2.2k likes | 3.55k Vues
2. . 1. FONDAMENTI DI DIDATTICA. . 3. 1.1. NATURA DELL'AZIONE DIDATTICA. Alcune definizioni
E N D
1. 1 CORSO DI DIDATTICA GENERALECORSO DI METODI E PRATICHE DELLINTERVENTO EDUCATIVO
Daniela Maccario
2. 2 1. FONDAMENTI DI DIDATTICA
3. 3 1.1. NATURA DELLAZIONE DIDATTICA Alcune definizioni
azione sociale specificadove una rappresentazione mirata rende accessibili gli oggetti culturali a soggetti in apprendimento (C.Scurati, 1999 )
4. 4
interazione-comunicazione tra soggetto in educazione (linfanzia come ladolescenza, let adulta come quella senile) e gli oggetti delleducazione (intesi sia come conoscenze, sia come modelli di comportamento socioaffettivi e assiologici) ( F.Frabboni, 1999)
5. 5 tutto quello che si fa (=la creazione delle condizioni favorevoli) perch un soggetto che voglia imparare, apprenda conoscenze relative ai diversi saperi nella scuola e noSemantizza il processo di insegnamento-apprendimento
di conoscenze, abilit, valori rendendolo da casuale a organizzato nei fini e nei mezzi (C.Laneve, 1998)
6. 6 LAZIONE DIDATTICA.
DALLA RADICALE IMPOSSIBILITA DI INSEGNARE( Barnett, 1998)
Lapprendimento attivit che emerge da istanze profonde, che d luogo a ristrutturazioni interne con una variet imperscrutabile di esiti intimamente non determinabile
7. 7 INSEGNAMENTO
APPRENDIMENTO
scarsa riconducibilit degli apprendimenti ai programmi intenzionali degli educatori non linearit del rapporto insegnamento-apprendimento
8. 8
Azione didattica come attenzione a predisporre condizioni di
accoglienza, di esercizio, mantenimento, consolidamento dei possibili eventi acquisitivi
9. 9
Azione didattica come
costruzione di impalcature psicologiche, relazionali e tecnologiche , capaci di rendere il contesto dellapprendimento sensibile al discente e significativo lapprendimento
10. 10 1.2. DIREZIONI DELLAZIONE DIDATTICO-EDUCATIVA DIMENSIONE COGNITIVA
CONOSCENZE
(informazioni, concetti, principi.)
CAPACITA
(induzione, ragionamento, problem solving, capacit critica, capacit metacognitiva, capacit creativa)
COMPETENZA
11. 11 Azione didattica
accento sui processi
accento sul ruolo
interpretativo e costruttivo
del soggetto
12. 12 DIMENSIONE TECNICO-PRATICA
Intelligenza pratica
Connessa alle prestazioni di altre persone
Influenzata dalluso di strumenti materiali
Connessa a contesti specifici desperienza e a compiti particolari
( L.B.Resnik 1995)
13. 13 Azione didattica ..superamento di logiche meramente addestrative
.oltre lapprendimento di modelli dazione astratti dai contesti
costruzione di
conoscenze sul campo,
in riferimento allesperienza
14. 14 DIMENSIONE SOCIALE E MORALE
SOCIALIZZAZIONE
acquisizione attiva di norme e ruoli che si traduce nella capacit di inserirsi nei contesti sociali con lesercizio di comportamenti non soltanto adattativi ma anche proattivi
implica il riferimento ad orientamenti di valore e stili dazione
15. 15 Azione didattica
sostegno alla socializzazione (primaria, secondaria, risocializzazione) attraverso
sviluppo della capacit di giudizio
attribuzione di significato a
fatti, esperienze, comportamenti (costruzione di valori)
adesione ai valori
16. 16 Costruzione di valori
L. Kolberg
dagli orientamenti relativistico-strumentali
. allorientamento personale del bravo bambino
allorientamento alla legge ed allordine costituito
allorientamento legalistico
allorientamento verso il principio etico universale
17. 17 B.S.Bloom-D.R.Krathhvol-B.Masia
dallaccettazione di valori
alla disponibilit-soddisfazione nellagire in conformit a valori
alla scelta di valori come orientamento dellazione
costruzione di un sistema integrato di valori.
scelta di una propria filosofia di vita
18. 18 DIMENSIONE EMOTIVO-AFFETTIVA
H. Gardner: sviluppo dellintelligenza
intrapersonale (in
connessione con lintelligenza
interpersonale)
accesso alla propria vita affettiva capacit di discriminare affetti ed emozioni come mezzo per capire e guidare il proprio comportamentoche risulta connesso alla capacit di discriminare motivazioni ed emozioni altrui
19. 19 P.Salovey-J. Mayer,
D.Goleman: sviluppo dellintelligenza
emotiva
conoscenza delle proprie emozioni
controllo della propria emotivit
sviluppo della motivazione di s
empatia
capacit di gestire le relazioni
20. 20 Azione didattica
Riconoscimento e
gestione consapevole
dellemotivit
21. 21 1.3. DIMENSIONE METODOLOGICA
Nel metodo didattico entrano in gioco forme procedurali che costituiscono la via razionale per il raggiungimento di un obiettivo, di uno scopo, di un fine educativo, mettendo in relazione dinamismi mentali e oggetti della cultura
22. 22 al metodo possono essere riferiti aspetti quali lo stile educativo, lorganizzazione dei contenuti culturali, la strutturazione di un processo didattico in sequenze di apprendimento , le forme di raggruppamento di educatori e soggetti in apprendimento, le forme del lavoro didattico (metodiche, tecniche)
23. 23
BISOGNI DIREZIONI
EDUCATIVI EDUCATIVE
metodo
CONTENUTI
24. 24 Scelta del metodo in base a:
validazione sul piano teorico-empirico
testimonianza di buone pratiche
25. 25 Messa in atto
del metodo
RAZIONALITA
TECNICO-PRATICA
ED ETICA
26. 26 MODELLO DIDATTICO
Schema concettuale secondo cui viene strutturata ed ordinata la pratica educativa; proposta di uneccellenza nella organizzazione e gestione dellinsegnamento.
