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ORIGINI E DISPERSIONE DELL’UOMO

ORIGINI E DISPERSIONE DELL’UOMO. ORIGINI DELL’UOMO. Il pianeta Terra ha un’età di 4,5 miliardi di anni. Le prime forme di vita si originarono circa 2,2 miliardi di anni fa. I progenitori dell’uomo si separarono dal regno animale circa 5 – 8 milioni di anni fa.

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ORIGINI E DISPERSIONE DELL’UOMO

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Presentation Transcript


  1. ORIGINI E DISPERSIONE DELL’UOMO

  2. ORIGINI DELL’UOMO • Il pianeta Terra ha un’età di 4,5 miliardi di anni. • Le prime forme di vita si originarono circa 2,2 miliardi di anni fa. • I progenitori dell’uomo si separarono dal regno animale circa 5 – 8 milioni di anni fa. • L’Homo sapiens comparve “solo” nel Pleistocene, circa 100.000 anni fa. • Reperti fossili testimoniano che sono esistite molte differenti specie umane. • Ogni specie viene identificata con un doppio nome latino: nomenclatura binomia linneana.

  3. Per molti decenni si è ipotizzata un’evoluzione umana per sostituzione di una nuova specie con la precedente. • Recenti testimonianze fossili indicano una sovrapposizione parziale nel tempo di differenti specie umane. • Esistono due ipotesi riguardo l’origine geografica dell’uomo moderno: • Teoria multiregionale o del candelabro, secondo cui l’Homosapiens emerge parallelamente in Africa, Europa e Asia; • Ipotesi dell’ ”out of Africa”o dell’arca di Noè, secondo cui l’uomo moderno è emerso unicamente dall’Africa e ha sostituito, per migrazione, le altre specie.

  4. LE ORIGINI DELLA POPOLAZIONE UMANA • Le testimonianze relative alla presenza di gruppi umani su gran parte della superficie terrestre risalgono alla fine del Pleistocene. • Autorevoli fonti archeologiche indicano come l’origine dell’uomo debba essere collocata nell’Africa tropicale (focolaio – hearth – centro di evoluzione biologico-genetica-culturale). • La popolazione mondiale in tali epoche remote, antecedenti all’addomesticamento degli animali ed alla pratica della coltivazione, è valutata intorno ai 5 milioni di persone.

  5. PROBLEMI DI POSIZIONE • Il differenziamento della specie umana in tre razze -caucasoide, mongoloide, negroide- potrebbe esse avvenuto simultaneamente all’evoluzione dell’uomo a partire dalle aree focolaio. • Verso la fine del Pleistocene, circa 25.000 anni fa, i gruppi umani si diffusero nella maggior parte delle terre emerse, ad eccezione dell’Antartide. • Si ritiene che la diffusione dei tre principali elementi razziali abbia seguito catene di isole utilizzate come “pietre di guado”. • Durante il Pleistocene, con la fluttuazione dei livelli marini, si ritiene che si crearono corridoi di terre emerse che favorirono i flussi migratori.

  6. STADI DELLA CULTURA UMANA • La cultura umana si suddivide in quattro stadi tecnici: • Culture di raccolta e caccia; • Culture della pastorizia; • Culture agricole; • Culture urbane. • A ciascuno stadio corrisponde una crescente e più complessa organizzazione sociale e di beni materiali posta a supporto della maggiore densità demografica – feedbacks negativi sull’ambiente. Non tutte le culture attraversano necessariamente tutti gli stadi. • L’origine delle culture di raccolta e caccia coincide con l’origine della popolazione umana. • La domesticazione degli animali rappresenta la base su cui si sviluppa la cultura della pastorizia. • La definizione del terzo e quarto stadio, rispettivamente agricoltura e urbanizzazione, è notevolmente più controversa.

  7. FOCOLAI DI ORIGINE DELL’AGRICOLTURA • La domesticazione di piante e animali avvenne entro l’8.000 a.C. sulle colline degli odierni Iran e Iraq. • Simili focolai si riscontrarono in India, Cina settentrionale e Messico centrale ove si ritiene probabile che la coltivazione del mais avvenisse in tempi anteriori rispetto a quelli degli indiani d’America. • Granturco e mais, in Messico, vennero coltivati solo in epoche successive. • Poco si conosce circa i focolai del riso in Cina.

