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DISCARICHE E INCENERITORI RISPOSTE INADEGUATE ALLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI ALTERNATIVE POSSIBILI. Rifiuti. Perché e da quando esiste un problema rifiuti Quali sistemi di smaltimento confrontare A cosa applicare il concetto di “migliori tecnologie disponibili”
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DISCARICHE E INCENERITORIRISPOSTE INADEGUATE ALLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANIALTERNATIVE POSSIBILI Gioacchino Genchi - Dirigente Chimico Regione Siciliana - ISDE International Society of Doctors for Environment
Rifiuti • Perché e da quando esiste un problema rifiuti • Quali sistemi di smaltimento confrontare • A cosa applicare il concetto di “migliori tecnologie disponibili” • Cosa si può fare per risolvere il problema • L’alternativa alle mega discariche ed agli inceneritori c’è
I componenti dei rifiuti urbani residui alimentari 30%carta e cartone 23%plastica 11%vetro 6%stracci 4%potature 4%metalli 3%legno 2%inerti 1%sottovaglio * 9%altro 7%* polveri e materiale sbriciolato di dimensioni inferiori ai 2 cm
Quanto tempo occorre perché la natura degradi i rifiuti • Fazzolettini di carta: 3 mesi • Sigarette con filtro: da 1 a 2 anni • Torsolo di mela: 3 mesi • Fiammiferi: 6 mesi • Giornali e riviste: se sminuzzati circa tre mesi, se accatastati più di 10 anni • Gomme da masticare: 5 anni • Lattine in alluminio per bibite: da 10 a 100 anni • Plastiche in genere: da 100 a 1000 anni • Polistirolo: oltre 1000 anni • Schede telefoniche, carte di credito e simili: oltre 1000 anni • Vetro: oltre 4000 anni
LE DISCARICHE • La discarica tecnicamente non è altro che un enorme fosso ottenuto mediante escavazione di un suolo (preferibilmente argilloso e quindi impermeabile) dove si andranno a sversare i rifiuti fino al riempimento della stessa. • L’acqua piovana che passa attraverso i rifiuti trascina con sé sostanze organiche ed inorganiche dei rifiuti; la decomposizione della frazione organica produce anch’essa un liquido ricco di batteri. Tali liquami sono denominati complessivamente percolato. • Le nuove discariche sono realizzate predisponendo uno strato (o anche due) impermeabile sul fondo ed un sistema di drenaggio del percolato, che viene raccolto ed inviato ad impianti per la depurazione. • Le discariche producono anche del biogas (prevalentemente formato da metano, anidride carbonica ecc.), che dovrebbe essere captato sia in fase di riempimento della discarica, sia dopo la sua dismissione. Questo biogas può essere utilizzato per produrre energia elettrica tramite la sua combustione.
Le discariche, quindi, sono dei veri e propri impianti per la degradazione e il confinamento definitivo dei rifiuti. • Tutt’altra cosa sono le discariche abusive, abbondanti nel nostro Paese e particolarmente in Campania. Queste non sono dotate di nessun sistema di impermeabilizzazione, captazione del percolato e del biogas e spesso sono situate in posti assolutamente non idonei a ospitare una discarica, per di più la maggioranza delle volte raccolgono anche rifiuti pericolosi, che dovrebbero essere smaltiti in tutt’altro modo.
TERMOVALORIZZATORE O INCENERITORE? • Un “termovalorizzatore” è un inceneritore di rifiuti. • La differenza rispetto ai vecchi inceneritori consiste nel fatto che i “termovalorizzatori” producono anche energia, mentre gli inceneritori si limitavano alla riduzione di volume dei rifiuti. • I “termovalorizzatori” non consentono un vantaggio energetico, in quanto l’energia necessaria a produrre i materiali da incenerire è 3-4 volte maggiore di quella ricavabile bruciandoli ed essendo molto costosa, se non fosse incentivata con denaro pubblico (CIP6), non avrebbe mercato.
COME FUNZIONA UN “TERMOVALORIZZATORE ? • La spazzatura conferita all’impianto viene scaricata in una vasca dalla quale un sistema di aspirazione impedisce l’uscita di sostanze maleodoranti; i rifiuti vengono quindi depositati da una gru sul forno dove inizia la combustione. • La spazzatura viene rivoltata continuamente ed una corrente d’aria forzata tiene viva la combustione. • Le sostanze più pesanti che “resistono” alla combustione (minerali, metalli, ecc.) cadono in una vasca sul fondo, vengono raffreddate (bottom ashes) ed inviate a discarica. • I fumi caldi della combustione portano in ebollizione una caldaia che produce vapore e questo è trasformato in energia elettrica tramite una turbina. • I fumi, dopo cessione di parte del calore, sono convogliate in sistemi di trattamento a più stadi dove si formano le ceneri volanti (fly ashes), che, inertizzate con acqua e cemento, sono avviate in discarica.
