-370 a.c). • Il termine di "Sindrome Premestruale" è stato impiegato per la prima volta da Greene e Dalton nel 1953 e ad essa, da allora, sono stati attribuiti più di 150 sintomi che vanno ad abbracciare ambiti multidisciplinari: dalla ginecologia all’endocrinologia, dalla dermatologia alla neuropsichiatria. • Nel 1983 si è svolto il primo convegno internazionale dedicato esclusivamente alle Sindromi Premestruali e nel 1987 nella terza edizione rivisitata del Manuale Diagnostico e Statistico de Disturbi Mentali (DSM-II-R) l’American Psychiatric Association (APA) ha incluso all’interno dei “Disturbi Depressivi Non Altrimenti Specificati”, come entità nosologica a sé stante, il Disturbo Disforico della Tarda Fase Luteinica, che è stato in seguito rinominato nel DSM-IV (APA, 1994) Disturbo Disforico Premestruale (DDPM), corrispondente a una forma più grave e invalidante della Sindrome Premestruale. Sindrome premestruale: cenni storici

  14. E’ un’entità clinica caratterizzata da sintomi di tipo emozionale, fisico e comportamentale con un andamento ciclico. • Nella sua accezione più ampia la PMS può essere definita come “la ricorrenza ciclica, nella fase luteinica del ciclo mestruale, di una combinazione di disagio fisico, psicologico e/o di cambiamenti comportamentali di severità sufficiente a condurre ad un deterioramento delle relazioni interpersonali e/o ad un’interferenza con le attività normali” (Reid R. L. 1985) Sindrome premestruale: definizione

  15. I sintomi correlati con il ciclo mestruale (dismenorrea, menorragia, sindrome premestruale, disturbo disforico premestruale) sono entità cliniche che possono incidere significativamente sulla qualità della vita della donna, considerando la loro natura ciclica e cronica, così che il medico (solitamente il ginecologo e/o il medico di medicina generale) si trova spesso a confrontarsi con tali disturbi nell’esigenza di formulare una valutazione clinica approfondita adeguata all’impostazione di trattamenti che siano efficaci. Sindrome premestruale

  16. Durante la fase luteinica la maggior parte delle donne sperimenta cambiamenti fisici, psicologici e comportamentali. Solo in alcune, tuttavia, questi cambiamenti sono di natura ed entità tale da essere percepiti come fastidiosi o insopportabili ed interferire con lo svolgimento delle attività ordinarie e i rapporti interpersonali. • I disturbi premestruali sono molto eterogenei e variabili, per natura, numero, intensità e durata, da una donna all’altra, e, spesso, tra un ciclo e l’altro nella stessa donna. Sindrome premestruale

  17. SINDROME PREMESTRUALE : • Insieme di sintomi fisici, psicologici e comportamentali • Percepiti come fastidiosi • D’intensità medio-moderata • Non riconducibili ad una causa organica specifica • Che interferiscono, in modo non significativo, con le normali attività del soggetto • Emergenti durante la fase premestruale (7-10 giorni prima dell’inizio delle mestruazioni) e che scompaiono o regrediscono durante il resto del ciclo. • PREVALENZA: • 70-90% delle donne sperimenta occasionalmente sintomi premestruali di entità sopportabile. • 20-40% delle donne sperimenta frequentemente sintomi d’intensità medio -moderata, percepiti come fastidiosi, motivo di malessere e disagio SINDROME PREMESTRUALE (PMS) • 2-9% delle donne sperimenta la medesima costellazione di sintomi con intensità e frequenza tali da interferire significativamente con lo svolgimento delle attività ordinarie e con i rapporti interpersonali DISTURBO DISFORICO PREMESTRUALE (DDPM) Sindrome premestruale: definizione e prevalenza

  18. Eziopatogenesi: • Fattori socioculturali • Fattori psicologici • Fattori biologici Sindrome premestruale

  19. VARIABILI FISIOLOGICHE Modificazioni degli ormoni ovarici e LH: .valori assoluti estradiolo (+) e progesterone (-): eccesso o calo di estradiolo, carenza o calo di progesterone (ipotesi contrastanti) . rapporto estradiolo/progesterone iperestrogenia relativa . pulsatilità LH (aumento della frequenza e diminuzione dell’ampiezza) Eccesso dei livelli circolanti di prolattina Alterazione dell’asse renina-angiotensina-aldosterone, con un eccesso di quest’ultimo e conseguente maggior riassorbimento di sodio, e quindi ritenzione idrica Deficit dei livelli circolanti di prostaglandine Deficit dei livelli circolanti di ß-endorfine Modificazioni a carico di alcuni neurotrasmettitori: serotonina (-); dopamina (-); noradrenalina (-); GABA (-) Deficit di vitamina B6 causato da iperestrogenismo La vitamina B6 interviene nella sintesi di diversi neurotrasmettitori (dopamina, serotonina) considerati come possibili variabili eziopatogenetiche dei disturbi premestruali Deficit di magnesio, vitamina A, zinco e calcio PMS e DDPM:variabili intervenienti e fattori predisponentinell’insorgenza e nel mantenimento dei sintomi