  8. L’IPOTESI DI SAUER • I nuclei agricoli originari sono aree in cui si ritiene abbia avuto origine in tempi remoti la pratica della coltivazione e dell’addomesticamento degli animali. • L’ipotesi di Carl Sauer (“Agricultural Origins and dispersals-1952”) localizza tali nuclei originari nell’Asia meridionale e nella parte settentrionale della catena montuosa andina. Cinque Criteri • La domesticazione delle piante non avrebbe potuto che avvenire in aree ricche di cibo ove fosse stato possibile attendere i risultati della sperimentazione. • I focolai avrebbero dovuto essere luoghi di insediamento di un pool genetico estremamente vario perché fosse consentita la sperimentazione. • Tali hearths non avrebbero potuto coincidere con le valli fluviali in ragione dell’impossibilità di detenzione delle tecniche di conoscenza relative al controllo delle acque. • Essi avrebbero dovuto essere localizzati in aree forestate ove potessero essere create agevolmente radure mediante la deforestazione e la combustione degli arbusti. • Il gruppo iniziale di coltivatori avrebbe dovuto essere stanziale per impedire che gli esiti della propria sperimentazione potessero essere vanificati dagli animali.

  9. L’impatto spaziale della rivoluzione agricola • Quale che fosse la localizzazione dei primi insediamenti antropici l’impatto dell’agricoltura permanente sull’organizzazione spaziale provocò effetti estremamente rilevanti sulla diffusione spaziale dell’uomo, sulla sua organizzazione e sulla densità della popolazione umana. • La maggiore quantità ed affidabilità delle risorse alimentari diede origine ad un incremento delle popolazioni che consentì loro di dedicarsi ad attività diverse da quelle agricole. • Si affievolì l’effetto dispersivo della popolazione sul territorio favorendosi l’agglomerazione degli individui in aree definite: all’isolazionismo subentrò il contatto.

  10. L’IPOTESI DI JACOBS • Lo sviluppo di attività extra-agricole condusse ad un ulteriore incremento della densità della popolazione in corrispondenza dei raggruppamenti insediativi. • L’urbanizzazione viene, di solito, intesa come lo stadio finale nell’ambito dello sviluppo di una tecnologia di organizzazione delle risorse basata sulla quantità di cibo supplementare disponibile grazie alla pratica dell’agricoltura sedentaria. 4 Stadi principali collegati da 3 processi • Sequenza logica tradizionale /Processi di collegamento • Raccolta e caccia primitive Domesticazione degli animali • Pastorizia Coltivazione permanente piante da raccolto • Agricoltura Commercio di beni • Urbanizzazione

  11. NUCLEI ORIGINARI URBANI • L’ipotesi dell’urbanista e sociologa Jane Jacobs(“The Death and Life of Great American Cities” – 1961) si oppone a tale interpretazione sostenendo come il commercio e lo scambio rappresentino i fattori responsabili dei primi stadi di urbanizzazione, e come la fondazione delle città sia alla base dello sviluppo dell’agricoltura stabile (l’agricoltura rappresenterebbe un sottoprodotto dei fabbisogni alimentari e dell’ambiente urbano). • Lo studioso statunitense di storia urbana Lewis Mumford, (“The City in History” – 1961) traendo spunto dagli studi sulle città dell’antico Egitto, ritiene che le città siano state fondate quali centri di potere regale o sacerdotale. • Tale ulteriore ipotesi funziona nei limiti geostorici del ruolo interpretato da tali centri urbani nel vicino Oriente preindustriale; non certo, tuttavia, nell’ambito del successivo sviluppo dei centri urbani ubicati nel mediterraneo orientale a partire dal III° sec. a.C. la cui funzione commerciale interregionale risulterà, invece, evidente.