costituito da una particolare strutturazione delle variabili in gioco nella pratica educativa, a partire da un insieme di concetti, principi e metodi di riferimento
27. 27
CARATTERISTICHE
DI UN MODELLO DIDATTICO Riduzione
Accentuazione
Trasparenza
Prospettiva
Produttivit
28. 28 Leducatore interpreta i modelli didattici
realizza la novit di una prestazione intelligente e affidabile (valida, realizzativa, non stereotipata, produttiva) sul fondamento di un saldo possesso dei referenti di competenza oggettiva e critica dei vari modelli che il suo sapere professionale ha storicamente accumulato
29. 29
CRITERI DI LETTURA DI UN MODELLO DIDATTICO PIANO ASSIOLOGICO
PIANO SCIENTIFICO
PIANO PRASSEOLOGICO
traguardi educativi
proposte culturali
situazioni educative
strumenti
comunicazione
valutazione
differenziazione
30. 30 1.4. LE DIDATTICHE RECENTI didattiche per imparare a pensare
didattiche per imparare a fare
didattiche per imparare a stare con gli altri
didattiche per imparare a gestire le emozioni
31. 31 DIDATTICA PER CONCETTI
Matrice teorico-culturale
Neopositivismo filosofico (Hempel, Carnap)
Linguistica (secondo Wittengstein)
Semiologia (Mc Luhan)
Psicologia (Piaget, Vygotkij, Ausubel, Bruner)
Ricerca didattica
32. 32
Proposta
Rendere espliciti i processi di concettualizzazione
per stimolare/guidare lelaborazione e organizzazione sistematica
delle conoscenze (contenuti e procedure)
33. 33 Fasi (da E.Damiano):
Scelta del tema, elaboraz. mappa concettuale (struttura logica del tema; individuazione dei concetti generativi e delle loro relazioni)
Rilevaz. matrice cognitiva (conversazione clinica; intervista di gruppo)
34. 34 Definizione della rete concettuale
Progettazione UU.DD. (scansione sequenze didattiche: metodi, operazioni, sussidi, raggruppamenti allievi)
Valutazione riferita al possesso dei concetti sist.elaborati
35. 35 Indicazioni
Attenzione per i concetti- chiave
Congruenza matrice cogn. degli allievi
Flessibilit nelle tecniche didattiche
Favorisce la formalizzaz. verbale dellesperienza
Raccorda e distingue saperi diversi intorno ai concetti
36. 36 Controindicazioni
Accentua la dimens. cognitiva dellapprendimento
Rischi di verbalismo/astrattezza
Non si presta per tutti gli insegnamenti(es.ed. espressiva )
37. 37 DIDATTICA METACOGNITIVA
Matrice teorico-culturale
Psicologia cognitivista e studi sullapprendimento anni 70:
J.Flavell (studi su metamemoria; ruolo della conoscenza metacognitiva)
A.Brown (ruolo del controllo metacognitivo)
J.G.Borkowsky et.al.(integrazione fra consapevolezza e controllo: sviluppo del costrutto)
38. 38
Proposta
Promuovere la capacit di imparare ad imparare incrementando autoconsapevolezza e autoregolazione: promuovere lacquisizione di un atteggiamento strategico
39. 39 Tratti caratterizzanti
Centratura non tanto sul cosa, ma sul come si apprende: in primo piano la riflessione sui processi della mente
Riconoscimento del ruolo attivo e responsabile del soggetto/modello didattico tendenzialmente aperto e costruttivo (teach-back)
40. 40 Valorizzazione delle strategie che favoriscono l esternalizzazione dei processi mentali (rappresentazione in forma grafico-iconica di idee, percorsi mentali e di azione; discussione e confronto in gruppo; valorizzazione dellerrore; autovalutazione)
Gestione della comunicazione educativa allinsegna della reciprocit e dialogicit
41. 41
Rinforzo delle basi affettive dellapprendimento (sostegno allautostima ed al senso di autoefficacia; utilizzo di pratiche incoraggianti)
42. 42 Indicazioni
sviluppo dellautonomia personale attraverso lo sviluppo dellautonomia cognitiva
promozione di flessibilit di fronte al variare delle condizioni di vita
43. 43
sviluppo del potenziale intellettivo individuale
Controindicazioni
Approccio mentalistico allesperienza
Rischi di saldatura
44. 44 APPRENDISTATO COGNITIVO
Matrice teorico-culturale
H.Gardner: apprendistato come ambiente cognitivo che facilita il comprendere
L.Resnick: studi sullefficacia formativa dellapprendistato
45. 45
A. Collins et al.: apprendistato come strategia dinsegnamento
J.Lawe, E.Wenger: apprendimento attraverso le comunit di pratiche
A.Collins, B.Brown, N.Newman: studi sullapprendistato cognitivo
46. 46 Tratti caratterizzanti
Apprendimento legato allesperienza diretta
a carattere manuale o tecnico-operativo
Centralit dellinterazione tra maestro-esperto che dimostra ed elargisce feed-back ( insegnamento attraverso lazione) e discente-apprendista che osserva e si autocorregge (confronto con la prestazione esperta)
47. 47 attenzione ai processi di pensiero sottostanti lo svolgimento di un compito per costruire competenza esperta:
riflessione sulle differenze tra prestazione esperta e novizia
esercizio della replica a livello astratto
dialogo tra chi fa e chi critica
48. 48 Fasi
Modellamento
Assistenza
Scaffolding
Articolazione
Riflessione
Esplorazione
49. 49 Indicazioni
Valorizzazione/sviluppo di abilit pensiero pratico
Valorizzazione dellesperienza diretta come strumento di apprendimento
Apprendimento legato ai contesti
50. 50
Controindicazioni
Guida al transfert delle acquisizioni
Formazione dei maestri e competenze sul campo
51. 51 COOPERATIVE LEARNING Matrice teorico-culturale
Riflessione pedagogica (J.Dewey)
Psicologia sociale (M.Deutsch)
Ricerca psico-pedagogica (D. Jonhson e R.Jonhson, R. Slavin, S.Kagan e M.Kagan, E.Cohen)
52. 52 Tratti caratterizzanti
Interdipendenza positiva fra i membri
come relazione intersoggettiva indispensabile per conseguire un certo risultato di modo che non possa che essere attribuito allintero gruppo (la possibilit che ciascuno ha di conseguire il proprio obiettivo dipende dalla capacit che hanno gli altri di conseguire i propri)
53. 53 Mediazione educativa a carattere sociale
Traguardi cognitivi e socio-relazionali
Obiettivi formativi individuali e di gruppo (valutazione individuale e di gruppo)
Responsabilit del compito e delle dinamiche nel gruppo allargata a tutti i membri (autovalutazione)
54. 54 Educatore come regista e facilitatore:
definisce i traguardi da raggiungere
stabilisce la composizione dei gruppi
fissa le modalit di assegnazione dei ruoli
prepara il setting e i materiali
spiega il compito
struttura linterdipendenza positiva
(uso comune di risorse, riconoscimenti individuali ed al gruppo, insegnamento di abilit sociali)
55. 55 Insegnamento di ABILIT SOCIALI
competenza comunicativa
leadership distribuita
negoziazione costruttiva dei conflitti
soluzione di problemi
capacit decisionale
56. 56 Fasi:
Attivit scoperta di abilit sociali
- Esperienze di approfondimento (esperienze
guidate, modelli di comportamento da
valutare.)