  20. FATTORI PSICOLOGICI e SOCIALI • Anamnesi positiva per disturbi dell’umore, depressione post-partum, distrurbi d’ansia, ecc. • Familiarità per i disturbi sopracitati • Status socio-economico elevato • Contesto culturale d’appartenenza • Tratti di personalità e variabili psicologiche come autostima e autoefficacia: le donne con PMS sono tendenzialmente dubbiose, apprensive ed emotivamente instabili, con poca autostima, poca fiducia in se stesse ed un forte bisogno di conferme da parte degli altri. • Credenze, stereotipi, pregiudizi • Stili di vita, comportamenti e abitudini • Stress: ruolo significativo nella genesi, mantenimento o incremento dei sintomi premestruali PMS e DDPM:variabili intervenienti e fattori predisponentinell’insorgenza e nel mantenimento dei sintomi Gli studi relativi al ruolo dei fattori intervenienti nell’eziologia e nel mantenimento dei disturbi premestruali riportano risultati contrastanti.

  21. CRITERI per la DIAGNOSI DIFFERENZIALE tra SINDROME PREMESTRUALE e DISTURBO DISFORICO PREMESTRUALE ENTITÀ DEI SINTOMI LIVELLO D’INTERFERENZA con lo svolgimento delle attività ordinarie e i rapporti interpersonali PMS  DDPM

  22. La complessità e la natura multifattoriale dei disturbi premestruali richiede un approccio multidiscilplinare, la necessità di una valutazione mutidimensionale e di interventi basati sulla collaborazione dei diversi specialisti coinvolti. Dopo la diagnosi di PMS, le strategie nella scelta del trattamento più idoneo risultano essere • "convalidare l’esperienza soggettiva di ogni paziente"; • "comprendere i fattori che contribuiscono alla presenza dei sintomi premestruali"; • "comprendere le conseguenze psicologiche e sociali di una PMS di lunga durata"; • "insegnare modalità autogestite per controllare le PMS"; • "sensibilizzare la paziente a non minimizzare l’impatto della PMS"; • "prescrivere farmaci che riducono o risolvono i sintomi"; • "sostenere la paziente nel recuperare il danno che la PMS può aver provocato a lei ed alle sue relazioni interpersonali“ (Cassano e Coll., 1994),. PMS e DDPM:multifattorialità eziopatogenetica valutazione multidimensionale

  23. Sindrome premestruale:semeiotica

  24. Disturbo Disforico Premestruale (DDPM):criteri diagnostici secondo il DSM IV-TR

  25.  Non esistono esami di laboratorio che permettano di diagnosticare la PMS e il DDPM • Per effettuare una diagnosi di PMS o DDPM è necessario: • eseguire tutti gli accertamenti necessari per escludere eventuali cause organiche alla base dei disturbi lamentati • Diagnosi differenziale:escludere la possibilità che i sintomi siano riconducibili ad altri disturbi psicopatologici • i sintomi devono: • - essere presenti da almeno due cicli consecutivi • - essere circoscritti alla sola fase luteinica del ciclo mestruale fino a 2-3 giorni dopo l’inizio della mestruazione • - avere andamento ciclico • utilizzo di strumenti per una valutazione adeguata della qualità, intensità e frequenza dei sintomi: questionari di autovalutazione, tra i quali il Premestrual Assessment Form (PAF) di Haldbreich e Endicott, 95 item e il Moos Menstrual Distress Questionnaire (MMDQ) , 47 item, diari, schede di automonitoraggio, ecc PMS e DDPM:indicazioni diagnostiche