Non si può banalizzare il problema semplicemente valutando il calore prodotto dal processo di incenerimento che si riesce ad utilizzare ma è necessario fare una corretta analisi energetica. Bruciare i rifiuti significa andare a prelevare nuove risorse (materiali, acqua ed energia elettrica) per realizzare nuovi prodotti. L'incenerimento recupera solo l'energia dovuta al potere calorifico di un oggetto (il potere calorifico è il calore - misurato in calorie - che è possibile ottenere da un materiale durante un processo di combustione), ma non l'energia e le risorse necessari alla sua produzione. In una ricerca effettuata dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) si è calcolato che il risparmio energetico possibile con il riutilizzo ed il riciclaggio è da 3 a 5 volte superiore al recupero energetico realizzabile con l’inceneritore.
Attualmente i fautori del ricorso all’incenerimento sostengono che: * (inevitabilmente) bisogna “chiudere il ciclo” di trattamento dei rifiuti e, poiché sarebbe impossibile recuperare/riciclare la gran parte dei materiali post-utilizzo, è utopico immaginare una corretta filiera che non necessiti di una “valorizzazione energetica” del residuo/rifiuto; almeno per i “nuovi inceneritori” o meglio“termovalorizzatori” non ci sono evidenze particolari sul piano epidemiologico (le evidenze, talora drammatiche, riguardano, i “vecchi inceneritori”) - in funzione dell’applicazione delle cosiddette BAT- in presenza di controlli scrupolosi e continui delle emissioni - in assenza di dati epidemici recenti/definitivi, che potranno essere disponibili (in ragione delle modalità stesse della scienza epidemiologica, che è oggi il fondamento di tutte le valutazioni di impatto e rischio) tra qualche decennio
Gli oppositori sostengono che 1) Unica vera esigenza: la volontà politica di organizzare un sistema di raccolta differenziata spinta/premiale: porta a porta con separazione alla fonte 2) carta, cartone, legname, plastiche, vetro, metalli + le frazioni umide e le biomasse vegetali destinate a impianti di compostaggioe di fermentazione anaerobica con produzione di biogas 3 L'intero sistema privilegerebbe trattamenti di prossimità, per limitare mobilità e relativo inquinamento non solo è possibile, ma viene già attuata in alcune realtà italiane e persino in talune metropoli nel mondo una corretta filiera dei materiali post utilizzo con immensi vantaggi per tutti (e persino per le generazioni future) in nome, anzitutto della sostenibilità: vantaggi di ordine economico (minor spreco di materiali se si parte da norme chiare di produzione e “altroconsumo”; recupero di materiali preziosi..); socio-culturale (incremento dei posti di lavoro; educazione/responsabilizzazione dei cittadini etc.); ambientale-climatico-sanitario (nessuno potrebbe negare che riducendo drasticamenteil ricorso a discariche e inceneritori si ridurrebbe l’impatto ambientale,climatico e sanitario della gestione di tali materiali); persino il termine “termovalorizzatore” é un artefatto, non per caso solo italico, sanzionato dalla UE.. anche e soprattutto perché tali impianti termo-valorizzano solo una minima quota e rappresentano un costo enorme per l’intera comunità (sostenibile solo perché.. sostenuto con contributi statali illegittimi) e, in un certo senso, per l’intero pianeta. 4) I trattamenti finali non devono essere di ostacolo a energiche politiche di riduzione alla fonte e di vero riciclo.
Come si fa a definire fonte rinnovabile il processo di combustione dei rifiuti? Non tutti gli italiani sanno che, pagando la bolletta della luce, con una parte (il 7%) finanziano lo sviluppo delle energie rinnovabili: cioè eolico, solare fotovoltaico e biomasse. In realtà in quel 7% una parte preponderante va a finanziare la realizzazione degli inceneritori che emettono quasi il doppio della media italiana di emissioni di CO2 per chilowattora. Da una tonnellata di rifiuti si producono circa 700 chilowattora e si ricevono mediamente circa 70 euro di incentivi per la produzione di elettricità. Ma, considerata la quantità di CO2 prodotta, se gli impianti dovessero acquistare sul mercato i permessi di emissione, dovrebbero pagare una cifra di 10-15 euro per tonnellata.