- Esercitazioni (assegnazione di ruoli)
- Pratica di abilit sociali durante lo svolgimento di
compiti
57. 57 Indicazioni
Flessibilit metodologica e operativa
Controindicazioni
Difficolt a costruire le condizioni cooperative di lavoro
58. 58 1.4. PRINCIPI EDUCATIVI
Leggi generali dellinsegnamento/apprendimento che offrono indicazioni a carattere orientativo e regolativo nella gestione dellazione didattica
59. 59 PRINCIPIO DI SIGNIFICATIVIT
Rendere chiaro a colui che impara il senso del suo apprendere ai fini della formazione personale (stimolo, guida, sostegno al riconoscimento del significato/valore della proposta didattico-educativa) (C.Laneve)
60. 60
Proporre contenuti a cui il soggetto che apprende possa attribuire senso in quanto si pongono in continuit con le sue esperienze precedenti e con il suo patrimonio di conoscenze e rappresentazioni (Ausubel, Pellerey)
61. 61 IMPLICAZIONI OPERATIVE
Rilevare la situazione dei soggetti educandi (osservazione, dialogo, interpretazione)
Collocare lintervento didattico nella zona di sviluppo prossimale
62. 62
Comunicare il significato educativo della proposta didattica
Utilizzo efficace dei mediatori didattici
63. 63
64. 64
65. 65
66. 66
PRINCIPIO DI MOTIVAZIONE
Suscitare adesione attiva alle proposte educative (motivazione: stato interno che attiva, orienta e sostiene lazione)
67. 67 Creare condizioni motivanti Motivazione come risposta a pressioni esterne (Skinner)
Motivazione in relazione a bisogni interni (Maslow)
Motivazione in relazione a obiettivi personali (Ford)
GESTIONE DEL RINFORZO
RISPOSTA AI BISOGNI PERSONALI
RISPOSTA AGLI OBIETTIVI PERSONALI
68. 68 Suscitare il coinvolgimento attivo
Motivazione come capacit di agire in forma autodeterminata ed autocontrollata: motivazione intrinseca (Deci e Ryan)
VALORIZZAZIONE DELLA MOTIVAZIONE INTRINSECA
USO DEL CONFLITTO COGNITIVO E SOCIOCOGNITIVO
69. 69 Motivazione come tendenza durevole allapprendimento di valore: motivazione ad apprendere (J.Brophy) MODELLAMENTO
FEED-BACK CORRETTIVI DA PERSONE SIGNIFICATIVE
ISTRUZIONE DIRETTA
COMUNICAZIONE DI ASPETTATIVE
70. 70 Motivazione legata alle aspettative di successo nello svolgimento di unattivit considerata di valore (Hansen) COMUNICAZIONE DEL VALORE FORMATIVO DELLA PROPOSTA EDUCATIVA
CALIBRATURA DELLE ATTIVITA RISPETTO ALLEDUCANDO
INCORAGGIAMENTO
71. 71
Motivazione legata alle attribuzioni causali circa lesito delle proprie azioni (Weiner)
GUIDA ALLATTRIBUZIO NE CAUSALE INTERNA A FATTORI CONTROLLABILI
72. 72
PRINCIPIO DI CLINICIT
Valorizzazione dellaffettivit come tratto fondamentale nella gestione della
fondamentale nella relazione educativa
73. 73 ATTEGGIAMENTI DELLEDUCATORE
Essere autentici
Incontrare
Comprendere
Ascoltare
Confermare
Essere autorit
(B.Rossi)
74. 74 INDICAZIONI OPERATIVE
COMPETENZE INTERAZIONALI DI BASE
Ascolto attivo Comunicare la percezione ed il vissuto
relazionale
( H.Franta- A.R.Colasanti)
75. 75 ASCOLTO ATTIVO
Per favorire la presa di coscienza e la
gestione costruttiva dei vissuti
personali da parte delleducando
Per comunicare accettazione e rispetto
e potenziare lefficacia della
comunicazione
76. 76
Fasi
Ricezione dei messaggi verbali e non verbali (controllo dei vissuti e delle emozioni personali)
77. 77 2. Decodifica e lettura dei messaggi
contenuto (che cosa sta dicendo?)
autopresentazione (come si presenta laltro a me?)
appello (qual lobiettivo della comunicazione dellaltro?)
dimensione relazionale (in che modo laltro percepisce me e la nostra relazione?)