  26. Il trattamento dei disturbi premestruali comprende strategie terapeutiche farmacologiche, cognitivo-comportamentali, spesso integrate. • Interventi farmacologici:si possono suddividere in tre tipi • 1. Trattamento basato sull’eziopatogenesi; • 2. Trattamento inibente l’ovulazione; • 3. Trattamento sintomatico • Ansiolitici (es, Alprazolam, Buspirone) e antidepressivi, in particolare quelli di ultima generazione: inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SRRI), come la Fluoxetina (Prozac), Clomipramina, Paroxetina e Sertralina. • Sali di litio (in caso di una sintomatologia bipolare, con livelli importanti di aggressività) • Bromocriptina (agonista dopaminergico, inibitore della secrezione di PRL) • Antinfiammatori • Diuretici, in particolare lo Spironolattone • Pillola contraccettiva (agisce solo sui sintomi fisici, dismenorrea, ecc) • Integratori di vitamina B6, A, E, calcio, rame e zinco • Sali di magnesio PMS e DDPM:TRATTAMENTO

  27. . Informazione (informazioni corrette, rassicurazioni, consigli, suggerimenti…) . Intervento sui believes (credenze, convinzioni) . Intervento sugli stili di coping (modalità di fronteggiamento dello stress) . Tecniche di rilassamento (training autogeno, rilassamento progressivo, ecc)- . Modificazione dello stile di vita e delle abitudini alimentari: incremento attività fisica (aumento delle endorfine), riduzione dello stress e dei comportamenti stress-correlati, riduzione del consumo di zuccheri a rapido assorbimento, sale, tabacco, caffè, alcol; dieta ricca di carboidrati, vitamine e sali minerali, povera di grassi e proteine  Interventi individuali, di coppia o di gruppo PMS e DDPM:INTERVENTI PSICOLOGICI

  28. La sintomatologia è in ogni caso estremamente variabile da donna a donna; i disturbi si manifestano secondo combinazioni diverse per natura, numero, intensità e durata. • Le modificazioni neuroendocrine conseguenti all’intervento sono tra i principali fattori eziopatogenetici (Richards, 1974). • La variabilità interindividuale nel vissuto cognitivo ed emotivo e nella sintomatologia lamentata è riconducibile anche all’influenza di variabili individuali e ambientali, di natura psicologica e socio-culturale. • Somiglianze con la Sindrome Premenopausale in riferimento alla natura dei disturbi e alle variabili coinvolte nell’insorgenza e mantenimento degli stessi, soprattutto in caso di isterectomia con ovariectomia (menopausa chirurgica). Sindrome post-isterectomia

  29. Nell’INSORGENZA, MANTENIMENTO e PEGGIORAMENTO dei disturbi e del disagio vissuto dalla donna sottoposta a isterectomia sembrano intervenire fattori di diversa natura, pre e post-operatori quali: età della donna modificazioni fisiologiche, soprattutto nella prima fase post-operatoria possibili complicanze peri e post-operatorie presenza/assenza di precedente maternità, desiderio di maternità motivazioni all’intervento: patologia benigna o maligna modalità e tipologia dell’intervento livello di sofferenza e compromissione del funzionamento personale e del benessere psicofisico pre-operatorio Storia clinica Sindrome post-isterectomia:fattori predisponenti e concomitanti

  30. Nell’ INSORGENZA, MANTENIMENTO e PEGGIORAMENTO dei disturbi e del disagio vissuto dalla donna sottoposta a isterectomia sembrano intervenire fattori di diversa natura, pre e post-operatori quali: anamnesi positiva per disturbi psicopatologici, in particolare disturbi d’ansia e dell’umore disturbi clinico psicologici attuali Anamnesi familiare positiva per disturbi psicologici sistema di valori, credenze e convinzioni relative all’intervento e alla funzione dell’utero (mestruale, riproduttiva, sessuale), ecc… stili di vita, abitudini e comportamenti disfunzionali, stress correlati tratti stabili di personalità, temperamento, aspetti costituzionali strategie e risorse di coping fattori socio-ambientali Sindrome post-isterectomia:fattori predisponenti e concomitanti

  31. L’isterectomia comporta modificazioni neuroendocrine a breve e/o a lungo termine conseguenti a uno stato temporaneo o permanente di insufficienza o sospensione dell’attività ovarica (sindrome acuta dell’ovaio, ridotta vascolarizzazione, asportazione dell’ovaio in caso di ovariectomia, ecc) e allo stress preoperatorio e chirurgico. Stress preoperatorio, chirurgico e quello relativo alla fase di adattamento alla nuova situazione. Le alterazioni neuroendocrine sono da considerare come variabili intervenienti rispetto dell’insorgenza e mantenimento dei disturbi psicologici che possono manifestarsi nella fase post-operatoria. Isterectomia: modificazioni neuroendocrine e disturbi psicologici (Polvani e coll., 2000)