  12. L’Ipotesi “idraulica” dell’origine dei primi nuclei urbani • Prescindendo dal controverso problema delle modalità con le quali si svilupparono i primi nuclei urbani, rimane essenziale verificare la loro originaria localizzazione. • L’ipotesi “idraulica” avanzata dagli studiosi di preistoria Gordon Childe e Karl. A. Wittfogel viene basata sulla lettura dei dati geostorici comunemente acquisiti: Lo sviluppo ebbe inizio in quattro principali valli fluviali: • Le terre comprese fra il Tigri e l’Eufrate; • La valle del Nilo; • Le valli dell’Indo e del Hwang Ho (Fiume Giallo). • Secondo tale ipotesi i problemi ambientali posti dallo sviluppo agricolo di grandi valli fluviali inondate stagionalmente avrebbero potuto essere risolti solo mediante l’interazione collettiva di molte comunità (mobilizzazione di notevole manodopera).

  13. Posizioni Critiche • L’ipotesi idraulica, analogamente a quella avanzata da Lewis Mumford, risulta, tuttavia, limitata alla comparsa “precoce” dei centri urbani in Mesopotamia e nell’antico Egitto, non generalizzabile né assumibile a modello. • Gli esiti di una ricerca eseguita dal geografo Paul Wheatley nell’area della pianura della Cina settentrionale, con agricoltura fondata sull’irrigazione, hanno rivelato come l’origine di forme urbane nel secondo millennio a.C. fosse connessa a criteri legati alla concezione simbolica dell’Universo, fenomeno anteriore allo sviluppo dell’irrigazione su vasta scala e non dipendente da esso. • All’inizio dell’era cristiana, le aree del mondo più popolate erano l’India (40%), la Cina (25%) e l’Impero Romano (35%). • La popolazione mondiale complessiva si avvicinava, a quei tempi ,ai 300 milioni di persone. • Nelle aree alluvionali fertili si registrava una densità di ca. 1000 ab./kmq.

  14. Il focolaio regionale europeo • L’esempio europeo prende le mosse dalla maggiore quantità di dati documentali pervenutici. • Fra l’inizio dell’era cristiana ed il 1500 d.C. la pop. mondiale arrivò a ca. 500.000 ab. ubicati, prevalentemente, nell’area occupata dall’ex dell’impero romano e, in particolare, in quella occidentale e centro-orientale. • Roma imperiale (200 d.C.) arrivò a contenere ca. 200.000 ab. secondo una gerarchia urbana di stampo moderno. • Il crollo dell’impero produsse una riduzione della scala dell’organizzazione dal livello subcontinentale a quello locale (rottura dei legami regionali ed urbani). • Nella fase altomedioevale, la lenta ripresa dei traffici commerciali determinò la nascita di una sottile rete di piccole città ubicate in aree facilmente difendibili (organizzazione degli insediamenti urbani in chiave difensiva -es. bastides francesi- con nuclei generalmente poco numerosi). • Nella fase bassomedioevale l’Europacentro-orientale appare strutturata in una salda rete di piccole città al cui vertice compaiono gerarchie regionali basate su reti urbane (Lombardia, Catalogna) secondo due direttrici: espansione spaziale tramite colonizzazione e fondazione di nuovi centri; crescita dei nuclei suburbani attorno a Venezia e Genova in funzione dei traffici commerciali con l’Oriente.

  15. L’EUROPA OLTREMARE • Dalla conclusione dell’età medioevale fino al XX° sec. la progressiva espansione urbana si articola secondo logiche di occupazione spaziale oltreoceano tramite la fondazione di tre tipi di insediamenti posti sui margini dei continenti: I^ FASE (insediamenti costieri) • piccole stazioni commerciali costiere (XV°-XIX° Sec.) (spagnoli, portogh. francesi, inglesi, oland. Occuparono i margini costieri africani, del subcont. indiano e della Cina Merid. – beni al. di lusso); • piantagioni tropicali e subtropicali (i primi insediamenti di piantagioni stabili finalizzate alla coltivazione di caffè, cacao, canna da zucc. su Madeira, Zanzibar); • insediamenti di aziende agricole alle medie latitudini(famiglie agricole di emigranti europei, anglofoni e francofoni nord-est USA, Aus. e Nuova Zel.) (insediamenti in contrasto con quelli formatisi con le piantagioni a causa della loro dipendenza dall’afflusso di europei – i relativi prodotti agricoli erano destinati al mercato locale e non europeo).