78. 78
3.Comportamenti verbali di supporto allautocomprensione dei propri vissuti ed alla loro espressione esplicita
parafrasare
verbalizzare
chiarificare
esplorare le conclusioni
strutturare la comunicazione
personalizzare
79. 79 COMUNICARE LA PERCEZIONE ED IL VISSUTO RELAZIONALE
Comunicazione descrittiva. Capacit di riferire linterazione in termini fenomenologici, anzich giudicarli o valutarli
80. 80
.
per evitare comportamenti di difesa
per non enfatizzare comportamenti contrari a quelli proposti dalleducatore
per favorire la fiducia nelleducatore
per favorire capacit di giudizio autonomo
per favorire la presa di contatto con le proprie emozioni
81. 81
Comunicazione rappresentativa. Leducatore si rivela come portatore di esperienze riferite allinteragire reciproco ed alle aspettative relazionali
- Enunciati prospettico-ipotetici.
Comunicazione della visione soggettiva dellagire reciproco (in riferimento a principi e regole)
82. 82 Enunciati espressivi. Leducatore prende contatto coi i propri stati emozionali e li esprime adeguatamente e costruttivamente (enunciati positivi e incoraggianti)
Enunciati appellativi . Esplicitazione di unintenzione o di un desiderio per far s che si verifichino o per impedire che si manifestino determinati fatti relazionali
83. 83 2. PROGETTARE, ORGANIZZARE, GESTIRE LINTERVENTO EDUCATIVO
84. 84 2.1. CONTESTI DELLAZIONE DIDATTICA E COMPITI DELLEDUCATORE Esperienze educative
FORMALI
INFORMALI
NON FORMALI
85. 85
Assi
INTENZIOLALIT/PROGETTUALIT
ORGANIZZAZIONE
OBBLIGATORIET/CERTIFICAZIONE
DISTINZIONE EDUCATORE/EDUCANDO
RIFERIMENTI AI CONTESTI DI VITA E DI ESPERIENZA
86. 86 Lazione delleducatore
INFORMALE NON FORMALE FORMALE
87. 87
Tratti che connotano lazione delleducatore:
INTENZIONALIT
PROGETTUALIT
CONTROLLABILIT PEDAGOGICA
NETTA DISTINZIONE EDUCATORE /EDUCANDO
88. 88 Contesti dellazione educativa (criterio: contesti/momenti di vita)
FAMIGLIA
Bisogni:
carente, ridotta, errata proposta axiologica
scompensi nella comunicazione e nel clima relazionale
89. 89
Risposta educativa
volta a suscitare la disposizione della famiglia ad autoeducarsi
90. 90 SCUOLA
Bisogni:
scostamento fra obiettivi dichiarati/perseguiti e obiettivi effettivamente raggiunti
potenziamento di occasioni di risposta personalizzata ai bisogni
91. 91
Risposta educativa
supporto
apertura ad aspetti extra-disciplinari
valorizzazione della sfera emotivo-affettiva, socio-relazionale, valoriale
92. 92 GRUPPO DEI PARI
Bisogni
conflittualit nei confronti dei valori adulti/socialmente condivisi
esercizio di capacit relazionali e comunicative
esercizio/conquista dellautonomia personale
93. 93
Risposta educativa
prevenzione del disagio/devianza
sostegno allo sviluppo personale
94. 94 ASSOCIAZIONI
Bisogni
socialit
sicurezza personale
conoscenza della realt esterna
Risposta educativa
incremento della portata educativa delle esperienze associate
95. 95 LAVORO
Bisogni
acquisizione ed affinamento di abilit (logico-cognitive, tecnico-pratiche, relazionali)
individuazione di occasioni di sviluppo personale
96. 96
Risposta educativa
sviluppo della disponibilit ad apprendere e ad autoeducarsi
promozione di una buona integrazione tra esperienza lavorativa ed esperienza personale
97. 97 MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA
Bisogni
conoscenza dei linguaggi specifici e delle logiche comunicative
distanziamento critico rispetto alla proposta di conoscenze, di valori, modelli di comportamento
fruizione costruttiva
98. 98 Risposta educativa
Alfabetizzazione di base
proposta di esperienze di fruizione critica
proposta di esperienze a carattere espressivo
99. 99 TERRITORIO
Bisogni
costruzione di un equilibrato senso di appartenenza
fruizione costruttiva del tempo libero
esercizio di una cittadinanza attiva
100. 100 Risposta educativa
riappropriazione di temi e fatti attraverso la memoria
fruizione del territorio come ambiente diffuso dellesperienza educativa
contatto dialogante con la realt umana e sociale
101. 101 CENTRI SOCIOASSISTNZIALI ED EDUCATIVI
Bisogni
carenze/difficolt soggettive specifiche
carenze/difficolt oggettive specifiche
102. 102
Risposta educativa
coinvolgimento attivo
acquisizione di conoscenze
sviluppo di capacit
103. 103
VARIET DI CONTESTI
VARIET DI SOGGETTI
IN DIFFERENTI CONDIZIONI
DIFFERENTI FORME DELLAZIONE DIDATTICO-EDUCATIVA
104. 104
AZIONE DIDATTICA COME PROMOZIONE
Tende a rendere i soggetti abili, capaci di esprimere al meglio le loro potenzialit
105. 105 AZIONE DIDATTICA COME PREVENZIONE
contiene il rischio che le potenzialit individuali o collettive possano non svilupparsi adeguatamente
106. 106
AZIONE DIDATTICA COME RIABILITAZIONE
riconsegna al soggetto la possibilit di sviluppare le proprie risorse personali
107. 107 2.2.PROCESSO EDUCATIVO, PROGETTUALIT, PROGETTAZIONE
PROGETTUALIT
progettazione
CARATTERE PROCESSUALE
DELLEDUCAZIONE
108. 108
PROCESSUALIT
distensione temporale
sequenzialit e unitariet di momenti
tensione verso un fine
109. 109 PROGETTAZIONE..