Catalytic oxidizers Brominated/chlorinated dioxins and furans Polycyclic aromatic hydrocarbons Chlorinated hydrocarbons
I PELLEGRINI DEL TERZO MILLENNIO • Folle di amministratori pubblici, presidenti e funzionari di aziende per la gestione di RSU, giornalisti, rappresentanti di comitati cittadini in visita ai santuari della tecnologia moderna : i “termovalorizzatori”. • Questi impianti non solo fanno sparire i rifiuti (termodistruttori), ma li trasformano in pregiata energia elettrica, con inquinamento quasi nullo. • La domanda: quanto diossina esce dai camini ? • Le risposte del gestore (in ordine di accuratezza) : 1) L’impianto non emette diossina 2) Una quantità non misurabile 3) Una quantità inferiore ai limiti di legge
LE DOMANDE GIUSTE • 1) Quanti picogrammi di diossine emette giornalmente l’impianto ? • 2) Questo dato è il valore medio o il valore minimo misurato ? • 3) Quante misure di diossine si effettuano all’anno ? • 4) In base a quale principio sono stati fissati i limiti di legge per le emissioni di diossine ? Attenzione all’interlocutore Se vuoi sapere se il vino è buono, chiedi all’oste ?
Tabella relativa a dose tollerabile di diossine e furani come esempio di metodologia di analisi del rischio e delle incertezze. (OMS = Organizzazione Mondiale della Sanita’; US-EPA = United States Environmental Protection Agency)
Quante diossine emette un inceneritore ? • La quantità dipende dalle tonnellate di rifiuti inceneriti, quindi dal volume di fumi emessi. Nel caso del previsto inceneritore di Bellolampo (1650 ton/giorno) il volume sarebbe di 10.011.600 m3 /giorno. Se l’impianto rispettasse il limite di legge di 100 pg/m3 la quantità giornaliera di diossina ammonterebbe a 1.001.160.000 pg. Tenuto conto che, secondo l’OMS, la dose giornaliera tollerabile per l’uomo è di 2 pg/kg, per un adulto di 70 kg si tratterebbe di 140 pg. Pertanto, la quantità di diossina che sarebbe emessa giornalmente dall’inceneritore di Bellolampo equivalrebbe alla dose tollerabile di 7.151.142 di persone adulte, cioè più di 10 volte la popolazione della città di Palermo.
INCENERITORI RSU IN SICILIAEMISSIONI DIOSSINA, DOSE GIORNALIERA E DEPOSIZIONE AL SUOLO Dose max giornaliera (OMS, 2001): 140 pg/ab/d Deposizione max giornaliera (Belgio, 2001): 3.4 pg/m2/d
Le auto inquinano più di un inceneritore ? • NO. • Se teniamo conto che i consumi giornalieri di benzina e gasolio dell’intera provincia di Palermo ammontano, rispettivamente, a 731572 e 518805 litri e che i fattori di emissione di diossina per litro di carburante oscillano tra i valori minimi di 3.5 pg (auto cat.) e di 23.6 pg (diesel) ed i valori medi di 43 pg (auto cat.) e di 48 pg (diesel), la quantità totale di diossina sarà compresa tra un minimo di 14.804.300 pg ed un valore medio di 56.360.236 pg. Nel caso dell’inceneritore di Bellolampo, ipotizzando un valore minimo ottimale di emissione di 8 pg/m3 ed uno medio di 50 pg/m3 (50% del limite di legge) di diossina, le quantità complessive di questa sostanza ammonterebbero, rispettivamente, a 80.092.800 pg e 500.580.000 pg. Ciò significa che l’inceneritore di Bellolampo produrrebbe, giornalmente, una quantità di diossine nettamente superiore (da 5.4 a 8.9 volte) a quella emessa, nello stesso periodo, dall’intera flotta autoveicolare della provincia di Palermo.
In conclusione, che cos’è l’incenerimento dei rifiuti urbani? E’ una tecnologia capace di spostare l’inquinamento da una matrice solida ad una gassosa, ottenendo scorie tossiche e nocive, ma impossibilitata per sua concezione del tutto anacronistica a ridurre i rifiuti
L’ALTERNATIVA AGLI INCENERITORI ED ALLE MEGA DISCARICHEESISTE :Sistema integrato riduzione+pap+tmb
E’ un ciclo integrato tra Riduzione alla fonte Riuso Riciclo Raccolta differenziata porta a porta Compostaggio Trattamento Meccanico Biologico a “freddo”
Come produrre meno rifiuti ? Prodotti alla SPINA Con il LATTE ALLA SPINA, riutilizzando bottiglie di vetro… -4.5 kg di plastica pro capite l’anno -6.9 kg di cartone/tetrapak pro capite l’anno
RACCOLTADIFFERENZIATA PORTA A PORTA Questo metodo di separazione e di raccolta domiciliare permette di arrivare a 65% - 85% di differenziata, percentuali non raggiungibili con i sistemi a cassonetti stradali. S. Francisco 800.000 ab. 67% Novara 100.000 70% R.Emilia (q.7) 14.000 70% Cons. Priula 200.000 70%