  16. Penetrazione continentale II^ FASE • La penetrazione europea nelle zone più interne dei continenti risulta compresa fra l’inizio del XIX° sec. e la I^ guerra mondiale. • Features: rapida industrializzazione, innovazione nei trasporti (ferrovie) crescente emigrazione oltremare di europei, sfruttamento e commercio di risorse extraeuropee. • Impatti sulla distribuzione della popolazione: trasformazione delle colonie poste alle medie lat. in centri urbani industriali, l’occupazione delle pampas argentine, delle pianure del Murray, Darling e Canterbury in Australia. • Rapporti di causalità (feedbacks): ferrovie-riduzione costi di trasporto; refrigerazione-conservazione della carne per lunghe spedizioni; recinzioni con filo spinato-delimitazione fisica dei pascoli. • Effetti contestuali: espansione dello Stato russo fino alle praterie steppiche, incremento della domanda di prodotti delle piantagioni, della emigrazione di extraeuropei (schiavi africani, indiani, cinesi), crescita dei traffici commerciali fra i Paesi occidentali e l’Oriente (controllo politico-militare di stampo coloniale)

  17. La corsa all’oro • La scoperta delle risorse aurifere fra la metà e la fine del XIX° sec. – rapido incremento della popolazione bianca e di colore nei realtivi siti. • Caso Californiano: la corsa all’oro dei cercatori nel 1849 (fortyniners) determinò aumento della popolazione nei 12 anni ss. da 26.000 ab. a 400.000 ab. • All’inizio del XX° sec. seguì la ricerca del petrolio nel Medio Oriente –oggi non interessa l’espansione degli insediamenti quanto le variazioni degli investimenti di capitale (impianti di perforazione).

  18. Ritiro politico III^ Fase Fra la fine del XIX° sec. e l’inizio del XX° i movimenti indipendentisti dei paesi colonizzati affrancano le relative popolazioni dal giogo delle potenze europee e determinano la fase di consolidamento delle relative economie. Il potere economico si sposta dal focolaio europeo a quello nordamericano ed ex sovietico. Distribuzione della popolazione: flussi migratori provenienti dall’Europa diretti verso paesi posti alle medie lat. (USA), Australia ed Argentina non vengono compensati da corrispondenti flussi di pop. di colore. L’Affrancamento dei paesi coloniali non ha escluso la presenza di capitali e di strumenti economico-finanziari capaci di rendere tali Paesi comunque dipendenti. Ruolo economico-finanziario giocato da USA, Europa Occ. Giappone; ora anche da Cina ed India.

  19. Il caso U.S.A. (Ondate migratorie) • L’occupazione spaziale degli europei in Nord America si verificò quale fattore di parziale sostituzione di popolazioni indigene in cinque gruppi regionali: foreste orientali (indiani della Florida), pianure (Sioux), costa nordoccidentale, California, sudovest (Navajo). • La pop. che rimpiazzò gli indiani d’America provenne dall’Europa e dall’Africa e determinò la divisione degli Stati Uniti in varie regioni culturali interpretabile nei termini di cinque ondate successive di emigrazione (dal I° ins. inglese a Jamestown Virginia) • 1607-1700: inglesi, gallesi e numero limitato di schiavi africani; • 1700-1775: incremento precedenti flussi migratori unitamente a tedeschi e scozzesi-irlandesi; • 1820-1870: inglesi, irlandesi, olandesi e tedeschi, meno africani e inizio flussi di asiatici, canadesi e latinoamericani; • 1870-1920: “grande diluvio”, con migrazioni massicce da Europa orientale e meridionale unitamente a scandinavi; • Dal 1920: riduzione dei flussi con costante aumento di quelli latinoamericani • Un elenco cronologico di tali ondate, a partire dai primissimi insediamenti, consente di tracciare una descrizione geografica del mosaico regionale degli Stati Uniti. • Il geografo culturale Wilbur Zelinsky(“The Cultural Geography of the United States”- 1953) ha individuato cinque regioni: il New England, il Midland, il Sud, il Middle West ed il West. • In realtà, i confini di tali divisioni culturali diventano sempre meno netti a causa dell’urbanizzazione, dello sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa e della mobilità geografica.

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