Elaborazione del progetto educativo che deve far da guida ideale a tutta lattivit educativa e didattica che si svolge in una istituzione formativa, fornendo a tutte le componenti un riferimento prospettico chiaro e condiviso di valori, mete formative, principi dazione, sistemi di relazione interpersonali e istituzionali e modalit di valutazione (M.Pellerey, 1997)
110. 110 Come intendere la progettazione? VANTAGGI
Intenzionalit
Razionalit
Decisionalit
Previsionalit
Dominio della complessit
Comunicabilit
Sicurezza/consapevolezza
RISCHI
Determinismo
Lettura semplicistica del reale
Distanza dal reale
111. 111
PROCEDIMENTO
EDUCATIVO
modello logico-concettuale (rappresentazione in chiave progettuale)
PROCESSO
EDUCATIVO
storicit
continuit
unit
112. 112 Quale modello di progettazione? dai MODELLI LINEARI-SEQUENZIALI
ad es (H.Taba, 1962):
diagnosi dei bisogni
formulazione obiettivi
selezione contenuti
selezione esperienze di apprendimento
organizzazione delle esperienze di apprendimento
Valutazione: oggetti, modalit, strumenti
113. 113
114. 114 AI MODELLI DELLA RICORSIVIT PROGETTUALE
OBIETTIVI
ATTIVIT BISOGNI
VALUTAZIONE
115. 115 AI MODELLI DELLA PROBLEMATICIT COGNITIVA:
..pi marcata apertura alle rappresentazioni individuali della realt..(ad es. didattica per concetti)
.AI MODELLI COOPERATIVI
centratura sulla partecipazione e sullo scambio dialogico-discorsivo tra gli attori coinvolti nel processo educativo( progettazione dialogica)
116. 116 individuazione del bisogno Definizione
del bisogno Definizione degli obiettivi
Definizione delle modalit di azione
Azione Verifica e valutazione
Ridefinizione del bisogno ..
117. 117 2.3. LIVELLI DEL PROGETTAREPIANIFICAZIONE
PROGETTAZ.
ISTITUZIONALE
INTERISTITUZIONALE
PROGETTAZIONE INTRAISTITUZIONALE
Proiezione statistica dei bisogni
Livello politico/amministrativo/gestionale
Filosofia dellente o del servizio
118. 118 PROGETTAZIONE
PROGETTAZIONE DELLEDUCATORE O PROGETTAZIONE DIDATTICA
Situazione incarnata di bisogno
Livello delloperativit educativa e della relazione diretta con lutente
119. 119 PIANIFICAZIONE
PROGETTAZIONE
120. 120 2.4. FASI DEL PROGETTARE Riconoscimento del problema/segnalazione del bisogno
Definizione del problema/analisi del bisogno
Identificazione della situazione
finale/definizione dei traguardi da raggiungere
Organizzazione e gestione dellintervento/dimensione strategica
Valutazione
121. 121 2.5. DALLA SEGNALAZIONE DEL BISOGNO ALLA SUA ANALISI
COMMITTENZA
Esterna (spontanea; indotta)
Interna
122. 122 INTREPRETAZIONE DEL BISOGNO
Alcune definizioni: bisogno come
(J. Bradsaw, J.Burton, P.Merril)
scostamento verso il basso rispetto ad una norma
desiderio presente nellanimo di una persona
b. espresso o domanda
123. 123
b. espresso o domanda
b. che nasce dal confronto con persone o istituzioni simili che possiedono qualcosa in pi
anticipazione di future necessit
124. 124
bisogno come
scarto fra uno stato di cose come dovrebbe essere o come si vorrebbe che fosse e la situazione quale essa ,
distanza fra una situazione prefigurata come migliore e la situazione di fatto
125. 125
LETTURA DELLESISTENTE
QUADRO IDEALE
126. 126
LETTURA DELLESISTENTE
Interpretazione
QUADRO IDEALE
127. 127 Strumenti per lanalisi dei bisogni
VALIDIT E
FEDELT
USO INTEGRATO
128. 128 QUESTIONARIO
INTERVISTA
COLLOQUIO
OSSERVAZIONE
DOCUMENTAZIONE
RILEVAZ. SOCIOMETRICHE
129. 129 2.6. DEFINIZIONE DEI TRAGUARDI DELLAZIONE DIDATTICO-EDUCATIVA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI GENERALI/EDUCATIVI
Mete, traguardi da perseguire in risposta ai bisogni educativi
identificati;
orientamenti per lazione didattica
130. 130 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI DIDATTICI
Declinano gli obiettivi generali
e devono essere espressi il pi possibile come aspetti rilevabili ed osservabili,
in termini di cambiamenti attesi al termine di un intervento.
131. 131 Per la definizione degli obiettivi didattici
Precisare che cosa dovr essere in grado di fare il soggetto al termine dellintervento
definire le condizioni entro le quali dovr prodursi e dovr essere rilevato il comportamento
132. 132 Stabilire un criterio di accettabilit (condizioni minime per le quali si pu dire che lobiettivo sia stato raggiunto)
Ci aspettiamo che F., ospite di una comunit per minori, impari a prendere parte costruttiva ai giochi di gruppo organizzati e spontanei ( ci aspettiamo che rispetti abitualmente le regole del gioco, evitando di scontrarsi con i compagni)
133. 133 Gli obiettivi didattici possono essere definiti utilizzando tassonomie o sistemi di categorie, ad es:
1. Conoscenze 1.1. di fatti, procedure, concetti
1.2. di principi generali
2. Capacit 2.1. operative e manuali
2.2. Intellettuali e di problem solving basate su algoritmi
2.3. di problem solving basate su processi euristici
3. Comportamenti 3.1. prescrivibili ( in parte)
interpersonali 3.2. euristici
134. 134
DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI DI LAVORO
Consistono nellindicazione precisa delle mete da raggiungere in termini di attivit
e di azioni che il soggetto
In formazione deve essere messo in condizione di compiere in risposta ai bisogni di cui portatore
135. 135
F., ospite di una comunit per minori, frequenter lultimo anno della scuola media il prossimo anno.
