1 / 28

Analisi e gestione del rischio

Analisi e gestione del rischio. Lezione 18 Regolamentazione – Basilea I e II. Perché la regolamentazione. Le imprese industriali determinano il capitale come “cuscinetto” da utilizzare per garantire i creditori da eventuali perdite (il capitale è un’opzione)

noura
Télécharger la présentation

Analisi e gestione del rischio

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Analisi e gestione del rischio Lezione 18 Regolamentazione – Basilea I e II

  2. Perché la regolamentazione • Le imprese industriali determinano il capitale come “cuscinetto” da utilizzare per garantire i creditori da eventuali perdite (il capitale è un’opzione) • Nel campo del mercato del credito, e dell’intermediazione finanziaria in generale, la quantità di capitale è regolata da provvedimenti legislativi. • Perché questo trattamento particolare? • Le passività delle banche sono costituite in larga parte da depositi, che rappresentano parte dell’offerta di moneta. Il fallimento di una banca eserciterebbe quindi pericolosi effetti a catena sul sistema dei pagamenti • I titolari dei depositi sono “contraenti deboli” che non sono in grado di monitorare la buona e sana gestione della banca • La competizione internazionale potrebbe indurre intermediari bancari locali e minori a ridurre i requisiti di sicurezza.

  3. Le fonti • La regolamentazione sul capitale è stata introdotta per la prima volta nel 1988, sulla base delle proposte del Comitato di Basilea, un organo consultivo internazionale istituito presso la Banca dei Regolamenti internazionali (BIRS). L’accordo è noto come “Basilea 1” ed è attualmente in vigore • Mentre l’approccio originario è stato disegnato per il controllo del rischio di credito, nel 1996 è stato emendato per tenere conto dei rischi di mercato. • Nel giugno del 2005 è stato definito un nuovo accordo “Basilea 2” che entrerà in vigore dopo essere recepito dalle fonti legislative nazionali e attuato dalle rispettive autorità di vigilanza.

  4. Basilea 1 • L’accordo di Basilea 1 prevedeva la predisposizione di una riserva di capitale pari all’8% dell’attivo ponderato per il rischio (Risk Weighted Assets, RWA) • Il capitale regolamentare (patrimonio di vigilanza) era distinto in • Tier 1: riserve generali ed emissioni di nuove azioni (almeno la metà), cioè il 4% • Tier 2: debito subordinato (regolamentato da Banca d’Italia • L’estensione del 1996 al rischio di mercato ha portato all’introduzione di una fonte di capitale detta Tier 3.

  5. Risk-Weighted-Assets • Nell’accordo di Basilea 1 erano previste diverse ponderazioni per vaste fasce di emittenti • 100% per emittenti corporate e qualunque esposizione non garantita • 50% mutui ipotecari sulla casa di abitazione • 20% per emittenti bancari dei paesi OCSE • 0% per titoli di Stato di emittenti OCSE

  6. I problemi di Basilea 1 • La regolamentazione ha introdotto il capitale come un fattore di costo dell’attività di intermediazione • L’eccessivo accorpamento delle categorie di debitori ha portato a comportamenti patologici. A fronte dello stesso costo, diversi debitori garantiscono rendimenti diversi. • Arbitraggio regolamentare: la tendenza a ridurre il prestito bancario destinato a debitori “corporate” con buon merito di credito sul mercato e quindi scarsa redditività a favore di debitori più rischiosi e con più elevata redditività • Paradosso: la regolamentazione sul capitale spinge le banche a prendere più rischio e a distorcere l’offerta di credito verso debitori più rischiosi.

  7. Basilea 2 • L’accordo di Basilea 2 è intervenuto con il fine di • Attenuare i problemi sollevati da Basilea 1 • Allargare copertura dei requisiti di capitale ad altre forme di rischio (“rischio operativo”) • Rafforzare l’attività delle banche centrali in tema di vigilanza • Introdurre un altro attore nell’attività di monitoraggio sulle attività della banca: il mercato.

  8. Basilea 2: la struttura • L’accordo di Basilea 2 è articolato in tre pilastri. • Pilastro 1: revisione dei fattori di ponderazione delle attività e della definizione del capitale, e inclusione di parametri per il rischio operativo • Pilastro 2: definizione di linee guida dell’attività di supervisione bancaria • Pilastro 3: definizione di standard di comunicazione al mercato di indicatori sulla rischiosità dell’attivo di un intermediario finanziario

  9. Rischio di credito • Tre tipi di approcci • Approccio standard: usa rating esterni per valutare il capitale assorbito in base a una griglia prestabilita • Approccio di base: usa rating interni per la definizione della PD. • Approccio avanzato: usa rating interni per la definizione sia della PD che delle altre variabili relative al prestito