  32. Quadro neuroendocrino caratteristico della fase post-operatoria (tendenze generali): ● RAPIDO E SIGNIFICATIVO CALO DEGLI ESTROGENI (alterazioni della funzionalità ovarica transitorie o permanenti) ● PICCO DEL PROGESTERONE (iperattivazione del surrene, risposta acuta dell’ovaio) ● ELEVATI LIVELLI DI PROLATTINA E CORTISOLO (risposta di stress) ● ELEVATI LIVELLI DI CATECOLAMINE, VASOPRESSINA, ACETILCOLINA, ISTAMINA, PROSTAGLANDINE (risposta di stress) Isterectomia: modificazioni neuroendocrine e disturbi psicologici (Pruneti, 1998; Polvani e coll., 2000)

  33. Importanza dell’analisi e valutazione dei fattori di rischio preoperatori al fine di prevenire e/o intervenire il più precocemente possibile sull’insorgenza di disturbi di natura psicologico-affettiva. Valutazione delle possibili ripercussioni dell’intervento sulla qualità della vita e sul benessere psicofisico della donna. Valutazione del livello di sofferenza e della compromissione del funzionamento individuale prima dell’intervento. Indagine su possibili disturbi psicologici concomitanti in fase preoperatoria diagnosticati o non. Analisi e valutazione dei pensieri prevalenti della donna relativamente all’intervento e ai significati che essa attribuisce all’utero e alla sua asportazione. Valutazione del livello di motivazione all’intervento Sindrome post-isterectomia:aspetti clinico-diagnostici

  34. La valutazione del profilo di personalità, dei comportamenti e stili di vita, del sistema di credenze e di valori, del funzionamento interpersonale e intrapersonale della donna può essere utile per meglio comprendere la natura e i meccanismi processuali alla base dei disturbi lamentati e per programmare interventi personalizzati. Particolari tipologie di personalità [instabilità emotiva (C-); apprensività, insicurezza ansiosa (O+), tensione, ansia somatica (Q4+)*] sembrano essere maggiormente predisposte a sviluppare la sindrome post-isterectomia. Un analisi delle strategie e delle risorse di coping può essere utile per individuare ed intervenire precocemente su eventuali modalità disfunzionali di fronteggiamento e su possibili deficit nelle risorse, da potenziare. Sindrome post-isterectomia:aspetti clinico-diagnostici * Sixsteen Personality Factors Questionnaire (16 PF-C) di R.B. Cattell (1956)

  35. L’isterectomia, come qualsiasi intervento chirurgico, rappresenta un evento di vita stressante e come tale si associa ad un aumento del rischio di sviluppo, peggioramento e di possibili ricadute di disturbi psicopatologici, oltre ad un aumento dell’incidenza di disturbi psicofisiologici. Tuttavia in caso di una sintomatologia importante (benigna) con compromissione del benessere psicofisico e della vita di relazione come motivazione all’intervento, l’isterectomia si associa in ad una slatentizzazione dei disturbi psicologici preoperatori (ansia, depressione, problemi della sfera sessuale), in assenza di quadri psicopatologici gravi, come conseguenza di un miglioramento dello stato di salute fisica e della qualità della vita della donna. Non si evidenziano differenze significative tra isterectomia totale e subtotale nell’ outcome psicologico e nel miglioramento della qualità della vita (Thakar, Ayers, Georgakapolou, Clarkson, Stanton, Manyonda, 2004). Sindrome post-isterectomia:aspetti clinico-diagnostici

  36. Secondo una recente review (Maas, Weijenborg, ter Kuile, 2003) i dati presenti in letteratura sulla possibile relazione tra isterectomia e i disturbi della sfera sessuale sono ancora contrastanti. Tale incongruenza è da ricondurre sia alla natura multifattoriale dei disturbi sessuali che alla conseguente estrema complessità del problema oggetto d’indagine. C’è da dire però che gli studi effettuati realmente interdisciplinari e su casistiche adeguate (non “single case report”) sono relativamente pochi. Sindrome post-isterectomia:aspetti clinico-diagnostici

  37. Coinvolgere la donna nel processo decisionale fornendo le informazioni necessarie per una scelta consapevole, valutando e ponderando non solo le indicazioni al trattamento, ma anche i bisogni e le inclinazioni della paziente, al fine di: ●incrementare la compliance ●ridurre l’ansia anticipatoria, dubbi e paure ●contenere il distress, evitare risposte disadattive ●prevenire l’insorgenza di ulteriori disturbi medici, psicologici e psicofisiologici Sindrome post-isterectomia:intervento multidisciplinare