Lobiettivo sar raggiunto:
se F. avr fatto meno del 30% di assenze;
se vi riuscir senza essere sottoposto ad una pressione assillante da parte delleducatore;
se in concomitanza continuer a svolgere gli impegni che ha gi assunto
136. 136 2.7. PROGETTAZIONE E VALUTAZIONE FUNZIONI DELLA VALUTAZIONE
processo continuo, strettamente
intrecciato con lazione didattica, che contribuisce
a renderla dinamica, flessibile, finalizzata
ha essenzialmente una funzione
regolativa dellazione e di precisazione
dellintenzionalit educativa
137. 137 RITMI DELLA VALUTAZIONE
VALUTAZIONE INIZIALE
MONITORAGGIO
VALUTAZIONE FINALE
138. 138 alcune domande che orientano la valutazione:
Quali sono le direzioni dintervento da privilegiare?
Quale impatto hanno le strategie scelte?
Sono raggiunti o in via di raggiungimento i traguardi fissati?
Si registrano effetti imprevisti? Possono essere valorizzati?
Lintervento pianificato si pone in sinergia con altre azioni educative?
139. 139 MOMENTI DEL PROCESSO VALUTATIVO
RACCOLTA DI INFORMAZIONI o verifica
per dire se e in quale misura sono stati
soddisfatti i bisogni (raggiunti gli
obiettivi)
per dire come i bisogni sono stati
soddisfatti (lettura dei processi)
SCELTA DI STRUMENTI VALIDI ED ATTENDIBILI
140. 140
INTERPRETAZIONE DI INFORMAZIONI o valutazione
per dare senso ai dati raccolti (quanto e
come la realt rilevata si avvicina alla
realt attesa?)
per comprendere la realt, attraverso una
lettura multiprospettica dei dati (lettura
intersoggettiva)
141. 141 2.8.RICOGNIZIONE DELLE RISORSE PROFESSIONALI
LOGISTICO-STRUMENTALI
TEMPI
SPAZI
FINANZIAMENTI
142. 142 ATTIVAZIONE DI RETI INTRAISTITUZIONALI
E
INTERISITUZIONALI
ESPLORAZIONE DELLE RETI SOCIORELAZIONALI DI SUPPORTO
143. 143 3. STRATEGIE E TECNICHE DIDATTICHE
144. 144 3.1. MEZZI EDUCATIVI E TECNICHE DIDATTICHE MEZZI EDUCATIVI
Strumenti Tecniche
didattici didattiche
145. 145
MEZZI EDUCATIVI: tutto ci che ha funzione strumentale rispetto alla comunicazione educativa
STRUMENTI DIDATTICI: oggetti fisici, strumenti, che hanno la funzione di supplire lesperienza diretta delle cose e di facilitare lapprendimento
146. 146
TECNICHE DIDATTICHE:
implicano luso degli strumenti; devono essere intese come formati dellazione didattica, procedure o programmi sequenziali di attivit dinsegnamento
147. 147 3.2. POSSIBILI CRITERI DI SCELTA DELLE TECNICHE DIDATTICHE
Asse istruttivit attivit
Coerenza con gli obiettivi
Caratteristiche degli educandi
148. 148
Possibilit di utilizzo combinato
Adeguamento alle condizioni contestuali
149. 149 3.3. LA LEZIONE Caratteristiche
Esposizione, a carattere prevalentemente verbale, di contenuti culturali da parte di un esperto, finalizzata a promuovere lacquisizione di conoscenza
150. 150
Centralit del ruolo del docente
Sequenza tematica largamente prestabilita
Limitato spazio dintervento e scambio ai discenti
151. 151 Vantaggi
Economicit
Sistematicit della trattazione
Limiti
Rischi di astrattezza
Uso di linguaggio poco calibrato rispetto allutenza
Richiesta di capacit attentive elevate
Induzione di modalit di apprendimento riproduttive e passivizzanti
152. 152 Modelli
LEZIONE BASE (MAGISTRALE)
Approccio deduttivo
Approccio induttivo
Approccio per problemi
Approccio storico-temporale o narrativo
Approccio euristico-socratico
153. 153
Integrazione con:
supporti visivi (slides, schemi, immagini);
materiali di supporto (materiale illustrativo, di sintesi, documentario);
esercitazioni
154. 154
LEZIONE CON SCAMBI E DIBATTITO
per approfondire un tema, suscitare la
presa di posizione da parte dei
partecipanti
esposizione integrata con lintervento dei partecipanti in forma libera o organizzata, orale o scritta .
155. 155
in forma di .