  10. Approccio standard • L’approccio standard prevede nuove forme di ponderazione • Corporate: i) 20%  AA; ii) 50% A; iii) 100% BBB, BB ;iv) 150% B e inferiore; v) 100% senza rating • Stati: i) 0%  AA; ii) 20% A; iii) 50% BBB; iv) 100% BB e B; v) 150% inferiore a B; vi) 100% senza rating • Banche: i) 20%  AA; ii) 50% A e BBB; iii) 100% BB e B; v) 150% inferiore a B; vi) 100% senza rating • Banche paese di origine: i) 20%  AA; ii) 50% A; iii) 100% BBB, BB e B; v) 150% inferiore a B; vi) 100% senza rating • Retail e privati: 75% • Mutui: 35% residenziali e 100% per i commerciali, con possibilità di scendere fino al 50% a scelta delle autorità nazionali • Prestiti scaduti sono ponderati al 150% in tutti i casi meno che per i mutui residenziali per i quali abbiamo il 100%

  11. Garanzie • Le tabelle precedenti sono riferite a posizioni non garantite (“unsecured”) • In presenza di garanzie, è prevista la riduzione del requisito di capitale. • Le forme di garanzie sono: i) personali (per quanto attiene l’accordo di Basilea, si tratta di persona giuridica) o ii) reali (finanziarie, si tratta di “collateral” depositato a garanzia)

  12. Garanzie personali • Possono essere rilasciate da stati, enti pubblici, istituzioni finanziarie e imprese private dotate di rating pari almeno a A – • Il principio che si applica è “garante per garantito”, cioè la ponderazione del garante va a sostituire quella del garantito • L’entità della garanzia deve comunque tenere conto di • Maturity mismatch (la garanzia copre un periodo inferiore a quello del prestito garantito) • Currency mismatch (la garanzia è prestata in una valuta diversa da quella del prestito garantito)

  13. Garanzie reali • Per le garanzie reali sono previsti due tipi di approccio: i) l’approccio semplice e ii) quello integrale • L’approccio semplice prevede che il fattore di ponderazione del debitore sia sostituito con quello della garanzia, con un pavimento del 20%) • L’approccio integrale prevede invece che non venga applicato alcun requisito patrimoniale sulla parte coperta da garanzia. L’importo coperto da garanzia è tuttavia aggiustato per tenere conto della rischio di variazione del prezzo della garanzia con un “taglio” (haircut). • Gli haircut dipendono sia dal tipo di garanzia, sia dalla frequenza con la quale la banca rivaluta le garanzie ed il debitore le integra.

  14. Rating interni • Nell’approccio dei rating interni la banca deve mettere a punto un sistema di valutazione del merito di credito dei debitori. • Fattori che determinano il rischio di default sono • La probabilità di default (PD) • La perdita in caso di default (LGD) • L’esposizione al default (EAD)

  15. PD • Tutte le banche che scelgono il sistema di rating interno dovranno stimare la PD sull’orizzonte di un anno e come valore medio di lungo periodo. • Per quanto riguarda la PD Basilea 2 non entra nel merito di come debba essere costruito un sistema di rating di una banca, ma ne richiede una completa documentazione, la verifica e la revisione periodica. Il sistema di rating dovrà ovviamente essere associato a una sequenza di valori di PD crescenti. • Il riferimento della PD è sia di tipo soggettivo (come nel caso dei prestiti passati in sofferenza), sia di tipo oggettivo (mancato pagamento degli interessi per 90 gg, anche se per l’Italia questo termine è stato esteso, in via provvisoria, a 180 gg).

  16. LGD • Le banche scelgono l’approccio base dovranno far riferimento a un insieme di valori prefissati, partendo da 45% per i prestiti non garantiti, salendo al 75% per quelli subordinati, o riducendosi in presenza di garanzie secondo il meccanismo dell’approccio integrale. • Tra le garanzie reali sono ammesse anche categorie non riconosciute nell’approccio standard, come proprietà immobiliari, documenti rappresentativi di crediti commerciali e attivi fisici come macchinari e impianti (“garanzie reali dei rating interni”). • Le banche che scelgono l’approccio avanzato potranno stimare l’LGD sulla base di dati storici interni, e con la preoccupazione di rilevare la tendenza di lungo periodo.

  17. EAD • L’esposizione al default corrisponde ovviamente al valore del credito nel caso di un prestito cartolare, ma la relazione è più complicata nel caso di crediti per cassa e di firma, perché dobbiamo distinguere il credito utilizzato e quello disponibile • I crediti di firma sono ponderati al 100% se diretti sostituti dei crediti per cassa, 50% per quelli originati da transazioni commerciali e 20% per lettere commerciali a breve termine. • Il margine disponibile deve poi essere incluso con una ponderazione del 75%. • Le banche che saranno ammesse all’approccio avanzato potranno stimare internamente i “fattori di conversione” ai margini disponibili e ai crediti di firma.

  18. Maturity • L’impatto di variazioni del merito di credito (es. downgrading) sarà ovviamente tanto maggiore quanto più elevata la maturità dell’esposizione. • Nel caso dell’approccio base la vita residua di tutti i prestiti sarà considerata fissa, e pari a 2,5 anni. • Per le banche che avranno scelto il metodo avanzato verrà invece utilizzata la media ponderata dei tempi mancanti ai diversi pagamenti, ognuno ponderato per il relativo importo. La vita residua così calcolata dovrà però essere compresa tra 1 e 5 anni.