  38. Interventi informativi adeguati da parte del medico, insieme a interventi di consulenza e sostegno psicologico sono risultati positivamente correlati con: • ● riduzione del disagio psicologico e dello stress pre e post operatorio • ● tempi di degenza inferiori • ● minor ricorso ad ansiolitici e antidolorifici dopo l’intervento • ● minor incidenza e gravità della sindrome post- isterectomia e di disturbi psicologici successivi all’intervento Sindrome post-isterectomia:intervento multidisciplinare (Casadei e Fabbri, 1993)

  39. TABELLA DELLE REGRESSIONI Caratteristiche di personalità come la tendenza ad essere teso, frustrato, irritabile, emotivamente instabile (alti punteggi al fattore Q4 e bassi punteggi al fattore C), con un forte senso del dovere, associato a sensi di colpa, apprensione e insicurezza (alti punteggi al fattore O), risultano essere predittive di manifestazioni sintomatologiche di tipo ansioso-depressivo e di elevati livelli di ostilità. Anche i soggetti tendenzialmentediffidenti,scettici e dogmatici, con atteggiamenti “paranoici” (alti punteggi al Fattore L) sembrano avere una maggiore probabilità di manifestare alti livelli di ansia, umore depresso e irritabilità. Unostile di vita iperattivoe la messa in atto dicomportamenti disfunzionaliassociati adelevati livelli di stresssembrano influenzare significativamente la comparsa dei disturbi psicologici caratteristici della sindrome climaterica.

  40. N° soggetti esaminati = 8 • Età range = 16 – 27 (MA = 19,27 ± 2,2) • Prima visita clinico psicologica o psichiatrica • Dismenorrea da almeno 1 anno • Esami clinico psicologici: MMPI – 2, SQ, PSQ, STAI (CBA), PPF. Il caso del PCO(Polycistic Ovary Sindrome)

  41. Ovaio Policistico

  42. PCO

  43. PCO PSQ con valori relativamente alti ma con profilo non omogeneo in DS (disturbi da stress), TL (Scarsità di tempo libero)

  44. PCO • MMPI: valori espressi in punti T corretti K, • Valori significativi se oltre 65-70 • Si può notare un andamento tipico di alcuni soggetti in MF

  45. La valutazione multidimensionale in CARDIOLOGIA

  46. Le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause di morte in tutto il mondo. I disturbi cardiovascolari sono riconosciuti come “l’epidemia” del secolo. Il rischio cardiovascolare è di natura multifattoriale; è importante a riguardo sottolineare come diversi fattori di rischio siano modificabili grazie ad interventi di modificazione comportamentale. Centralità di un approccio multidisciplinare alla patologia cardiovascolare sia sul piano della prevenzione che della cura La valutazione multidimensionale del paziente cardiovascolare

  47. Le evidenze cliniche dimostrano e sottolineano l’efficacia di un approccio e di interventi multidisciplinari al paziente cardiovascolare. L’indiscussa importanza dei fattori psicologici rispetto allo stato di salute-malattia in generale e, nello specifico, al rischio e alla riabilitazione cardiovascolare sostiene la necessità di un approccio integrato alla malattia cardiaca, in cui lo psicologo viene ad assumere un ruolo di rilievo sia nell’ambito della prevenzione primaria e secondaria, che della riabilitazione e della programmazione di interventi personalizzati. Ruolo dello psicologo nella prevenzione e/o cura della patologia cardiovascolare

  48. Interventi informativi e formativi di sensibilizzazione Interventi di educazione alla salute Consulenza e sostegno al paziente cardiovascolare e ai familiari Valutazione dei fattori di rischio e delle risorse sul piano psicologico e socio-ambientale. Ruolo dello psicologo nella prevenzione e/o cura della patologia cardiovascolare

  49. Valutazione clinico-psicologica (tratti di personalità, stili di coping, livello di motivazione, ecc.) finalizzata alla progettazione di interventi riabilitativi personalizzati orientati a contenere lo stress connesso all’intervento e favorire l’aderenza al trattamento • Diagnosi e trattamento di eventuali disturbi psicopatologici concomitanti e/o predisponenti (disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, ecc.) • Interventi di modificazione comportamentale orientati a: • riduzione dei fattori di rischio • riduzione degli stili di vita e comportamenti disadattivi, stress correlati • incremento di comportamenti preventivi e stili di vita salutari Ruolo dello psicologo nella prevenzione e/o cura della patologia cardiovascolare

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