lezione-discussione
lezione-intervista
lezione-sondaggio
lezione-studio
156. 156 LEZIONE INTEGRATIVA/ INTERVENTI DI TEORIZZAZIONE
per introdurre o sistematizzare quanto appreso in seguito ad esperienze diretta o ad approfondimenti individuali o di gruppo
Utilizzo di domande, proposta di quadri generali di riferimento, individuazione di paradigmi impliciti o complementari, rappresentazioni in forma grafica di procedure, valorizzazione dei vissuti
157. 157 LEZIONE MILIARE
per consolidare conoscenze e
predisporre allacquisizione di nuove
proposta di concetti complessi, almeno in parte potenzialmente comprensibili
guida alla riorganizzazione delle conoscenze possedute
guida alla riflessione per individuare quanto le conoscenze mancanti
158. 158
LEZIONE BASATA SU CASI
per favorire l elaborazione e la comprensione critico-applicativa
delle conoscenze
159. 159 Preparare e condurre una lezione
definizione degli scopi di conoscenza e dei prerequisiti
scelta della sequenza di presentazione dei contenuti (deduttiva, induttiva)
160. 160
preparazione dei supporti visivi e dei materiali integrativi
organizzazione del setting
controllo della comprensione e delle delle modalit comunicative
161. 161 3.4. LA DISCUSSIONE Caratteristiche
Tecnica in cui chi insegna non propone conoscenze, ma stimola il confronto fra i partecipanti, allo scopo di favorire il confronto fra i partecipanti e la presa di posizione personale. Mira ad affinare e sviluppare conoscenze, a promuovere autoconsapevolezza e capacit di giudizio, sviluppo di abilit sociali
162. 162
ruolo di facilitatore da parte del
conduttore
centralit dello scambio tra i
partecipanti intorno ad un tema
prestabilito
163. 163
forma di ragionamento di
argomentazione comune
centralit del conflitto socio-
cognitivo
164. 164 Ruolo del conduttore
propone il tema in discussione
fa emergere nodi critici
aiuta a chiarire concetti e ragionamenti
valorizza le logiche argomentative pi produttive
stempera tensioni
promuove il rispetto di regole e comportamenti sociali
165. 165 Preparare e condurre una discussione PREPARAZIONE
verifica del possesso di abilit sociali e comunicative minime
creazione di un clima relazionale idoneo (prevenire dinamiche relazionali poco costruttive; creare condizioni di fiducia, accoglienza ed incoraggiamento fra i partecipanti)
166. 166
Fissare i traguardi formativi
Strutturare una scaletta/mappa dellarticolazione tematica
Definire la natura del compito
Predisporre materiali di supporto e per favorire il feed-back
167. 167 GESTIRE LA COMUNICAZIONE
Ascolto attivo e critico
Utilizzo delle modalit del rispecchiamento (R.I.F.A.R.E)
Definire il contratto didattico (regolazione degli interventi durante
la discussione)
168. 168 3.5. I GIOCHI DI RUOLO Caratteristiche
Tecnica di messa in scena attraverso la drammatizzazione di ruoli sociali
finalizzata a far acquisire competenze socio-relazionali e a sostenere lapprendimento di contenuti disciplinari
169. 169
coinvolgimento attivo da parte
di chi apprende (decisione ed
espressivit)
gioco come senso di divertimento
e coscienza della simulazione
170. 170
centralit del confronto con il
gruppo
educatore come regista e
facilitatore
differenti gradi di prescrittivit
e di strutturazione
171. 171 Vantaggi
Creazione di situazioni complesse
Possibilit di espressione soggettiva, di giudizio autonomo
Rischi
Espressivit fine a se stessa
Difficolt a ricomporre i confini dei ruoli e delle persone
Eccessivo sfumarsi della responsabilit educativa
172. 172 Preparare e condurre un gioco di ruolo PREPARAZIONE
Individuazione dei bisogni e degli obiettivi e scelta della tipologia di gioco (prescrittivit, strutturazione)
Conoscere le caratteristiche dei partecipanti e delle relazioni nel gruppo
173. 173 Predisposizione del setting
Predisposizione delle istruzioni circa i ruoli e consegna
Predisposizione della griglia di analisi da consegnare al gruppo
Predisporre eventuali strumenti di registrazione audio-video
174. 174 FASI
Introduzione e riscaldamento
Scelta dei protagonisti
Definizione del tempo a disposizione
175. 175
Scelta del tipo di intervento partecipazione del conduttore (nel gruppo, nellinterazione tra gli attori)
Distanziamento dai ruoli
Analisi e commento in gruppo
176. 176 3.6. LO STUDIO DI CASO Caratteristiche
Tecnica di lavoro di gruppo finalizzata a sviluppare la capacit di analizzare ed affrontare razionalmente situazioni complesse simili a quelle che concretamente i partecipanti vivono (Mucchielli, 1971).
177. 177
Conta la coerenza interna del
processo logico con il quale si
giunge a prospettare la soluzione.
Leducatore favorisce lo scambio e sottolinea le diverse logiche adottate e le loro implicazioni.
178. 178 Preparare e gestire uno studio di caso
verificare il possesso di abilit sociali e comunicative minime
creare un clima relazionale idoneo
predisporre materiali di supporto
gestire la discussione
179. 179 FASI
Scelta del caso Costruzione e presentazione/ricostruzione di una situazione reale o verosimile.
Lavoro di sottogruppo. Discussione
e formulazione di ipotesi.
Plenaria. Confronto sulle soluzioni proposte e sintesi
180. 180 Fasi incident-caso a pi fasi (Castagna, 1991)
Scelta del caso e consegna della domanda: quali informazioni servono e perch?
Lavoro di sottogruppo.
Prima plenaria. Confronto sulle informazioni necessarie per risolvere il problema.
181. 181 Eventuali contributi teorici (educatore, esperti,)
Lavoro di sottogruppo. Discussione
e formulazione di ipotesi
Plenaria. Confronto sulle soluzioni proposte e sintesi
182. 182 Fasi autocaso (Castagna,1991) :
Scelta del caso ,In plenaria o in gruppo, sulla base di alcuni criteri prestabiliti.
Racconto del partecipante narratore.
183. 183
Domande del gruppo al narratore
Formulazione di ipotesi di soluzione, in plenaria o in sottogruppo.
184. 184 4. POTENZIARE LE CAPACIT DI PENSIERO PER PROMUOVERE LAUTONOMIA PERSONALE
185. 185 4.1. IL SENSO CRITICO: UNA CATEGORIA PEDAGOGICA? Evoluzione e affinamento del costrutto E.Claparde
DOMANDA - RICERCA DELLIPOTESI - VERIFICA
CONTROLLO DELLIPOTESI
186. 186 J.Dewey
SUGGESTIONE INTELLETTUALIZZAZIONE DEL PROBLEMA IPOTESI SVILUPPO DELLIPOTESI ( SUPPOSIZIONE O RAGIONAMENTO) CONTROLLO DELLIPOTESI o VALUTAZIONE FINALE
GIUDIZIO COME CONTROLLO IN TUTTE LE FASI DEL PENSIERO
187. 187 A.Binet
GIUDIZIO come tratto caratterizzante dellintelligenza
DIREZIONE ADATTAMENTO - CRITICA
DIREZIONE COMPRENSIONE INVENZIONE- CENSURA
GIUDIZIO COME CONTROLLO IN TUTTE LE FASI DEL PENSIERO
188. 188 J. P. Guilford
EVALUATION come operazione dellintelligenza:
COMPRENSIONE MEMORIA PENSIERO DIVERGENTE PESIERO CONVERGENTE- VALUTAZIONE
189. 189 a criteri di
rispondenza al
reale
VALUTAZIONE
in rapporto criteri
logici (identit,
somiglianza,
appartenenza ad una classe, coerenza)
190. 190
.si esplica su
materiale vario ( figurativo, simbolico, comportamentale)
prodotti diversi (classi, ragionamenti, implicazioni, relazioni, trasformazioni)
191. 191 Data la doppia descrizione:
rotondo duro
Scegliere lopzione corretta:
Oro
Disco
Acciaio
Moneta
192. 192 Data laffermazione:
Nel mezzo del Pacifico, a Buna Buna, si gioca allaperto il Tiky-Tiky
Scegliere la risposta corretta:
Agli abitanti di Buna Buna piace giocare
Il Tiky-Tiky un gioco difficile
C unisola chiamata Buna-Buna
193. 193 Date le seguenti definizioni:
l = pi largo di
s = pi stretto di
e = uguale a
nl = non pi largo di
ns= non pi stretto di
ne= non uguale a
194. 194 Rispondere al quesito:
Se X s Y ( X pi stretto di Y), quale affermazione sar vera e quale falsa?