  19. Determinazione del capitale: principi • La determinazione del capitale è legata ai valori stimati della • Perdita attesa • Perdita inattesa (al 99,9% di probabilità) • Le stime sono fatte sulla base di formule prodotte dal documento di Basilea e differenziate per diversi tipi di esposizione. • Le stime della perdita inattesa vengono poi aggiustate per la maturità (ancora con una funzione definita da Basilea) e per un coefficiente conservativo.

  20. Correlazione • La funzione usata da Basilea per determinare la perdita inattesa è costruita sulla base di ipotesi di correlazioni tra i crediti • Le correlazioni sono assunte pari al 24% per i titoli corporate di qualità superiore e viene diminuita fino al 12% per le imprese di qualità inferiore • I due valori estremi vengono entrambi ridotti per le piccole e medie imprese. • La correlazione scende ancora per il mercato al dettaglio delle piccolissime imprese e dei privati, fino a valori del 4% per carta di credito (resta comunque al 15% per i mutui ipotecari sulla casa)

  21. Il calcolo per il capitale • Fase 1: determinazione della perdita al livello di confidenza del 99,9%. L’input è dato da EAD, LGD e PD • Fase 2: determinazione della perdita attesa come EADxPDxLGD • Fase 3: determinazione della perdita inattesa • Fase 4: determinazione del parametro di maturity adjustment (input PD e maturità media) • Fase 5: moltiplichiamo la perdita inattesa per il parametro di maturity adjustment • Fase 6: aggiungiamo un caricamento del 6% alla perdita inattesa.

  22. Requisiti di capitale • Una volta calcolata la perdita attesa e quella inattesa il capitale viene determinato nel seguente modo. • La perdita attesa deve essere coperta attraverso accantonamenti a riserva • La perdita inattesa deve essere coperta con capitale versato dagli azionisti della banca. Una limitata porzione (7,65%) può essere coperta da accantonamenti a riserva in eccesso rispetto a quelli utilizzati per la copertura della perdita attesa

  23. Rischio operativo • Basilea 2 richiede la copertura di un nuovo tipo di rischio, il rischio operativo. • Il rischio operativo riguarda le forme di rischio cui la banca è esposta al pari di ogni altra impresa. Esempi sono casi di frode, furti, eventi naturali e disastri, oltre che tutti quelli connessi al breakdown dei processi operativi. Un esempio è il caso di black-out della rete italiana e l’interruzione della “business continuity” da parte delle grandi banche.

  24. Rischio operativo: tre scelte • Il comitato di Basilea riserva scelte su tre livelli di complessità diversi alle banche per la copertura del rischio di credito • Basic Indicator Approach: accantonare il 15% del margine di intermediazione • Standardised Approach: Determinare diverse percentuali di accantonamento (18%, 15% e 12%) per diverse linee di business (otto). • Advanced Management Approach: in questo caso, diversamente dal caso del rischio di credito, non viene definita una strategia di determinazione del capitale da accantonare.

  25. Modelli avanzati • Tre categorie di modelli avanzati sono disponibili. • Internal Management Approach: Exposure Indicator x Probability Loss Event x Loss Given Event calcolati per ogni linea di business / tipo di rischio • Loss Distribution Approach: per ogni linea di business/tipo di rischio viene determinata la funzione di perdita, sulla base di dati storici, e ne viene calcolato il percentile (99,9%) • Scorecard Approach: l’analisi è basata sulla trasformazione di giudizi qualitativi in perdite quantitative sulla base di valutazioni di esperti

  26. Il secondo pilastro • Valutazione della conformità dei sistemi di risk-management della banca ai requisiti del primo pilastro • La valutazione di rischi rientranti nel primo pilastro, ma non perfettamente rilevati dal nuovo schema di requisiti minimi (es. concentrazione del portafoglio) • Valutazione dei rischi non considerati nel primo pilastro (es. rischio di liquidità, rischio di mis-matchment dei tassi) • Valutazione di fattori esterni alla banca, e la realizzazione di prove di stress del sistema di controllo del rischio

  27. Secondo pilastro • Vengono anche stabiliti i principi di azione della vigilanza. • Verificare che ogni banca disponga di un procedimento adeguato per determinare i requisiti patrimoniali e una strategia per mantenerli • Riesaminare e valutare tale procedimento, adottando appropriate misure prudenziali se non soddisfacente • Imporre alla banca requisiti minimi ulteriori ove necessario • Svolgere il proprio intervento in maniera tempestiva prima che il patrimonio sia eccessivamente deteriorato

  28. Il terzo pilastro • Obbligo delle banche a diffondere al mercato informazioni fondamentali di carattere quantitativo (patrimonio, e aggregati principali su cui è basato il calcolo), e qualitativo (metodologie di valutazione del rischio) • L’obbligo di trasparenza riguarda solo le cosiddette informazioni rilevanti (tali cioè che la loro omissione o mancata indicazione potrebbe modificare o influenzare il giudizio e le decisioni di chi su di esse fa affidamento) • Escluse dall’obbligo informazioni esclusive e confidenziali, ma solo su motivazioni di carattere eccezionale.

More Related