X e Y
X nl Y
X l Y
X nl Y
195. 195 B.S.Bloom
CONOSCENZA
COMPRENSIONE
APPLICAZIONE
ANALISI
SINTESI
VALUTAZIONE
196. 196
Valutazione come espressione di giudizi su idee, opere, soluzioni, metodi, materiali,
implicante luso di criteri (determinati dal soggetto o forniti da altri) per apprezzare fino a che punto i particolari siano accurati, efficaci, economici, soddisfacenti
197. 197
CRITERI INTERNI: valutazione in base alla correttezza formale di un processo o di un prodotto
del pensiero
CRITERI ESTERNI: valutazione in relazione
ai fini un prodotto ( lavoro,
documento) destinato
ed ai mezzi
198. 198
Jane deve scegliere il materiale per un abito da portare a scuola. Labito dovr essere portato a lungo e mandato frequentemente in lavanderia.
Indicare le qualit del tessuto che lo rendono pi adatto agli scopi di Jane:
.
199. 199
Il materiale ha tinte inalterabili al lavaggio
Il materiale resistente allo sgualcimento
Il materiale non soggetto a ritirarsi
Il materiale facile da lavare
Il materiale soffice e si indossa bene
Il tessuto compatto e liscio
Il materiale ha colori resistenti alla luce solare
Il materiale si macchia facilmente
Il materiale stampato con la fibra
200. 200 IL CONTRIBUTO DI L.CALONGHI
capacit critica come CONTROLLO di processi cognitivi
DI SOLUZIONE DI PROBLEMI
di induzione e deduzione
201. 201 SOLUZIONE DI PROBLEMI
Osservazione Supposiz. Verifica Valutaz.
Comprensione Invenzione Direzione Censura
Problematizz. P.divergente P.Conv Critica
Induzione/astrazione Deduzione/ragionamento
202. 202
in relazione a
CRITERI LOGICO-FORMALI
CRITERI DI RISPONDENZA AL REALE
203. 203 4.2. IL CONTRIBUTO DEGLI STUDI SULLA METACOGNIZIONE J.H.Flavell- H.M.Wellman
ruolo della CONSAPEVOLEZZA METACOGNITIVA
Interazione tra
conoscenza metacognitiva
esperienza metacognitiva
scopi cognitivi
attivit cognitive
204. 204 A.L.Brown
Studio del ruolo del CONTROLLO ESECUTIVO come
PREDIZIONE
PROGETTAZIONE
MONITORAGGIO
VALUTAZIONE
205. 205 H.M.Wellman
Metacognizione come insieme integrato di aspetti..
CONOSCENZE SULLATTIVIT MENTALE (memoria, processi conoscitivi, strategie)
CONOSCENZE SULLE SITUAZIONI COGNITIVE
REGOLAZIONE E CONTROLLO DEI PROCESSI COGNITIVI
SENSAZIONI COGNITIVE E STATI AFFETTIVI relativi alle diverse esperienze cognitive
206. 206
207. 207 S.Paris e collaboratori
Metacognizione come
AUTOCONSAPEVOLEZZA cognitiva (conoscenza del compito e delle caratteristiche del processo cognitivo)
AUTOREGOLAZIONE
(valutazione pianificazione regolazione )
..
208. 208 .AUTOREGOLAZIONE legata a:
Atteggiamento verso il compito (comp. cognitiva, affettiva, comportamentale)
Percezione di s
Motivazione intrinseca
209. 209 J.Borkowsky e M.Pressley
Metacognizione come abilit strategica
1. Conoscenza di singole strategie
2. Conoscenza delle relazioni tra strategie
3. Consapevolezza della necessit di essere strategici e motivazione al comportamento strategico
4. Auto-apprendimento di nuove strategie (regolazione delle strategie messe in atto e messa a punto di nuove pi efficaci strategie)
210. 210 STUDI SULLA METACOGNIZIONE E INDICAZIONI DI LAVORO
Promuovere
l ATTEGGIAMENTO STRATEGICO
Attraverso:
lo sviluppo dell autoconsapevolezza
lesercizio dellautocontrollo
il sostegno allaffettivit e alla motivazione
211. 211 4.3. ORIENTAMENTI PER LA DIDATTICA Senso critico come:
PENSIERO DI SECONDO
LIVELLO
che orienta i processi di pensiero
attraverso lesercizio della
AUTOVALUTAZIONE e dellAUTOCONTROLLO
212. 212
PER UN MODELLO DI INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO
ORIENTATO ALLO SVILUPPO DEL SENSO CRITICO.
213. 213
214. 214 Apprendimento attivo e costruttivo
Flessibilit e insegnamento di ritorno;
offerta di un sapere originale e creatore.
215. 215 Apprendimento consapevole
Reciprocit comunicativa;
stimoli allautovalutazione.
216. 216 Apprendimento affettivo
Prassi educativa incoraggiante (ad es., riconoscimento del progresso e dello sforzo; giudizio espresso in termini desrittivo-fenomenologici ed interazionali).